Internet non è troppo diversa dal mondo tangibile: le relazioni fra giovani non sono più intrise di angherie di quanto lo siano nei corridoi delle scuole, la pornografia è accessibile, ma è accessibile anche nelle edicole più defilate. Lo strumento migliore per proteggere i piccoli dai pericoli? Come nella quotidianità analogica, è la vigilanza e l’educazione impartita dai genitori.
A temperare apprensioni alimentate dalle cronache e dal mondo politico è un documento stilato dalla Internet Safety Technical Task Force statunitense: la squadra speciale voluta dai procuratori generali degli stati americani e votata a combattere gli abusi mediati dalla rete si è dovuta ricredere. Nei mesi scorsi le istituzioni che la guidano avevano promesso battaglia a cyberbulli e a predatori sessuali; per spingersi su terreni che la legge ancora non lambisce avevano coinvolto attori della rete convincendoli a collaborare per fare del Web un ambiente rassicurante e accogliente. Ora, dopo aver terminato un’indagine stilata dal Berkman Center for Internet and Society di Harvard e supportata dal parere di frotte di accademici e dalla testimonianza di realtà della rete come Facebook e Yahoo, MySpace e Google, pare sia il momento di ammorbidire i toni.
Una delle principali preoccupazioni di procuratori e famiglie è il diritto dei minori a scorrazzare in un ambiente che non turbi il loro sviluppo con malizie a sfondo sessuale e che non nasconda loschi figuri che bazzicano online per derubare la loro innocenza . “La circonvenzione sessuale dei minori ad opera degli adulti resta una preoccupazione, sia online che offline” si spiega nel report, ma le ricerche analizzate nel documento sembrano testimoniare che “queste situazioni tipicamente hanno coinvolto giovani postpubescenti che erano consapevoli di incontrare uomini adulti con lo scopo di intrattenersi in attività sessuali”. La task force raccomanda di condurre ulteriori ricerche, di indagare tutti gli aspetti del fenomeno per non trarre conclusioni superficiali: a contribuire a creare situazioni problematiche sono sovente i minori stessi, forse inconsapevoli dei rischi ai quali si sottopongono.
Lo stesso atteggiamento è assunto dai ricercatori nei confronti della pornografia , la cui accessibilità online è considerata da molti un attentato al corretto sviluppo dei giovani cittadini: “Internet aumenta la disponibilità di contenuti dannosi, problematici e illegali – si spiega nello studio – ma ciò è automaticamente correlato con un aumento dell’esposizione da parte dei minori”. Non solo l’esposizione indesiderata non sempre costituisce un turbamento per i giovani: i ricercatori rivelano che “la maggior parte di coloro che vedono pornografia online sono coloro che se la vanno a cercare, come accade fra i ragazzi più grandi”.
Il cyberbullismo ? A parere dei ricercatori è un concetto troppo sfumato per essere misurato e contenuto: le ricerche condotte in precedenza e analizzate dalla task force rivelano che le angherie che i ragazzi subiscono nella quotidianità sono decisamente più comuni rispetto alle persecuzioni mediate dalla rete. Non si intende sottovalutare l’impatto psicologico delle provocazioni online, ma si sottolinea che le vittime di bullismo versano spesso in condizioni psicosociali delicate : è più impellente agire su questo contesto, piuttosto che tentare di arginare la aggressioni che i ragazzi subiscono in rete.
La leva per creare a favore dei minori un ambiente più sicuro, spiegano i ricercatori, risiede nelle famiglie . La task force è stata incaricata di scandagliare, in anticipo sulla FCC , il panorama delle tecnologie dedicate alla tutela dei minori: ne è emersa la raccomandazione di non affidarsi totalmente alle tecnologie di controllo e protezione, di adottare un approccio stratificato fatto di tecnologie di parental control, ma soprattutto di controllo e di educazione genitoriale. I genitori dovrebbero stare più vicini ai pargoli e scoprire la rete insieme a loro, senza rinunciare a sperimentare con le tecnologie per proteggerli, affidandosi alle aziende e alle istituzioni, ammonite ad impegnarsi per imbracciare strumenti adeguati a tutelare i minori senza per questo limitare le libertà degli adulti .
Non mancano le voci di dissenso: ad esprimersi è Richard Blumenthal, procuratore generale del Connecticut impegnato da tempo per epurare dalla rete quanto possa danneggiare i minori. Il report a suo parere “sottovaluterebbe le minacce dei predatori sessuali” che si aggirano impuniti fra i profili dei social network. “I ragazzi sono costantemente provocati online – denuncia – alcuni diventano delle prede, e i risultati sono tragici: questa dura realtà sbaraglia le statistiche prese in considerazione dal report”. Ma sono anche molti i genitori a non lasciarsi soggiogare dal clima di terrore con cui i media ritraggono questa dura realtà .
Gaia Bottà