Un software scompone la musica

Un software scompone la musica

Improvvisazione e live act insieme grazie al software ideato da un artista, programma che permette di manipolare il suono creando variazioni simili a quelle di certa musica Jazz
Improvvisazione e live act insieme grazie al software ideato da un artista, programma che permette di manipolare il suono creando variazioni simili a quelle di certa musica Jazz

Giunge dalla Norvegia la nuova sfida alla creazione e all’editing musicale: Øyvind Brandtsegg, laureato nel programma di composizione jazz dell’Università norvegese della Scienza e della Tecnologia ( NTNU ) ha inventato un software che permette di processare il suono permettendo di comporre nuove variazioni in maniera simultanea con la performance, scomponendo il suono ma rendendo sempre ben distinto tra le variazioni sonore il tema principale.

ImproSculpt , questo il nome del programma, è stato definito dal suo creatore come un sintetizzatore di particelle sonore : il software permette di effettuare variazioni musicali partendo da pochi sample che vengono frammentati in particelle sonore con una durata che va da un minimo di uno ad un massimo di dieci millisecondi.

Questi frammenti sono quindi rimescolati in maniera infinita, consentendo di effettuare una variazione sonora, pur rendendo chiaramente distinguibile il tema principale. Per poter essere utilizzato durante il live set, al software è collegato un particolare sensore che permette di processare il suono controllandolo con il protocollo MIDI.

“Cambiare una minima parte di un brano che non può essere riconosciuto è cosa relativamente semplice. Al contrario, creare variazioni mantenendo chiaro il tema musicale principale che sia perfettamente riconoscibile è una bella sfida” ha dichiarato Brandtsegg.

Il suo software è stato paragonato a quello che i musicisti jazz fanno da sempre, ovvero eseguire variazioni e scale partendo da un tema preciso. L’autore ha cercato di espandere le proprie possibilità sonore, unendo all’improvvisazione classica dell’esecutore la scomposizione sonora guidata dal software: “Nel mio corso di laurea ho imparato come improvvisare in maniera tradizionale, ma tutto questo per me non era sufficiente. Volevo di più, quindi ho capito che per raggiungere il mio obiettivo, dovevo imparare le basi della programmazione informatica e dell’elettronica” continua.

Per realizzare ImproSculpt e i suoi cugini, l’artista ha chiesto l’aiuto degli scienziati del Dipartimento di computer e scienza informatica dell’università norvegese: grazie a loro è stato possibile realizzare l’architettura del software. Una volta realizzato, l’autore ha deciso di rilasciarlo sotto licenza GPL, rendendolo gratuito per l’utilizzo non commerciale.

Una nota positiva, nel panorama della computer music e delle risorse informatiche per musicisti, spesso condizionato da software dai costi elevati, non accessibili alle tasche di molti. Sul sito dell’artista sono anche a disposizione alcuni esempi sonori di come lavora il software, nonché i link per il download via SourceForge .

Ad un primo ascolto i risultati sembrano interessanti, almeno per chi apprezza la musica elettronica nei suoi suoni più algidi e sperimentali. Per gli appassionati di jazz puro e duro, poca roba: piuttosto che di jazz, sembra che il sito sia stato infettato da Aphex Twin in versione paranoide. Punti di vista: l’autore garantisce massima apertura in fatto di sperimentazione sonora: “Questo strumento non fa miracoli – ammette – ma mi permette di espandere la palette musicale con variazioni di tono e di timbro”.

Vincenzo Gentile

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Pubblicato il
25 nov 2008
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