Sarà il netstrike una delle formule scelte da chi si oppone all’azione del Governo in materia di istruzione pubblica. Lo ha annunciato con un comunicato il collettivo che si firma Informatica in movimento . Una nota che fa esplicito riferimento all’ Onda , la mobilitazione contro queste riforme, un nome già apparso di recente nelle cronache della rete in particolare per la firma sull’ attacco al sito del ministro Giulio Tremonti.
Il netstrike, una forma di corteo digitale che chiede a chi vi partecipa di recarsi ad una certa ora di un certo giorno su un certo sito allo scopo di segnalare il proprio orientamento politico, sarà in questo caso rivolto proprio a MIUR.it, il sito del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca scientifica.
Nella nota, i promotori della manifestazione digitale spiegano che “il giorno 13 novembre 2008 alle ore 14:00 in tutta Italia milioni di persone tenteranno di accedere al sito http://www.miur.it impedendone temporaneamente il corretto funzionamento. Con questo atto di protesta pacifica estendiamo alla rete Internet le manifestazioni contro l’operato del governo nei confronti dell’università e della ricerca che hanno visto scendere in piazza studenti, docenti, ricercatori e dottorandi uniti”.
Sul sito dedicato all’evento si legge uno slogan, Loro fermano il nostro futuro… noi fermiamo i loro siti , che ricorda da vicino la firma lasciata sul defacement ai danni del sito di Tremonti nei giorni scorsi (“Se ci bloccano il futuro, noi blocchiamo i loro siti”). E si spiega il funzionamento tecnico del netstrike .
Tre le possibilità di partecipazione: low, medium e high. Nel primo caso, all’utente protestatario si chiede di navigare sul sito del MIUR all’ora stabilita, o di ricaricare la home page o, ancora di utilizzare la pagina specifica approntata dai promotori per il netstrike. Una pagina che si ricarica in automatico: lo scopo è evidentemente quello di affollare di richieste i server del sito, al fine di rendere manifesta la presenza degli utenti che contestano le misure del Governo.
Nella versione medium si chiede agli utenti di scaricare plugin ed eseguire procedure peraltro accessibili anche ad utenti non necessariamente esperti, in quella high è invece richiesta una qualche competenza informatica ma in ogni caso tutto è tarato per rendere più agevole la partecipazione al corteo, e attivare un numero di richieste al sito del MIUR il più alto possibile e, dunque, più visibile.
Il nestrike, una forma di mobilitazione che qualche anno fa ha conosciuto un certo sviluppo in Italia, nacque nel 1995 con una idea di Tommaso Tozzi . Celebre fu il netstrike scagliato contro l’allora ministro Giuliano Urbani : anche in quel caso veniva contestata una controversa riforma legislativa e anche in quel caso il corteo si è recato su un sito di Governo, quello del ministero dei Beni culturali, all’epoca presieduto, appunto, da Urbani. Rimane invece controversa la natura giuridica dello strumento: recarsi su di un sito pubblico con l’intenzione esplicita di occuparne le risorse viene ritenuta da alcuni un’azione illegale, ma è una questione che, vista l’assenza di precedenti rilevanti, rimane fino a questo momento tutto meno che chiara.
Prima di chiudere, per dovere di cronaca, Punto Informatico riporta le motivazioni del netstrike così come sono dichiarate dai promotori dell’evento nel loro comunicato:
“Vogliamo che i media portino in risalto e facciano chiarezza sui veri motivi della protesta del mondo accademico: i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario alle università e il blocco del turnover, introdotti dalla legge 133/2008 per recuperare le entrate mancanti dall’abolizione dell’ICI e dalle manovre per il salvataggio di Alitalia; la possibilità quasi forzata alla conversione degli atenei in fondazioni private; l’incostituzionalità di misure volte ad avvantaggiare la creazione di università d’eccellenza private ed atenei pubblici a basso costo e di qualità inferiore. Un governo che propone tagli drastici e riforme strutturali a colpi di decreti legge, senza neanche ascoltare la voce dei diretti interessati, mostra palesemente il proprio disinteresse verso i veri problemi del mondo accademico.
Siamo tutti convinti che sia necessario un nuovo modo di vedere l’università, ma qualunque riforma non puo’ prescindere dalle ragioni dei suoi veri protagonisti: studenti, docenti, ricercatori, dottorandi, tecnici specializzati e tutte le figure professionali il cui futuro è messo a rischio da una politica ventennale di destrutturazione. Chiediamo di essere interpellati quando si tratta del nostro futuro; se questo non succede, faremo sentire la nostra voce, con intensità crescente. L’Onda non si fermerà”.