Nulla di serio tranne il videogioco

Nulla di serio tranne il videogioco

Che si tratti di addestrare un vigile del fuoco a salvare vite, o un militare a muoversi sul campo di battaglia, i videogame possono aiutare. I ragazzi, invece, meglio che li lascino stare
Che si tratti di addestrare un vigile del fuoco a salvare vite, o un militare a muoversi sul campo di battaglia, i videogame possono aiutare. I ragazzi, invece, meglio che li lascino stare

Non c’è nulla di serio come il gioco, recitava un vecchio adagio, ed il motto sembra conservare tutta la sua attualità anche al tempo dei videogame. L’esercito statunitense, ad esempio, sta per investire 50 milioni di dollari nella progettazione di videogiochi di addestramento, mentre nel Regno Unito già li si impiega per le esercitazioni di sicurezza. Ma le preoccupazioni per gli usi distorti restano intatte, e nello Utah c’è chi pensa a leggi ad hoc contro chi vende titoli violenti ai minori.

WOW Gli usi possibili per le apparecchiature di gioco, in effetti, sono ormai pressoché infiniti. I ricercatori dell’Università di Durham hanno recuperato l’ engine a suo tempo impiegato per Doom e lo hanno usato per ricostruire un palazzo e tutte le procedure di sicurezza ad esso relative. I risultati, raccolti in un report apposito, sono molto positivi: le procedure “virtualizzate” consentirebbero una più agevole individuazione dei problemi strutturali degli stabili, faciliterebbero la conoscenza dei cittadini con le procedure di evacuazione, e da ultimo sarebbero molto efficaci per l’insegnamento delle norme antincendio.

Favorevoli i commenti degli addetti ai lavori. Steve Wharton, comandante dei Vigili del Fuoco locali, ha spiegato che “usare modelli virtuali come questo è un modo eccellente per aumentare la cultura della sicurezza antincendio e testare la validità strutturale dei palazzi. Inoltre – ha aggiunto – questi sistemi garantiscono anche un metodo efficace per allenare i pompieri in situazioni realistiche, ma sicure”.

Anche i responsabili dell’Esercito statunitense sembrano essere dello stesso avviso. L’Istituto di Ricerca Navale dello U.S. Army ha appena ricevuto dal Governo un assegno di 36 milioni di dollari per creare delle simulazioni computerizzate di situazioni di conflitto. Il programma, denominato “Future Immersive Environment Join Capability Technology Demonstration” fa uso combinato di tecnologie “reali e virtuali” per ricostruire gli scenari di diverse città straniere in cui sono impegnati militari a stelle e strisce. Obiettivo, preparare i soldati alle situazioni che incontreranno oltremare e allenarli “enfatizzando la dimensione umana dello scenario bellico”. In totale, il governo USA sarebbe pronto a spendere la bellezza di 85 milioni di dollari nello sviluppo di videogames per il training.

I videogiochi come strumento educativo? Non per tutti. Perché mentre i militari, i ricercatori universitari e ora financo i ferrovieri sembrano sposare la causa, il giudice dello Utah Jack Thompson appare più propenso a vedere in essi una minaccia – tanto per cambiare – per i giovani. Secondo quanto riportato , Thompson sarebbe intenzionato a proporre una legge contro i produttori ed i dettaglianti che “spacciano” giochi violenti ai minorenni.

Con motivazioni ben precise: “I nostri militari hanno ben ragione ad usare i videogiochi violenti per sopprimere l’inibizione dei novizi ad uccidere, e per testare situazioni rischiose” ha spiegato in un articolo , “ma purtroppo – conclude – i giochi hanno gli stessi effetti sui minorenni civili”.

Laddove approvata, la legge dal giudice Thompson dovrebbe servire a scongiurare impieghi devianti dei videogiochi da parte dei minori. Nel frattempo, l’auspicio di produttori ed appassionati è che il magistrato non venga a conoscenza della storia di Daniel Alvarez, arrestato ad Austin per aver tentato di strangolare la fidanzata con il cavo del Wiimote.

Giovanni Arata

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Pubblicato il
6 feb 2009
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