Torino, un netbook a ogni studente

Torino, un netbook a ogni studente

Avviata una sperimentazione che affida ad ogni alunno di due scuole primarie il suo laptop personale. Per vedere l'effetto che fa. Punto Informatico ne parla con i promotori
Avviata una sperimentazione che affida ad ogni alunno di due scuole primarie il suo laptop personale. Per vedere l'effetto che fa. Punto Informatico ne parla con i promotori

Un anno scolastico all’insegna dell’informatica. Due scuole piemontesi, la Don Milani di Torino e la Alfredo D’Andrade di Pavone Canavese, sperimenteranno nei prossimi mesi la presenza in aula di un computer per ogni studente : un vero e proprio affiancamento di libri e quaderni con un laptop personale. Con l’obiettivo di capire cosa possa fare davvero l’informatica per l’istruzione, e come possa farlo: le somme si tireranno alla fine dell’anno, assieme alle pagelle.

La consegna dei netbook agli studenti Il progetto si chiama un computer per ogni studente , è promosso dalla Regione Piemonte e vanta tre sponsor di prima grandezza: Intel , che con il suo progetto Classmate investe da tempo in questo settore, Microsoft , che fa altrettanto da anni, e Olidata . L’azienda italiana ha messo a disposizione i computer per 55 alunni di tre classi (due terze e una quinta elementare), che per tutto l’anno nel proprio zainetto, oltre ai testi scolastici, avranno anche un notebook.

“Abbiamo privilegiato l’idea di un kit, e non di un semplice computer – racconta a Punto Informatico il professor Dario Zucchini , tra i docenti impegnati nel progetto – Sulle macchine, affidate in comodato gratuito ai ragazzi, abbiamo installato un pacchetto di software freeware e open source. Abbiamo anche aggiunto delle schede didattiche per i docenti, in modo tale che riescano ad sfruttarlo al meglio in tempi rapidi”.

Il modello prescelto è il netbook della scuderia Olidata: JumPC . La moda dei netbook impera, ma la decisione di optare per un portatile di dimensioni ridotte non è casuale: gli organizzatori spiegano a Punto Informatico che si è voluto privilegiare un prodotto pensato a misura di bambino, anche nel peso, con a bordo il software adatto a contribuire all’attività scolastica invece che ostacolarla.

Una delle differenze rispetto alle sperimentazioni passate, svolte all’ ITIS Ettore Majorana dove lo stesso Zucchini insegna, è comunque il principio del computer personale : “Siamo partiti dall’idea di creare una configurazione affidabile sotto ogni aspetto: se a scuola il professore decide che è ora di disegnare, basta un click per cominciare a farlo. A casa – prosegue Zucchini – i ragazzi possono navigare facilmente e con sicurezza: abbiamo aggiunto anche una white list con 800 siti giudicati sicuri, che si aggiungono a 70 attività online selezionate e inserite tra i Preferiti del browser”.

Basandosi sull’interfaccia Magic Desktop installata di default su JumPC, il professor Zucchini si augura di ridurre al minimo i tempi di manutenzione : “Una cosa che ho imparato dall’assistenza ai laboratori scolastici è che spesso i laboratori stessi sono sottoutilizzati: il problema è fornire macchine efficienti e sicure. Abbiamo delle soluzioni tecniche, che però non sempre vengono implementate: molte scuole allevano virus o si perdono dietro soluzioni server-client molto complesse”.

In questo caso, invece, si è lavorato affinché il computer “fosse davvero utile”: secondo Zucchini si tratta di “un lavoro importante, che generalmente non viene fatto”. La mente corre immediatamente al recente progetto di introduzione delle lavagne interattive , e al riguardo l’opinione del professore è netta: “Su quelle installazioni non hanno consultato nessuna scuola, non sanno quale sia la configurazione migliore: c’è il rischio che rimangano spente da qualche parte”.

“Quando le cose si fanno calare dall’alto – prosegue – con partner aziendali che non si confrontano con le scuole e che si fanno avanti con lo spirito del colonizzatore, molto spesso le forniture finiscono inutilizzate”. Con questo progetto si è voluto invece puntare alla praticità: “Abbiamo fatto di tutto perché i computer fossero semplici da gestire e da usare: abbiamo lavorato per dare quello che serve in quel tipo di scuola (le primarie, ndr) perché ogni scuola ha delle esigenze: cogliere quali sono, lavorare con chi è già impegnato in quell’istituto, è l’unico modo per trovare la soluzione ideale”.

Gli chiediamo dunque quali passi siano stati fatti per preparare gli insegnanti all’arrivo dei netbook: “Il lavoro di preparazione è stato fatto con loro: in ogni caso, si tratta di una sperimentazione, non credo che il computer possa rivoluzionare le ore di lezione da subito. Puntiamo piuttosto a scoprire cosa succederà, analizzeremo il comportamento degli alunni e degli insegnanti anche grazie a personale esterno che ci garantirà un’analisi obiettiva e scientifica di quanto accadrà”. “Non crediamo che il computer in aula cambierà tutto – ribadisce Zucchini – però è una novità importante che sia sempre disponibile per i ragazzi: di informatica a scuola se ne fa poca perché gli insegnanti portano poco i ragazzi in laboratorio”. In questo modo sarà il laboratorio ad andare da loro, ma senza intralciare la normale attività scolastica : “È uno strumento con cui fare ricerca e tentare qualche tipo di apprendimento interattivo – continua – sempre limitati dalla durata della batteria che è di circa 3 ore. Che sono comunque di più delle classiche 1 o 2 ore settimanali di informatica che si fanno di solito”.

I ragazzi dell'ITIS impegnati nella configurazione L’obiettivo è anche scoprire cosa è possibile fare con il computer in classe: “Il computer non può sostituire gli insegnanti delle elementari: non si può fare – precisa Zucchini a Punto Informatico – non attecchirà mai. Chi lo propone si deve essere dimenticato come funzionava quando andava a scuola”. Per Zucchini, l’ e-learning non è adatto alle scuole primarie: “Il modello che proponiamo è un computer che consenta di divertirsi, di prendere appunti. Di certo non un computer che eroghi corsi e proceda alla valutazione automatica dei rendimenti”.

Nella pratica i ragazzi avranno a disposizione una ventina di software oltre al browser di navigazione: si va da Tux Paint a Google Earth , passando per programmi di scrittura come Scribus o per fare di conto come Macchine Operatrici. C’è Freemind per creare mappe concettuali, Kompozer per costruire le pagine web, Audacity per registrare ed editare tracce audio e così via. La preparazione delle macchine è stata affidata agli studenti dell’ITIS Majorana , che garantiranno anche l’assistenza tecnica laddove si renda necessaria.

“Il nostro impegno maggiore – precisa Zucchini – è stata la creazione della white list per navigare e dell’elenco dei siti sicuri da inserire tra i Preferiti del browser (SeaMonkey, ndr)”. Il professore ci tiene a chiarire questo punto: “Secondo noi basta questo ad abbassare di molto il rischio per i ragazzi su Internet: si fanno spesso convegni per parlare di cyberbullismo, ma non si parla mai delle soluzioni. Questa, secondo noi, è la soluzione”. Fermo restando che i genitori hanno una password per consentire agli alunni di poter anche spaziare oltre la lista dei siti consentiti.

L’unica cosa che manca sui netbook sono i libri di testo : “Convincere gli editori non è facile – spiega Zucchini – per legge esiste l’obbligo di mettere a disposizione i testi in formato elettronico, ma manca la definizione di un formato ufficiale: una vera e propria giungla di estensioni”. In ogni caso, spiega il professore, limitarsi a leggere su uno schermo potrebbe banalizzare l’utilizzo del computer in classe: “Se devo spiegare la fisica con un computer perché limitarsi a leggere le leggi? Con un giochino che mostra le cose, magari in maniera interattiva, il computer si trasforma in uno strumento per apprendere emozionandosi”.

Non ci sono risposte definitive, chiarisce il professore, il discorso è ancora aperto: “Noi puntiamo ad espandere questa sperimentazione, a diffondere questa esperienza per spingere al cambiamento: certe cose cambiano perché il mondo cambia”. Altrimenti c’è il rischio di allontanarsi troppo dalle esigenze degli alunni : “I ragazzi vivono in un mondo tecnologico – conclude il professore – ma il mondo formativo non comprende fino in fondo questa realtà e non ne parla: la migliore riforma possibile per la nostra scuola è probabilmente un buon insegnante al passo coi tempi”.

a cura di Luca Annunziata

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Pubblicato il 10 ott 2008
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