Il Pulitzer è del Web

Il Pulitzer è del Web

A dieci anni dalla prima promessa, mentre l'editoria cartacea sta tentando di reinventarsi, anche gli operatori dell'informazione online possono qualificarsi per l'assegnazione del premio
A dieci anni dalla prima promessa, mentre l'editoria cartacea sta tentando di reinventarsi, anche gli operatori dell'informazione online possono qualificarsi per l'assegnazione del premio

Anche i giornalisti che operano online potranno ambire a fregiarsi della più nota onorificenza assegnata agli operatori del settore: la Pulitzer Prize Board prenderà in considerazione anche le pubblicazioni giornalistiche che trovino spazio in rete.

Il premio Sono trascorsi oltre dieci anni dal momento in cui la commissione ha promesso di studiare un modo per conciliare l’assegnazione del premio con le modalità espressive del giornalismo online. Ora, l’ annuncio da parte della commissione: “La possibilità di partecipare è stata estesa affinché includa molti giornali testuali e agenzie di stampa che pubblichino solo su Internet”. Non verranno presi in considerazione i versanti online delle pubblicazioni cartacee: oltre agli organi di stampa tradizionali potranno partecipare all’assegnazione del premio le sole pubblicazioni che operino esclusivamente online.

“Si tratta di un importante passo avanti – commentano dalla board – un passo che riflette il nostro continuo impegno nei confronti del giornalismo americano e la nostra intenzione di adattarci alla significativa crescita del giornalismo online”. A dieci anni dalle prime avvisaglie, la transizione deve essere apparsa ormai inevitabile: le discettazioni sulla fine della carta stampata stanno cedendo il passo a dati e a dati di fatto . L’annuncio della commissione che si dedica al premio Pulitzer coincide con la bancarotta della Tribune Company e con il bisogno di liquidità del New York Times: appare con nitidezza che i giornali tradizionali abbiano l’urgenza di reinventarsi. La board del Pulitzer promette che continuerà a monitorare Internet .

La cautela con cui la commissione si è schiusa ai contributi web potrebbe dipendere dalla difficoltà di definire il giornalismo online e le forme con cui si manifesta: mentre i più autorevoli punti di riferimento del giornalismo si sono aperti con disinvoltura ai contribuiti dei cittadini della rete, le autorità, fuori e dentro l’Italia , si stanno confrontando con la definizione delle responsabilità e degli oneri che spettano a coloro che sfruttano la rete come canale con cui diramare le notizie. A parere della commissione Pulitzer, si possono considerare degni di essere inclusi nella categoria del giornalismo “i giornali e le agenzie di stampa che online e offline pubblichino a cadenza almeno settimanale e che siano principalmente dedicati a riportare notizie originali e a coprire l’attualità e che aderiscano ai più elevati principi del giornalismo”.

La commissione non si sbilancia oltre nel tracciare un confine fra le categorie e nell’individuare dei criteri più dettagliati per stabilire chi possa concorrere: “È prematuro – spiegano – discutere della qualificazione prima che una richiesta di partecipazione sia stata depositata”.

I responsabili dell’assegnazione dei Pulitzer non tracciano distinzioni esplicite tra blog e giornali online, non disegnano i contorni dello status professionale di colui che dispensa informazione in rete, ma sembrano limitare la valutazione dei contenuti a quelli prodotti in maniera professionale secondo le classiche routine editoriali. Ma le autorità dei paesi che reprimono la libertà di esprimersi e di informarsi non sembrano fare differenze: un censimento della Committee to Protect Journalists rivela che fra i 125 reporter che languono nelle carceri di tutto il mondo il 42 per cento opera sulla carta stampata e il 45 per cento agisce online.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
10 dic 2008
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