Google domina l'advertising ma perde quote

Google domina l'advertising ma perde quote

Le analisi sugli spot confermano lo strapotere da anni esercitato dal gigante di Mountain View. Ma non è tutto banner quel che luccica
Le analisi sugli spot confermano lo strapotere da anni esercitato dal gigante di Mountain View. Ma non è tutto banner quel che luccica

Google, sempre Google, fortissimamente Google: l’advertising on-line fa rima con Mountain View, che detiene la schiacciante maggioranza degli ad serviti su web. Che siano siti e servizi grandi o piccoli, che siano espressioni di questo o quel gigante della rete, sono circuiti e programmi di advertising che finanziano il business della maggiore tra le net company .

A sviscerare un dato che i più danno per scontato già da anni, è la società di tracking Attributor , nei cui rilievi sul mese di ottobre sono inclusi 75 milioni di domini web, una fetta di Internet sulla cui pubblicità incombe Google, con il 56,5% del totale delle inserzioni ivi servite.

Si tratta di un numero chiaro, netto, che però nasconde retroscena che rendono la situazione più complessa di quanto possa sembrare in prima lettura . Il market share complessivo di BigG, tanto per cominciare, è diviso (quasi) equamente tra DoubleClick e il circuito AdSense, essendo il primo indirizzato (dopo un’acquisizione che ha fatto a lungo discutere ) ai siti di maggiori dimensioni e il secondo in larga misura a quelli minori.

Con questi due rami di attività Google si garantisce un dinamismo sul mercato che, al momento, veleggia ben oltre le potenzialità dei propri concorrenti Yahoo! e Microsoft. Secondo la ricerca ad ottobre la prima arriva al 9,7% di share, mentre la seconda raggiunge a malapena il 3,8%.

Anche qualora le due società si mettessero assieme, come “minacciano” di fare da tempo nella telenovela più appassionante di settore, non rappresenterebbero di certo quel peso massimo capace di contrastare la cavalcata di Google.

Google non ha concorrenti diretti di peso, ma ciò non toglie che i “piccoli” attori del settore abbiano contribuito, almeno a ottobre, a contrastare le tendenze bulimiche del gigante di Mountain View : lo share di settembre ammontava al 69,7% ed è dunque sceso nel periodo in oggetto, quello di ottobre, con una perdita di 13 punti, che è andata ad alimentare il business dei “piccoli”, società come AOL (al 6,6%) e Revenue Science (al 6,7%).

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
22 dic 2008
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