Una girandola di clip, di giochi, di mashup: esplosioni parodiche e scoppiettii satirici. La rabbia con cui il giornalista iracheno Muntadar al-Zaidi ha scagliato due scarpe contro il presidente statunitense Bush è stata ruminata dalla rete e assimilata da milioni di netizen , trasformata in un veicolo per liberare la creatività e canalizzare i furori nel riso.
Il lancio delle scarpe, il gesto che nel mondo arabo è considerato indice di massimo disprezzo, si è reinterpretato in un’occasione per esorcizzare un passato che molti sperano di dimenticare: questa confusione di significati e significanti ha innescato un Carnevale reticolare. La rete si è spogliata della formalità, il commento politico ha ceduto il posto ad una satira icastica: i cittadini della rete scagliano scarpe di pixel e sfogano le loro inquietudini nelle infinite varianti del gesto compiuto dal giornalista iracheno.
Al-Zaidi lo ha fatto per vendicare le vittime dell’Iraq, la scarpa è diventato il catalizzatore delle rivendicazioni e delle denunce di coloro che vogliono archiviare presto l’amministrazione Bush. Dall’ Iraq all’ Italia , dagli States alla Malaysia : ciascuno dei netizen ha una motivazione da scagliare.
E ciascuno dei netizen scaglia quello che può: dalle scarpe vere e proprie brandite dagli utenti delle più varie piattaforme di sharing alle reinterpretazioni di canzoni , dalle clip satiriche zeppe di riferimenti cinematografici che spaziano da Matrix a Austin Powers alle tradizionali vignette , passando per uno sconfinato campionario di gif animate . Non mancano coloro che consegnano ai cittadini della rete la possibilità di immedesimarsi e trasformano il gesto del giornalista iracheno in un’ infinità di giochini flash .
La sguaiataggine e il catartico sovvertimento delle regole stanno però cedendo il posto all’apprensione. Al-Zaidi è stato arrestato e si teme sia oggetto di violenze. Online le petizioni per sensibilizzare l’opinione pubblica e invocare la liberazione del giornalista si moltiplicano . La voce dei netizen si leva da blog e da social network , con video e cinguettii . Non si tratta che di un’eco della voce dei cittadini iracheni .
Gaia Bottà