In tempo di crisi, e quella energetica specie in USA è iniziata ben prima di quella economica, la priorità delle medie e grandi aziende è ridurre al massimo gli sprechi di energia elettrica. Per venire incontro a questa esigenza, negli ultimi anni i produttori di hardware hanno migrato verso il settore server buona parte delle tecnologie nate in ambito mobile: così, oggi non è inusuale trovare nei datacenter sistemi basati su CPU a basso consumo, hard disk da 2,5 pollici e chipset altamente integrati. In futuro, tra i protagonisti del cosiddetto “green IT” potrebbe esserci anche la piccola ed economica CPU di casa Intel , Atom, oggi impiegata quasi esclusivamente su netbook e nettop.
“Guardare ad Atom come a un componente dei futuri server aziendali non è così bizzarro”, ha spiegato Jim Larus, director of software architecture di Microsoft Research , durante il recente evento TechFest 2009 . “Questi chip non sono molto potenti, pertanto potreste doverne utilizzare molti nei vostri server, ma dal momento che ciascuno di essi consuma assai meno energia rispetto ad una CPU tradizionale, l’intero datacenter può diventare più efficiente e produrre la stessa quantità di lavoro risparmiando energia”.
L’idea è che oggi la potenza di calcolo erogata dai moderni processori per server viene in gran parte inutilizzata , e questo perché, nonostante l’avvento delle architettura multi-core, le unità di calcolo complessive sono ancora troppo poche e troppo potenti per consentire una gestione dei consumi realmente efficiente: anche quando tutti i core di una CPU sono accesi, e dunque impegnati in una qualche elaborazione, raramente la potenza del processore viene sfruttata appieno. Ma se al posto di due o quattro CPU quad-core si utilizzano, per ipotesi, 50 Atom, il sistema di ripartizione del carico di lavoro tra le varie CPU potrebbe funzionare in modo più preciso e granulare , disattivando i chip non necessari e sfruttando al massimo quelli attivi.
Stando ai dati riportati da Microsoft, oggi un tipico server enterprise resta mediamente inattivo (idle) per circa il 75 per cento del tempo . Mentre con le CPU tradizionali un server può continuare ad assorbire decine di watt anche in stato di inattività, BigM afferma che con Atom i consumi in idle non supererebbero i 3-4 watt: secondo l’azienda, ciò potrebbe tradursi in un risparmio energetico del 90 per cento.
Se a ciò si aggiunge che, a parità di potenza, i processori Atom forniscono un rapporto performance per watt migliore di quello di tante CPU per server, a prezzi inferiori, si comprende perché un chippetto nato per equipaggiare i PC ultra-low cost potrebbe mirare ad una tipologia di macchine completamente differente.
Durante la TechFest, Larus ha mostrato in azione proprio un server rack costituito da 50 processori Atom : grazie al bassissimo livello di consumo di questi chip, il ricercatore ha spiegato che tale sistema può essere lasciato acceso 24 ore su 24 senza l’ausilio di grandi ventole di raffreddamento. Sulle singole CPU, tuttavia, i ricercatori hanno montato un piccolo dissipatore attivo.
Nel prossimo futuro, macchine come questa potrebbero essere utilizzate all’interno dei datacenter di Microsoft e di altre aziende, ma di sicuro Intel farà di tutto per scoraggiare questa pratica : il prezzo di un chip Atom è infatti decine di volte inferiore a quello di un processore Xeon, e i relativi margini di guadagno sono ridotti all’osso. Tanto ridotti che Intel è stata costretta ( annuncio di ieri) a trasferirne la produzione presso la taiwanese TSMC, le cui fabbriche possono produrre Atom a costi inferiori.
Va poi aggiunto che Atom, a differenza di Xeon o dell’Opteron di AMD , non è stato progettato per l’uso in ambienti mission-critical, e per tale motivo non è garantito per carichi di lavoro intensi e continuati né è contornato da una infrastruttura tecnologica (interconnessioni, chipset, controller di memoria ecc.) altrettanto potente e robusta come quella che caratterizza i fratelli maggiori.
Alessandro Del Rosso