L’università di Harvard e IBM varano un grande progetto di ricerca congiunto nel settore dell’energia solare. Puntano a individuare i materiali più efficaci per la produzione di celle fotovoltaiche di nuova generazione. Ma quel ch’è più interessante, vogliono farlo in modalità “grid”: migliaia di computer che lavorano insieme, in remoto. Con enormi risparmi di tempo e di risorse.
L’iniziativa, ripresa tra gli altri da Cnet , è stata lanciata ufficialmente lunedì 8 dicembre. Ad annunciarla, insieme ai dirigenti di ricerca IBM, gli scienziati dell’ Harvard University Center for the Environment .
Il progetto si inserisce nel più ampio quadro del World Community Grid ( WCG ), pensato da IBM nel 2004 per accelerare la ricerca sulle grandi questioni di interesse globale come l’AIDS e la fame nel mondo.
Il concetto che sostiene WCG è semplice: cittadini e organizzazioni donano parte dei “tempi morti” del proprio computer a favore della ricerca, mentre un grid server centrale spezzetta i processi elaborativi complessi attribuendone micro-porzioni a ciascun elaboratore remoto. In questo modo, i tempi di calcolo associati ai singoli modelli si accorciano in modo considerevole.
Ed è questo il vantaggio principale atteso anche nel caso del progetto congiunto tra Harvard e IBM. Secondo Alan Aspuru-Guzik, direttore dello University Center for the Environment, procedendo in modalità cloud computing sarà possibile completare l’analisi dei materiali in soli 2 anni, molto meno di quanto sarebbe accaduto con una elaborazione attraverso cluster tradizionali. “Senza la potenza del WCG, ci sarebbero voluti circa 100 giorni di tempo di calcolo per analizzare le proprietà elettriche di ciascuno delle migliaia di materiali considerati”, ha dichiarato lo scienziato.
L’impiego di materiali organici per la produzione di celle fotovoltaiche è una delle frontiere più battute nel settore delle ricerche alternative. Sebbene meno efficienti in termini assoluti e più deperibili, le celle costruite con sostanze naturali presentano diversi vantaggi rispetto alle tradizionali unità in silicio. Oltre ad essere più leggere, flessibili ed economiche da produrre, in alcuni casi sono anche in grado di sfruttare uno spettro di luce più ampio per la produzione di energia.
E la stessa IBM sembra essere ben conscia dell’importanza strategica del settore. Solo pochi giorni fa, l’azienda americana ha messo l’energia solare al primo posto tra i fattori in grado di cambiare il destino dell’umanità nei prossimi anni. Il tutto mentre, già prima del progetto appena inaugurato, si contavano all’interno del WCG due grandi iniziative legate al reimpiego delle irradiazioni del sole: una per la produzione di celle fotovoltaiche ultrasottili , ed una per la realizzazione di sistemi di concentrazione dei raggi .
Giovanni Arata