La moglie che vuole tenere d’occhio il marito, il fidanzato geloso che vuole conoscere gli spostamenti della sua promessa sposa, il genitore apprensivo che non perde occasione per tenere sotto controllo i figli. Oppure due semplici amici che vogliono tenersi in contatto anche se vivono in due posti diversi: la nuova funzione di Google Maps si chiama Latitude, e consente tutto questo. Certo, a qualcuno potrebbe far paura l’idea che tutti sappiano sempre tutto di dove si è e di cosa si fa: ma si può sempre spegnere il telefono se non si vogliono correre rischi.
Per funzionare, Latitude sfrutta le antenne GPS sempre più spesso presenti sui cellulari – non necessariamente smartphone – messi in commercio soprattutto negli ultimi mesi. Raccolta l’informazione la trasmette a Google, che piazza un bel segnaposto su una mappa: a questo punto si può decidere se tenere questa informazione per sé, o se si preferisce condividerla con qualcuno. Si manda un invito ad un amico o una amica, si attende la conferma, e si inizia a chiacchierare.
Uno dei punti di forza di Latitude, infatti, è l’integrazione con GTalk: cliccando sul segnaposto di un amico si può avviare con lui una conversazione, oppure si può mandargli un SMS o un’email. O chiamarlo, visto che in teoria si sta usando un cellulare. Per tutto questo c’è bisogno di un cellulare moderno, come detto, e per il momento la versione 3.0 di Google Maps Mobile (quella che incorpora Latitude) è disponibile per Android, Symbian S60, Blackberry e Windows Mobile. In arrivo le versioni pure per iPhone, iPod Touch e terminali Java: se poi il cellulare non avesse a bordo il GPS, la localizzazione avverrà con le stesse modalità di My Location , sfruttando i segnali radio conosciuti da Google per individuare un’area generica.
Chi non avesse un cellulare, infine, o non avesse la possibilità o la voglia di usare l’applicazione in mobilità (che richiede di accedere ad Internet per funzionare, quindi ha un costo legato al traffico dati), può sempre scaricare il gadget da installare nella propria homepage personalizzata iGoogle. In questo modo è possibile effettuare praticamente le stesse operazioni, o quasi, della versione per telefonino, ivi compreso dare un’occhiata a dove si trovano i propri amici e scambiarci quattro chiacchiere.
Come detto, l’idea di Latitude può piacere o spaventare : in ogni caso, questa volta BigG ha voluto adottare un approccio molto conservativo per quanto attiene la privacy, visto che ogni funzione di questa nuova caratteristica è “opt-in”. L’autorizzazione per mostrare ad un amico la propria posizione, ottenere la sua, generare automaticamente la propria localizzazione o settarla manualmente, è sempre richiesta: si possono variare le impostazioni generali per tutti (impedendo a chiunque di sapere che ci si trova al ristorante con l’amante), oppure modificare volta per volta cosa mostrare ad ogni singolo utente.
Tra l’altro, da Mountain View fanno sapere che sui loro server non rimane alcuna traccia degli spostamenti – se non per quanto attiene all’ultima posizione conosciuta, indispensabile per far funzionare il programma. Latitude, in ogni caso, è solo l’ennesimo investimento fatto da BigG nel settore delle mappe: solo un paio di giorni fa aveva rilasciato la nuova versione di Google Earth, segno che questo tipo di informazioni interessa non poco l’azienda di Mountain View. A quando le pubblicità personalizzate in base a dove ci si trova? Fino a ieri, probabilmente, nessuno si sarebbe sognato di mettere insieme in valigia delle pinne ed una tuta da astronauta. Ma solo fino a ieri. Perché adesso, con il lancio del nuovo Google Earth 5.0 , ai viaggiatori virtuali viene data la possibilità di esplorare al contempo i fondali oceanici e le pianure di Marte. E anche di fare, se lo desiderano, un salto nel passato.
L’update al popolare software di ricerca geografica è stata annunciato nei giorni scorsi, con un post ad hoc sul blog ufficiale dell’azienda, seguito subito dopo da un grande evento pubblico a San Francisco. Tra le principali funzionalità offerte dalla nuova release vi sono senz’altro quelle di esplorazione sottomarina: grazie alle dettagliate mappe batimetriche fornite dalla US Navy e da altri partner di progetto, spiega il New Scientist , l’utente ha la possibilità di avventurarsi sotto la superficie dell’acqua ed osservare in tre dimensioni fondali e rilievi marini.
In aggiunta a questo, il programma mette a disposizione anche video e dati statistici relativi al cambiamento climatico fatti registrare dagli oceani. “Questa è la parte veramente interessante” ha detto al quotidiano britannico Guardian il professor David Sandwell, che insegna geofisca allo Scripps Institute of Oceanography di San Diego. “Le persone si renderanno conto di come non sappiamo assolutamente nulla della maggior parte di questi posti, e Google ci aiuterà a capirne di più”.
Ma le esplorazioni consentite da Earth 5.0, come detto, si estendono anche agli altipiani ed ai deserti di Marte. Grazie alla collaborazione siglata con la NASA, Google è in condizione di fornire ai propri utenti una mappa in 3D del pianeta rosso, insieme con le più recenti fotografie scattate dal satellite Mars Reconnaissance Orbiter.
La terza ed ultima feature è la cosiddetta “Historical Imagery”, una sorta di viaggio nello spazio-tempo. Mentre in passato il sistema mostrava per ogni località una sola immagine, la versione 5.0 consente di andare avanti e indietro nel tempo, mostrando uno slideshow con fotografie vecchie di anni (e talvolta anche di decenni). Per Earth 5.0, infatti, diversamente da quanto accaduto per esempio con Street View, l’azienda di Mountain View non si è basata tanto su database propri, quanto su collezioni di dati “prestate” dai partner.
L’auspicio dei progettisti per il futuro è che, “spinti” dallo sforzo iniziale di BigG e dei suoi partner, ricercatori e scienziati comincino a condividere gratuitamente i contenuti in proprio possesso, alimentando ulteriormente la crescita del servizio. “Il nostro auspicio è che le persone che possiedono anche piccole porzioni di conoscenza rilevante si sentiranno coinvolte e decideranno di partecipare al progetto”, ha detto al New Scientist il capoprogetto Steve Miller.
E a Mountain View sembrano crederci molto. Intervistato da MSNBC , il CEO Eric Schmidt ha concluso: “Non è solo una demo-giocattolo. Si tratta di una vera e propria piattaforma che potrebbe essere utile alla scienza ed alla ricerca per comprendere il futuro del mondo”.