Ban europeo per i televisori al plasma?

Ban europeo per i televisori al plasma?

In vista tempi duri per i megaschermi dalla diagonale e dal consumo energetico imbarazzanti: la UE ragiona su come stangare le tv meno eco-compatibili
In vista tempi duri per i megaschermi dalla diagonale e dal consumo energetico imbarazzanti: la UE ragiona su come stangare le tv meno eco-compatibili

Tecnologia eterna futuribile, i televisori al plasma (ultra-piatti, ultra-brillanti e ultra-costosi) potrebbero raggiungere il capolinea del loro cammino tecnologico questa primavera, quando l’Unione Europea varerà nuove linee guida sui consumi degli schermi televisivi considerati accettabili mettendo sostanzialmente fuori legge quelli che di energia elettrica ne consumano troppa .

Lo rivela il quotidiano inglese The Indipendent citando non meglio precisate fonti ministeriali: la misura si renderebbe necessaria per porre un freno all’aumento costante dei consumi energetici. Un sistema di etichette dovrebbe informare il consumatore sull’energia consumata e la relativa classe del televisore , dicono le fonti, alla stessa maniera con cui oggi vengono “marcati” gli altri elettrodomestici tipicamente casalinghi.

Perché il plasma? Non che i legislatori ce l’abbiano particolarmente con questa tecnologia, ma vengono citati alcuni dati: un televisore al plasma da 42 pollici può consumare 822 watt , contro i 350 watt di uno schermo piatto LCD e i 322 watt della defunta ma sempre valida (almeno per chi sta stretto nelle limitazioni intrinseche degli LCD) televisione a tubo catodico.

La nuova regolamentazione si limiterà a fissare i paletti, starà poi ai produttori rispettarli ma il destino dei televisori al plasma, almeno in Europa, sembra essere quello dell’abbandono anzitempo. A meno che ovviamente i consumi non diminuiscano in maniera drastica come e più di quanto sta già avvenendo, con gli schermi recenti che consumano un terzo dell’energia mediamente necessaria a questo genere di apparecchi.

Se infatti le regolamentazioni dei burocrati (per una volta giustificati nella loro funzione) avanzano, la tecnologia non sta a guardare e persino gli attivisti di Greenpeace ne hanno preso atto quest’anno al CES di Las Vegas, stabilendo che “sono stati fatti progressi” nello sviluppo di dispositivi elettronici meno inquinanti, composti da materiale riciclato e liberi da veleni industriali pericolosi per l’ambiente e la salute dell’uomo.

Qualcuno è andato persino oltre, avendo l’ardire di presentare dispositivi rimovibili (chiavette USB e schede di memoria SD) biodegradabili , fatti di granturco e prevedibilmente commercializzati con i nomi EarthDrive e Earthcard. Certo in questo caso si rischia la fragilità dei dispositivi, l’eccesso di “eco-disponibilità” fine a se stessa e soprattutto il fallimento visto che il prezzo dei prodotti è superiore a quello delle controparti di plastica e metallo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 13 gen 2009
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