I sonar della Marina Militare statunitense sono più utili al paese di quanto non siano le balene: questo è quanto ha stabilito la Corte Suprema della California in merito alla battaglia legale intentata qualche anno fa dalla Natural Resources Defense Council ( NRDC ) contro l’organo militare statunitense, accusato di violare le disposizioni delle leggi a tutela dell’ambiente e dei cetacei.
Nonostante la decisione, le proteste dell’organo di difesa ambientale non accennano a placarsi: stando a quanto dichiarato, le attività della US Navy violano sistematicamente le leggi sulla politica ambientale, quelle sulla protezione dei mammiferi marini, nonché quelle che tutelano le specie a rischio. Secondo NRDC , l’effetto dei sonar sui cetacei sarebbe letale, causando lo spiaggiamento, danni al cervello e all’apparato uditivo o in alcuni casi anche la malattia da decompressione , patologia che affligge chi risale in superficie troppo velocemente.
I sonar disorientano le balene, interferendo con il loro sistema di orientamento basato sul suono. Secondo NDRC, pare che i sonar utilizzati dalla Marina abbiano una potenza molto più elevata di quella necessaria per alterare i comportamenti dei cetacei: “Stando ai dati riportati dalla US Navy stessa, anche a 300 miglia dalla sorgente, le onde sonore a bassa frequenza emesse dai sonar possono avere un’intensità pari a 140Db, valore che è circa un centinaio di volte superiore a quello noto per alterare la capacità di orientamento dei grandi mammiferi marini” si legge in un documento dell’ente.
Di diverso avviso la Marina Militare , secondo la quale non vi sono prove effettive che i sonar siano realmente nocivi per le balene, ribadendo invece l’importanza di utilizzare tale tecnologia per difendere il paese dalle minacce dei sottomarini nemici. Dello stesso avviso anche la giuria che ha decretato la legittimità dell’operato dell’organo militare: “La bilancia tra le richieste degli ambientalisti e l’interesse pubblico… pesa dalla parte della Marina” si legge nella nota che motiva la decisione redatta dal giudice capo della Corte Suprema degli USA John Roberts. “Il bisogno della Marina Militare di condurre efficaci esercitazioni con il sonar per rispondere alla minaccia dei sottomarini nemici supera pienamente gli interessi avanzati dall’accusa”.
Una dura sconfitta per le associazioni legate alla tutela dell’ambiente e delle specie marine e per chi impiega la tecnologia per salvare gli animali in pericolo di estinzione. In un primo momento, l’ente aveva trovato l’accoglimento della sua richiesta con la decisione del giudice di una corte federale di fermare le esercitazioni con il sonar a largo delle coste della California, zona cruciale per la vita di molti esemplari di cetacei. Una decisione che aveva portato alla discesa in campo del presidente George W. Bush, che sventolando motivi di sicurezza nazionale aveva tentato di scavalcare con un atto unilaterale la decisione della corte federale. Da qui una bagarre giudiziaria in cui l’atto di Bush è stato prima bocciato da un tribunale federale ma poi ha trovato accoglimento dinanzi alla Corte Suprema, che ha giudicato legittimo l’intervento del Presidente.
Quest’ultima sentenza però non convince tutti, in primis i giudici Ruth Bader Ginsburg e David Souter: “Anche se non hanno ammesso in aula che il loro sonar sia dannoso per i cetacei, il loro stesso statuto che regola l’impatto ambientale dichiara che le esercitazioni con il sonar potrebbero far impazzire interi gruppi di cetacei” dichiarano . “E questo non può essere liquidato in modo così sbrigativo. Non c’è dubbio che le esercitazioni siano utili per interessi critici, ma è anche vero che tali interessi non autorizzano la US Navy a violare un preciso regolamento”.
Vincenzo Gentile