Bollino Vista, class action non plus

Bollino Vista, class action non plus

Il giudice decide di riportare il procedimento alle modalità ordinarie. Microsoft soddisfatta, ma il processo va avanti. Forse
Il giudice decide di riportare il procedimento alle modalità ordinarie. Microsoft soddisfatta, ma il processo va avanti. Forse

Non sono trascorsi neppure 12 mesi da quando il giudice Marsha Pechman aveva attribuito lo status di class action (azione collettiva) alla causa che vede contrapposti sei acquirenti di PC a Microsoft: ora, però, il magistrato sembra averci ripensato e ha optato per declassare – è il caso di dirlo – il procedimento, riportandolo entro i canonici binari della causa civile. Plaude Microsoft, gli attori si dicono sicuri del fatto loro ma incerti sulla possibilità di proseguire: il dibattimento, per altro, non è praticamente ancora neppure iniziato.

Al centro della vicenda ci sono i controversi bollini “Vista Capable”, che avrebbero dovuto certificare la compatibilità dei computer acquistati prima dell’uscita di Windows 6 con l’imminente nuovo sistema operativo. Bollini che, secondo i sei querelanti, avrebbero dovuto garantire la possibilità di sfruttare appieno le caratteristiche del nuovo OS , ivi compresa l’interfaccia Aero inclusa solo a partire dalla versione Home Premium, e che invece avevano finito per certificare solo l’adeguatezza di quei PC a montare la versione Home Basic.

Inaccettabile, secondo i ricorrenti: per questo avevano chiesto e ottenuto che alla loro citazione venisse riconosciuto l’attributo di class action, in modo da poter riunire sotto un unico ombrello i molteplici casi che – a loro giudizio – ricadevano nella fattispecie. Il giudice, dopo alcuni tentennamenti , aveva concesso lo status di azione collettiva: da quel momento tra le carte processuali erano affiorate moltissime informazioni sulla gestazione del programma dei bollini , tanto da spingere la corte a chiedere nientepopodimenoché al CEO di Microsoft Steve Ballmer di presentarsi in aula.

Gli scambi di email tra produttori di PC, Microsoft e produttori di hardware lasciavano trapelare un quadro molto preciso di come si era giunti alla definizione delle specifiche necessarie ad ottenere la certificazione e il bollino. Tra l’altro si esprimeva chiaramente il coinvolgimento delle alte sfere nel processo, tanto appunto da ventilare la possibilità che in aula si potesse assistere ad una sfilata di CEO e CTO, incaricati di spiegare il perché di certe scelte.

Ma secondo il giudice Pechman, l’accusa non è stata in grado di fornire le prove necessarie a dimostrare che queste scelte abbiano effettivamente causato una variazione artificiosa dei prezzi di mercato dei personal computer. Mancando quindi il presupposto di danno generico, mancano le basi per una class action: ai ricorrenti, ha garantito il giudice, sarà comunque sempre possibile proseguire individualmente nel loro cammino in cerca di una compensazione.

Una prospettiva in grado di spiazzare i sei ricorrenti: un consumatore opposto alla più grande azienda di software del mondo è una sfida piuttosto improbabile, non foss’altro per i capitali necessari a sostenere le spese legali in un caso del genere. Tutto ciò nonostante il giudice si sia espresso chiaramente in merito alla questione delle email interne di Microsoft, nelle quali l’allora capo del gruppo che sviluppava Vista, Jim Allchin, affermava tra l’altro: “Ritengo che ci accingiamo a ingannare i clienti con il programma Capable”.

Secondo il giudice “La questione non è se (…) Microsoft abbia il diritto di offrire molte versioni diverse di un proprio prodotto: la questione è se l’utilizzo da parte di Microsoft del bollino Vista Capable abbia la capacita di confondere (l’acquirente, ndr)”. I dubbi espressi nella corrispondenza interna confermerebbero la necessità di valutare questa criticità, e per questo i sei attori avrebbero tutti i diritti di portare avanti le proprie tesi in aula. Con tutto quello che questo comporta sul piano economico , sia in caso di vittoria che di sconfitta.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
20 feb 2009
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