Fung (isoHunt): leggi e industria si adeguino alla rete

Fung (isoHunt): leggi e industria si adeguino alla rete

Condividere e remixare sono comportamenti insiti nella natura umana e non possono che valorizzare le opere. Il fondatore di isoHunt invita l'industria a smettere di cavalcare leggi scritte per il mondo analogico
Condividere e remixare sono comportamenti insiti nella natura umana e non possono che valorizzare le opere. Il fondatore di isoHunt invita l'industria a smettere di cavalcare leggi scritte per il mondo analogico

Perché l’industria dei contenuti insiste nello scagliarsi contro i suoi stessi utenti? Perché i detentori dei diritti se la prendono con i servizi che possono rendere le loro opere più accessibili? È una provocazione di Gary Fung, pioniere del file sharing e fondatore di isoHunt, celeberrimo motore di ricerca per file condivisi dagli utenti, bersagliato dai detentori dei diritti di mezzo mondo.

IsoHunt aveva subito dagli studios di MPAA il primo affondo, sotto forma di una denuncia che lo scorso anno l’aveva costretto alla chiusura temporanea . IsoHunt era tornato a calcare la scena del P2P, azzoppato e limitato ai soli utenti localizzati al di fuori dagli Stati Uniti. Ma l’industria canadese non aveva tollerato i favoritismi concessi a MPAA e aveva sferrato un secondo attacco, al quale isoHunt ha promesso di rispondere definitivamente per dimostrare la legittimità del servizio che offre.

Il problema fondamentale dell’industria dei contenuti, spiega Fung in un aggressivo commento pubblicato sulle pagine di TorrentFreak , è che ai suoi membri sembra sfuggire la natura del funzionamento dell’economia digitale. Condividere su Internet significa accidentalmente copiare , spiega Fung, e copiare opere in formati digitali ha un costo pari a zero, il che rende la violazione del copyright incredibilmente facile. Così facile e inaspettata che anche una madre che voglia condividere con il mondo i buffi progressi del pargolo che si dimena sulle note di Prince rischia di incorrere nelle azioni legali della sua casa discografica.

L’industria, avverte inoltre Fung, non sembra comprendere che la condivisione dei contenuti alimenta la creatività e il common di cultura attraverso ibridazioni e remix di materiale attinto dalle fonti più diverse. Si tratta di zibaldoni che non sviliscono il valore dell’opera scaturita dalla fantasia del detentore dei diritti, ma che, anzi, contribuiscono a perpetuarlo attribuendogli nuove sfaccettature. “Remixare e condividere sono cose positive per la cultura – sintetizza Fung le teorie di Lessig – denunciare i consumatori e coloro che usano la tecnologia che abilita la condivisione è distruttivo per tutti”.

Fung suggerisce all’industria che la rete è il più grande replicatore di informazione mai esistito, che il digitale ha saputo abbattere l’ economia della scarsità : è tempo che i produttori di contenuti smettano di giustificare il proprio comportamento con numeri e concetti anacronistici e imparino a muoversi e a mettere a frutto un contesto radicalmente diverso da quello in cui hanno iniziato a costruire il proprio business.

Ciò non significa, sottolinea il fondatore di isoHunt, che agli autori non vada riconosciuto il merito e il giusto compenso per il proprio lavoro: significa però che “il copyright debba essere riformato e per adeguarsi all’era di Internet”. “Quando la maggior parte della società non ha una convinzione etica di aver fatto del male violando la legge sul copyright – denuncia Fung – non è la società a sbagliare, ma la legge”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 13 nov 2008
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