Il porno online è un business sempreverde, ma è anche un problema per gli ambienti lavorativi in cui si rischia la perdita di produttività dei dipendenti o, peggio, la possibilità di incorrere in veri e propri reati con conseguenze legali che nessun amministratore d’azienda vorrebbe dover affrontare. Tenere il porno fuori da Intranet si può , anche grazie al nuovo software sviluppato dalla società statunitense Paraben .
Il tool si incarica di analizzare le unità disco presenti in locale e in rete alla caccia di immagini pornografiche , sfruttando un certo numero di parametri per individuare e correlare i potenziali contenuti “sospetti” in tre diversi livelli di “pornograficità” prima di presentare un report su schermo.
La qualità più immediatamente apprezzabile del software di Paraben è ovviamente quella di automatizzare un processo, la ricerca di contenuti in grado di danneggiare l’ambiente di lavoro, la produttività o persino gli interessi legali dell’azienda, compito che quando si ha a che fare con hard disk da svariati Terabyte o configurazioni in Raid può divenire improbo senza uno strumento adeguatamente progettato .
Dal costo di 17mila dollari per ogni 500 computer, il prodotto di Paraben può rappresentare anche un aiuto quando si è alla ricerca di prove in casi di crimine informatico . Secondo Amber Schroeder, CEO della corporation , il software non è in grado da solo di fare distinzione tra pornografia e pedopornografia, ma risulta molto efficace nell’identificazione rapida di immagini sospette sia online che offline.
Una delle funzionalità del tool prevede infine la possibilità di avere attivo uno scanner in tempo reale che individui e risolva il porno-problema al volo , ad esempio prima che le immagini vengano copiate nella cache del browser su un client locale. Una delle attuali limitazioni del software è ad ogni modo l’impossibilità di scansionare anche quel numero crescente di dispositivi (smartphone, PDA,…) che può andare online ma non rientra generalmente nella classificazione più tradizionale di “computer”.
Alfonso Maruccia