La dottrina Sarkozy procede a ritmi serrati nel Parlamento francese: se i cittadini sembrano confidare nella sempre più ferma opposizione della commissione Europea, i media pensano a attizzare i fervori dei cittadini a digiuno di tecnologia. Le Figaro non ha dubbi: la pirateria sta diventando uno degli intrattenimenti più apprezzati dalla popolazione francese.
“I francesi utilizzano tutti i supporti per il download illegale”: l’equazione è cristallina per Le Figaro , se buone percentuali di francesi utilizzano hard disk di ogni foggia per archiviare contenuti digitali significa che la pirateria è incontenibile. Il quotidiano d’oltralpe cita i risultati di un’indagine condotta da TNS Sofres : consultando un campione rappresentativo della popolazione francese con età maggiore dei 15 anni, l’istituto di ricerca rivela che “più di un terzo dei lettori audio video (34 per cento), come ad esempio l’iPod Touch, contengono i file pirata”. Le Figaro denuncia come i player siano lo “strumento privilegiato di pirateria”, ma non rinuncia a chiamare in causa gli utilizzatori degli altri dispositivi di archiviazione: “Un francese su cinque utilizza dischi rigidi esterni per lo stoccaggio dei contenuti illeciti, ma anche le semplici chiavette USB (8 per cento) o i telefoni cellulari multimediali (7 per cento), la cui diffusione è aumentata fra la popolazione”.
Poco importa quanti siano i file ottenuti dai francesi senza corrispondere alcunché al detentore dei diritti, una quota che secondo le autorità ha raggiunto il miliardo nel 2007, poco importa come lo scambio di contenuti protetti dal diritto d’autore impatti sul mercato. Le Figaro si limita ad ammettere che i risultati dell’indagine di TNS Sofres vadano presi con le pinze perché è possibile che gli intervistati tendano a nascondere il “il furto dei contenuti” e non esita però nel considerare uno studio realizzato in vista di una ridiscussione dell’entità della tassa sulla copia privata alla stregua di una dimostrazione del dilagare della pirateria . Il quotidiano, oltre a sottolineare come la pirateria non contagi i soli imberbi cittadini francesi e come “il recupero di contenuti pirata sia diventato uno sport nazionale”, non risparmia una provocazione: “Forse le autorità intendono disporre il sequestro dei lettori audio e video e dei telefonini che contengono contenuti pirata?”
Nei giorni scorsi il Senato ha dato il primo via libera alla loi Création et Internet senza troppo ammorbidire quanto previsto un anno fa dalla cosiddetta dottrina Sarkozy : il cittadino che non si lasci dissuadere dagli avvertimenti, che scali i tre gradini della risposta graduale e venga colto per la terza volta a violare il diritto d’autore rischia di perdere il diritto alla connettività. Ma non tutti i francesi , che archivino i contenuti pirata su hard disk esterni o che conservino il corpo del reato su penna USB, temono che la legge dei tre colpi possa abbattersi su di loro. A conforto della loro esuberanza, una conferma che giunge da parte della Commissione Europea: nelle scorse settimane la Commissione aveva sostenuto che un provvedimento come quello che sta maturando in Francia attenterebbe ai diritti fondamentali dell’individuo e per questo motivo aveva approvato l’ emendamento 138 che il Parlamento Europeo ha proposto al Pacchetto Telecom, per disarmare la Francia e l’industria dei contenuti dallo strumento della disconnessione.
La Commissione Europea ha nei giorni scorsi ribadito la propria posizione: l’emendamento costituisce, a parere delle autorità europee, “un’importante conferma dei principi di base dell’ordinamento giuridico comunitario, specialmente dei diritti fondamentali dei cittadini”. Stabilendo che non possano essere imposte “restrizioni ai diritti fondamentali e alle libertà degli utenti finali senza una decisione dell’autorità giudiziaria”, il Parlamento Europeo, a parere della Commissione, ha garantito agli stati membri “margini sufficienti per raggiungere un equilibrio corretto tra i diversi diritti fondamentali, in particolare il diritto al rispetto per la vita privata, il diritto alla tutela della proprietà, il diritto ad un ricorso effettivo e il diritto alla libertà di espressione e di informazione”.
Gaia Bottà