La ventata di cambiamento promessa da Obama per il futuro degli States passa anche dal sito con cui si relaziona con i cittadini della rete: tutti i contenuti ospitati da change.gov da poche ore sono rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Obama è stato definito presidente della rete: domina la tecnologia, ha saputo giocare a proprio favore gli strumenti di comunicazione partecipata offerti dal Web, ha saputo interpretare le istanze emerse dalla rete e le ha integrate nel proprio programma in vista della presidenza. Ma riservava tutti i diritti sui contenuti pubblicati sull’interfaccia web change.gov .
Ora , annuncia con entusiasmo Lawrence Lessig, i cittadini della rete possono attingere liberamente , possono liberamente ripubblicare i contenuti che affollano il sito, possano elaborarli e integrali in altre opere senza dover contrattare con gli autori. Lo staff di Obama ha scelto di rilasciare i contenuti sotto licenza Creative Commons Attribution 3.0: è ammesso l’uso commerciale, è ammessa la combinazione dei contenuti fino a formare opere originali. A coloro che desiderino fare proprio quanto pubblicato sul sito di Obama, basterà citare la fonte. Il materiale ospitato su change.gov potrà in questo modo rimbalzare dentro e fuori dalla rete , potrà disseminarsi nei formati più disparati e nei contenitori più diversi, potrà raggiungere i cittadini più lontani e guadagnare la massima visibilità.
Ma non di sola visibilità si tratta. Quello lanciato da Obama e dai suoi spin doctor è un messaggio metatestuale: attribuendo ai contenuti una licenza libera, incoraggiando i cittadini della rete a diffondere il materiale e a sfruttarlo come spunto per dibattiti e creatività, si lascia trasparire non solo una critica nei confronti di un regime del copyright ancora troppo rigido, ma anche l’ intento di interpretare i processi democratici nella maniera più partecipata possibile.
Gaia Bottà