Il software si acquista davvero?

Il software si acquista davvero?

di Daniele Masini - Chi compra un lampadario, a casa può farne quel che vuole, chi compra un software closed non può farci praticamente nulla. Dall'EULA di Windows Vista alle licenze che liberano l'utente
di Daniele Masini - Chi compra un lampadario, a casa può farne quel che vuole, chi compra un software closed non può farci praticamente nulla. Dall'EULA di Windows Vista alle licenze che liberano l'utente

Per rispondere al quesito del titolo è necessario capire bene di cosa stiamo parlando.
I computer per funzionare hanno bisogno dei circuiti elettronici come CPU, scheda madre, memoria… e dei dispositivi come tastiera, mouse, display… ma tutto ciò non è sufficiente a far sì che un computer elabori informazioni producendo dei risultati. Quello appena elencato costituisce l’hardware (la parte dura) del computer, quello che si può toccare.
L’anima del computer, ciò che gli dà vita, che lo fa funzionare e compiere le varie operazioni è il software (la parte “soffice”) ovvero l’elenco di istruzioni opportunamente codificate in maniera che siano comprensibili alla CPU. Il software è qualcosa di immateriale che riveste dunque un ruolo fondamentale nell’informatica: i sistemi operativi, i driver, le varie applicazioni, sono tutti dei software che istruiscono la macchina su come deve comportarsi in corrispondenza di determinate situazioni.

Diritti d’autore
Essendo un’opera dell’ingegno umano esso è vincolato alle leggi sul diritto di autore (in Italia, legge 22.04.1941 n. 633 e succ. modificaz.), analogamente a quanto avviene per i libri, o altro, che stabiliscono essenzialmente quali sono i diritti dell’autore, suddividendoli in diritti morali, inalienabili, di paternità dell’opera e in diritti di sfruttamento economico, cedibili a terzi.

Il software viene praticamente fornito assieme ad una “licenza”, o EULA (End User License Agreement), che ne regola l’utilizzo da parte dell’utente. La licenza non è altro che una specie di contratto contenente alcuni dettagli che praticamente nessuno legge quando installa un software e che indica le norme che l’utente deve rispettare nell’uso del software stesso, norme non coperte dalla legge sul diritto d’autore o che eventualmente cedono all’utente parte dei diritti previsti dalla legge per l’autore.

In sostanza dunque, un software, acquisito gratuitamente o a pagamento, è utilizzabile dall’utente soltanto secondo quanto riportato dalle indicazioni contenute nella relativa licenza, che è quindi molto importante leggere.
Le aziende il cui scopo principale è la produzione di software a scopo di lucro, tendono a mantenere tutti i diritti sul proprio software e a concedere all’utente soltanto la possibilità di lanciare in esecuzione il software stesso, senza neanche prendersi alcuna responsabilità sugli effetti che l’esecuzione del software potrebbe avere sul sistema (perdita di dati, instabilità del sistema operativo,…)!

Proprietari del software?
Sembrerà strano, ma contrariamente a quanto avviene con i beni materiali, generalmente l’utente non è il proprietario del software anche se l’ha acquistato, ma gli è semplicemente permesso di utilizzarlo così com’è, senza poter né vedere com’è fatto né apportarvi modifiche di qualunque tipo. Incredibile ma vero. Se in una vetrina vedo un lampadario che mi piace, posso entrare nel negozio per acquistarlo ed una volta effettuato l’acquisto ne divento il legittimo proprietario, quindi posso veramente farne quello che voglio: smontarlo per vedere com’è fatto, modificarne – se ne sono capace – il funzionamento in maniera, magari, da avere una luce intermittente o semplicemente variare la forma del portalampada o altro. Ma se acquisto un software non ne divento il proprietario e di conseguenza non posso fare molto altro che utilizzarlo come prevede il proprietario, cioè l’azienda che ne detiene i diritti.

Licenze a confronto
Ma per toccare con mano quello di cui sto parlando, cercherò di riassumere i punti salienti di una licenza di uno dei software più diffusi e prodotti a scopo di lucro, il sistema operativo Windows di Microsoft, in una delle sue innumerevoli più recenti incarnazioni, Vista Home Basic, reperibile qui .

Punto 2/a – L’utente può installare una sola copia di Windows Vista su un unico dispositivo e che abbia al massimo 2 CPU.
– Questo limita l’utilizzo che se ne può fare, infatti non si può effettuare più di un’installazione neanche sulla stessa macchina, ad esempio su due partizioni differenti del disco, in maniera da avere una partizione di lavoro ed una di test sulla quale effettuare prove di installazione di altri software applicativi prima di installarli nella partizione di lavoro.

Punto 2/b – Un solo utente per volta può utilizzarlo.
– Ma con entrambe le mani?;-) Windows è stato espressamente realizzato per essere un sistema multiutente (come molti altri sistemi operativi utilizzati ad oggi) e questa clausola praticamente vanifica anni di studio e sviluppo di tale sistema. Ma se così vuole Microsoft…

Punto 5/ab – Di tanto in tanto Windows Vista richiederà una convalida di se stesso che necessita di allacciamento ad Internet e durante tale fase invierà a Microsoft informazioni relative al sistema.
– Chissà che fine fanno i miei file…

Punto 6 – Windows Defender, se attivato, ricercherà sul sistema “software potenzialmente indesiderato” e quindi richiederà all’utente istruzioni sul da farsi a meno che il software trovato non sia “classificato a pericolosità elevata o grave”, poiché in tal caso il software verrà automaticamente rimosso dal sistema (a meno che l’utente non modifichi il comportamento predefinito). È anche espressamente indicato che l’utilizzo di Windows Defender potrebbe disattivare o rimuovere dal sistema software diverso da quello potenzialmente indesiderato.
– “Software indesiderato” secondo quali canoni? “Software a pericolosità elevata o grave”. E che significa? “Modificare il comportamento predefinito”. Ma come? Se potrebbe disattivare o rimuovere altro rispetto al software pericoloso a cosa serve Windows Defender?

Punto 8 – Windows Vista è concesso in licenza e l’utente può soltanto utilizzarlo in determinati modi e attenendosi alle limitazioni tecniche presenti, mentre Microsoft si riserva tutti gli altri diritti.
– Ma il giovedì dalle 14:00 alle 15:30 lo potrò utilizzare impugnando il mouse al contrario?;-)

Punto 10 – Windows Vista non può essere copiato a terzi, ma ne è consentita una sola copia di backup per una sua eventuale reinstallazione.
– Speriamo che il DVD di backup non si rovini…

Punto 13 – Nel caso di aggiornamento, la licenza sarà sostituita da quella dell’aggiornamento stesso e l’utente non potrà più utilizzare la versione precedente Windows Vista
– E a me che piaceva tanto la versione precedente…

Le condizioni aggiuntive, nel caso specifico di Windows Vista Home Basic, indicano inoltre che
Punto 1 – Si possono collegare fino ad un massimo di 5 dispositivi per l’accesso a Windows Vista e la condivisione dei servizi
– Altrimenti salta il contatore?;-)

Punto 2 – È permessa la condivisione di una sessione da remoto
– Forse perché due sessioni contemporanee saranno troppe?:-)

Punto 4 – Windows Vista non può essere installato su un sistema hardware virtuale o emulato (punto 4)
– Addio test con VMware!:-(

Quella riportata è solo un esempio di licenza con la quale viene rilasciata la maggior parte del software commerciale.
Fortunatamente esistono anche altre licenze con le quali rilasciare un software, che vanno sicuramente più incontro all’utente. In particolare una tra le meno restrittive è la GNU GPL (General Public License) , creata da R. Stallman, l’ideatore del software libero . Secondo tale licenza l’utente ha la possibilità di modificare il software, di copiarlo e ridistribuirlo con o senza modifiche (sia gratuitamente che a pagamento). L’unico vincolo è essenzialmente quello di rendere disponibile anche il relativo codice sorgente, ovvero di far vedere, a chi lo desidera, quali sono le istruzioni contenute all’interno del software (che oltre ad essere eticamente più corretto, porta ad avere un sistema tendenzialmente più stabile e sicuro ). Tutti gli altri diritti sono lasciati all’utente, che può installare il software su quanti computer vuole, collegandoli tra loro come meglio crede.

In particolare, la versione più recente di questa licenza, la GNU GPLv3, prevede delle apposite clausole che servono ad impedire che il software libero, rilasciato con questa licenza, venga usato per realizzare sistemi che possano limitare la libertà dell’utente . Inoltre, tanto per citarne un’altra, esiste anche la licenza GNU Affero GPL (GNU AGPL) , una versione derivata dalla GNU GPL che contiene una sezione aggiuntiva che si riferisce all’utilizzo del software su una rete di calcolatori, per garantire i diritti degli utenti di servizi Internet, come i servizi di webmail e cose simili.
Forse non tuti sanno che ci sono sistemi operativi multithread e multiutente (come ad esempio GNU/Linux e FreeBSD) e migliaia di altri software (come Firefox, OpenOffice, Gimp,…), realizzati per vari sistemi operativi, rilasciati con licenza GNU GPL o analoga. Insomma di software libero ce n’è veramente tanto.

Soldi per niente?
A meno di non utilizzare software libero, che molto spesso è anche gratuito (sebbene una cosa non implichi necessariamente l’altra), quando si acquista un software si danno soldi ad un’azienda, nella stragrande maggioranza dei casi americana , che in realtà non ci dà niente di materiale in cambio, eccetto la scatola di imballaggio e il supporto (DVD) sul quale è memorizzato il software, ma ci consente di utilizzare un suo prodotto che possiamo solo vedere in esecuzione sullo schermo del nostro PC. Ed i soldi così spesi vanno ad arricchire altri Paesi impoverendo il nostro.

Inoltre, utilizzando software closed source, quello cioè di cui non si possono vedere le istruzioni, ci portiamo in casa un software che non possiamo verificare e che fa lavorare la nostra macchina in maniera tale che noi non possiamo controllare, esponendoci quindi a possibili backdoor o exploit (meccanismi di infiltrazione sul sistema dall’esterno) o bug o, peggio ancora, virus, in grado di compromettere il funzionamento del nostro PC.
Quindi, prima di acquistare un software è opportuno informarsi sull’esistenza di un’eventuale alternativa gratuita, che spesso esiste e si tratta anche di ottimo software, sfatando il luogo comune che collega il termine “gratuito” ad un prodotto scadente.

Daniele Masini
http://vandali.org/DanieleMasini

Il presente articolo sarà pubblicato anche su carta da PiratPartiet – Diritti digitali , n. 11 Ott. 2008

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il 29 set 2008
Link copiato negli appunti