Pegacity apre i nuovi cantieri

Pegacity apre i nuovi cantieri

Nel 1996 il primo social network italiano. Ora si vuole riportare quella e-città allo splendore, in un ambiente estraneo alle logiche di mercato, con un sapore di libertà che online si è andato perdendo
Nel 1996 il primo social network italiano. Ora si vuole riportare quella e-città allo splendore, in un ambiente estraneo alle logiche di mercato, con un sapore di libertà che online si è andato perdendo

La prima volta che Punto Informatico parlò delle sue attività era il 1996, e proprio nel 1996 ha visto la luce sul web Pegacity , un progetto pionieristico, che si presentava allora come una “città virtuale”, un cantiere aperto che oggi verrebbe definito alla stregua di un social network. Un cantiere che ora vuole riprendere vita .

Lo skyline di Pegacity Ad annunciarlo con una breve nota è Abel Wakaam, abitante di Pegacity fino al 1999, uno di coloro che aveva animato il progetto portato avanti da Clay, fondatore e primo cittadino, con la complicità di un piccolo provider di Alba, Areacom, che aveva contribuito ad assicurare continuità al progetto.

Nel tempo, gli abitanti di Pegacity hanno toccato e superato quota 10mila , molti dei quali oggi “utenti anziani” di Internet, alcuni dei quali oggi protagonisti di tanti progetti, siti ed iniziative che hanno assunto un rilievo su Internet.

“Mi piace immaginare – scrive ora Wakaam – che Pegacity non sia mai morta e non ho mai smesso di credere che potesse tornare ciò che è sempre stata nella sua semplicità, slegata da ogni logica di mercato, una città fatta prima di tutto di persone che cerchino nei rapporti umani il senso primario di questa grande rete”. “Nel 1999 – continua – abbandonai Pegacity, desideroso di sperimentare altrove la mia creatività, ma oggi… nell’era delle grandi Community Internazionali, sento la mancanza proprio di quell’epoca pionieristica e un po’ romantica (..) Per questo, e per chissà quali altri mille motivi, vorrei ritrovare le persone di allora e ricominciare da zero questa avventura col senno di poi, ma con lo stesso entusiasmo che animò Clay nella sua ostinata ricerca di una terra senza confini dove seminare amicizia e lealtà”.

Pegacity viene quindi rifondata , per così dire, seguendo lo spirito infuso nel progetto da Clay fin dall’inizio, sul nuovo dominio pegacity.eu , un progetto “aperto – sottolinea Wakaam – a tutti coloro che vogliono giocare come si faceva in rete nel tempo che fu senz’altro scopo se non quello di dimostrare al mondo che non è la tecnologia che appaga l’animo umano. Fin dove arriveremo lo scopriremo strada facendo, animando le Area Tematiche con contenuti slegati da ogni logica di mercato perché questa è una città dove il denaro non ha alcun valore e la ricchezza si misura in felicità”.

Qui di seguito, una lettera di Clay, primo cittadino di Pegacity, con cui ricostruisce la storia della città, una lettera che racconta tempi che furono, e che meriterebbero di essere ricordati. La storia di Pegacity – Lettera di Clay, primo cittadino di PegaCity – 8 giugno 1997
È ormai un mese che mi sono dimesso dall’incarico di Sindaco di PegaCity ed è giusto che lasci una piccola traccia di quello che è stata sinora visto che ne sono stato il fondatore.

Nei primi mesi del 1996 avevo avuto l’occasione di testare – per lavoro – i collegamenti con alcuni provider locali e così avevo comunicato via email con Roberto Bazzano – master di Areacom – il quale mi aveva colpito per la sua efficienza e disponibilità. Sono sempre stato dell’idea che, per contare qualcosa nel mondo telematico, non puoi far aspettare la reply ad un messaggio per più di due giorni (salvo eccezioni) e Roberto faceva parte di queste che io amo definire “persone attente”. Così, nel giugno 1996, quando mi è balenata l’idea (in realtà fu mio fratello a suggerirmelo) di fondare una città virtuale gestita dagli utenti (salvo lo stretto supporto tecnico del server) mi sono rivolto a lui, conoscendolo di persona.

Sostanzialmente, gli ho detto che avevo bisogno di uno spazio gratuito pressocchè illimitato dato che l’intenzione era quella di regalare una porzione di questo spazio a tutti gli iscritti. Mi sono offerto come unico garante e responsabile di questo, con l’impegno di occuparmi di metterla in piedi ed organizzarla cercando di limitare al minimo indispensabile le richieste di tipo tecnico. Mi è stato detto si, senza chiedere nulla in cambio, anzi – quando io stesso ho ventilato la possibilità di attivare in futuro dei “negozi virtuali” in modo da rendere la mia proposta più allettante – mi è stato risposto che era meglio mantenere il tutto a livello amatoriale: il provider Areacom si sarebbe accontentato degli accessi di ritorno, ovvero di essere il “provider che ospita PegaCity”.

Ci accordammo per fornire a tutti gli iscritti una casa-pagina (traduzione di home-page) comprensiva di immagini per un massimo di 200 Kb, mentre gli abitanti più volenterosi avrebbero potuto costituire un “assessorato”, ovvero farsi promotori di un’iniziativa pubblica avendo a disposizione uno spazio illimitato (o meglio, con i soliti limiti della ragione). In verità questo non era un vantaggio, bensì una piccola fregatura, nel senso che questi volenterosi diventati Assessori, si trovavano a dover gestire il loro spazio oltre a coloro che si proponevano come collaboratori. In questo modo PegaCity ha potuto crescere bene e rapidamente, grazie a persone particolarmente motivate.

PegaCity fu online il 28 giugno 1996: era costituita da una decina di pagine che mi ero arrabattato a scopiazzare qui e là ed io ero da solo!

Poichè avevo promesso di non gravare tecnicamente sul provider, non chiesi di impostare una procedura automatica per l’ftp: gli abitanti mi mandavano le loro case via email ed io le mettevo online. Un bel lavoraccio !
PegaCity comincio’ ad assorbirmi diverse notti tra preparare le prime pagine (preciso che io allora non conoscevo neppure l’html), rispondere alle email, mettere online le pagine e provvedere ai vari aggiornamenti.

Per fortuna, busso’ presto alla porta della città un certo Antonio Brancaccio, siciliano, che se la cavava bene con l’html. Cogliendo l’occasione al balzo, lo nominai Assessore ai Lavori Pubblici, affibiandogli tutte le incombenze relative alle case-pagina che cominciavano ad arrivare numerose.

Ma nonostante cio’ le ore di impegno continuavano a crescere, soprattutto a causa del numero di iscrizioni (allora ai form di iscrizione che mi arrivavano rispondevo personalmente, andando ad aggiornare i vari elenchi manualmente): dovevo trovare un Direttore dell’Anagrafe e mi rivolsi agli abitanti. Arrivo’ così Andrea Tommasini, che ci aiuto’ per un bel po’ di mesi ma poi – sempre a causa del sovraccarico di lavoro – vi furono delle incomprensioni per cui rassegno’ le dimissioni. Fortunatamente, poco prima, la gestione dell’anagrafe era stata automatizzata, per cui la città resse questo duro colpo.

Erano passati sei mesi, quasi un migliaio di abitanti, quando il provider ci propose di richiedere il dominio pegacity.it (finora il nostro url era stato http://www.areacom.it/pegacity). Cosa voleva in cambio? Solo un’iconetta in fondo alle pagine principali, per compensare la perdita della citazione nell’indirizzo. Ci sembro’ corretto e procedemmo.

Da quando abbiamo il dominio, abbiamo potuto chiedere di più anche al provider visto che aveva dimostrato lui stesso di credere nello sviluppo della città. Furono concessi 500 Kb per le case-pagine che si accumulavano sempre più nella subdir “abita”, mentre ai responsabili delle iniziative pubbliche (i cosiddetti assessori) venne assegnato un email dedicato e la possibilità di attivare mailing list.

I più affezionati partecipanti del Consiglio Comunale (altro non è che la mailing list dei vari responsabili e collaboratori delle iniziative pubbliche) si trovano al primo Pegameeting a Bra (in provincia di Cuneo, dove PegaCity è nata).
Il mio lavoro dedicato a PegaCity ha raggiunto le 50 ore settimanali (praticamente un secondo lavoro abbondante, nonostante sia un hobby): questo perchè, nonostante la collaborazione degli assessori, sono io l’unica interfaccia tecnica del provider il quale, ovviamente, non vuole e non puo’ accollarsi troppo lavoro per una città virtuale che gli da pochi frutti.

Mi viene così l’idea di creare uno “staff organizzativo”: Antonio e Davide accettano l’idea con entusiasmo ed anche il provider è d’accordo. Non faremo diventare PegaCity commerciale, ma introdurremo piccole innovazioni che ci consentano di avere almeno un piccolo ritorno in termini di profitto. A me cio’ che interessa è il fatto di non essere più il solo a sobbarcarsi l’onere della gestione ed organizzazione di PegaCity.

L’idea, purtroppo, non funziona ed arriviamo ai giorni nostri, ovvero allo scorso aprile, il secondo Pegameeting a Firenze. Agli intervenuti espongo le mie difficoltà e loro si dimostrano pronti ad aiutarmi, anche se storcono un po’ il naso per lo staff organizzativo che non ho provveduto a sciogliere.

Comincia a frullarmi in testa un vecchio progetto che avevo prima di lanciare lo staff organizzativo: dimettermi dall’incarico di sindaco e promuovere la suddivisione della città in “quartieri” dove ogni responsabile gestisce autonomamente lo spazio suo e degli abitanti interessati ad abitarvi.
Questo progetto diventa una scelta improrogabile all’insorgere di un altro problema: quello della responsabilità sulle pagine che vengono immesse dagli assessori ma soprattutto dagli abitanti.
Chi controlla ? chi ne è responsabile ?

L’ufficio legale del provider – anche a seguito della minaccia di una denuncia da parte di un avvocato per una violazione di copyright su alcune pagine – richiede che uno di noi firmi un contratto di concessione gratuita dello spazio sul server assumendosi la relativa responsabilità.
Non ce la faccio a sopportare anche questo carico, così mi dimetto proponendo la gestione dei “quartieri” (io stesso, ancora prima di PegaCity, avevo fondato il Castello del Net 10 che pero’ non avevo mai il tempo di seguire e sviluppare).

In poche parole, la gestione dei quartieri prevede che ogni abitante scelga il quartiere di cui vuole far parte (in base al suo interesse e, se non ne trova di costituiti, puo’ proporne uno nuovo di cui assumerne in prima persona la responsabilità). In questo modo non solo la gestione ma anche la responsabilità viene decentrata a livello di singolo quartiere e PegaCity puo’ avere maggiori garanzie di sviluppo, almeno nei centri di interesse più attivi.

E la famosa subdir “abita” ?
Se il progetto si svilupperà senza intoppi, sarà congelata ed a poco a poco le varie case-pagina si trasformeranno secondo il nuovo concetto e l’intera città diventerà più orientata alla “partecipazione”.
Spero di avervi chiarito qualcosa, almeno della parte di storia che ho costruito in modo abbastanza personale. Il resto lo costruiremo insieme.
Io sono un semplice “responsabile di quartiere”, ovvero il Castello del Net 10 e con questo incarico continuo a collaborare alla costruzione di questa magnifica città virtuale! Clay, primo cittadino di PegaCity

La storia di Pegacity – Alessandro Domizi 4 aprile 2008
Con i primi anni del ventunesimo secolo, iniziò la parabola discendente di Pegacity: da un lato la concorrenza dei blog, dall’altro i sempre più elevati requisiti di banda – la città raggiunse e superò i 10.000 abitanti – misero in crisi la città del cavallo alato, che per anni aveva resistito all’introduzione di logiche commerciali.
Internet stava diventando grande e col moltiplicarsi del numero di utenti, l’erogazione di servizi era sempre più roba da grandi aziende. I piccoli provider come Areacom, quello che aveva reso possibile il “miracolo” di Pegacity, erano incorporati da grandi gruppi o spazzati via.
Fu così che nel 2003 Pegacity scomparve, chiudendo quell’epoca pioneristica e se vogliamo un po’ romantica, in cui non era solo con la partita doppia che si misurava la qualità di un sito.

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Pubblicato il
28 gen 2009
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