Processo alla Baia, parola alla difesa

Processo alla Baia, parola alla difesa

Rispedite al mittente le accuse, negato ogni addebito. Se nel merito gli interventi degli avvocati dei bucanieri erano scontati, è nei dettagli che potrebbero fare la differenza. Processo finito
Rispedite al mittente le accuse, negato ogni addebito. Se nel merito gli interventi degli avvocati dei bucanieri erano scontati, è nei dettagli che potrebbero fare la differenza. Processo finito

Si è concluso ieri, con le arringhe conclusive dei legali dei quattro imputati, il processo che vede opposti i presunti gestori di The Pirate Bay – probabilmente il più grande website dedicato a BitTorrent in circolazione , di certo il più noto – alla magistratura della Svezia, paese natale del sito e degli accusati, e alle major della musica e della celluloide. Dopo che lunedì l’accusa aveva ribadito le sue richieste di risarcimento economico e di galera per i pirati, oggi la difesa ha respinto le accuse. Tutto come da copione.

Il primo a prendere la parola è stato Jonas Nilsson, avvocato di Fredrik Neij (TiAMO). Mentre il suo assistito provvedeva a sistemare, in remoto mentre era presente in aula, gli inciampi che la scorsa notte avevano paralizzato TPB, Nilsson ha chiarito che la tecnologia che tiene in piedi la Baia è del tutto legittima , e che il suo assistito è solo un tecnico che lavora ad un sito di grande traffico. Per Nilsson l’accusa non ha saputo dimostrare l’illegalità dell’operato di TPB, non ha saputo neppure capire fino in fondo come funzioni il protocollo BitTorrent: il pubblico ministero non avrebbe dimostrato che alcun crimine ha avuto luogo, e dunque Fredrik Neij andrebbe prosciolto da ogni accusa.

Ma c’è un punto, soprattutto, che Nilsson ha sottolineato: la decisione dell’accusa di non perseguire chi ha fisicamente commesso l’eventuale illecito, vale a dire gli utenti, fa sì che l’intero processo sia basato sulla presunta complicità di un crimine di cui non esiste un colpevole . Inaccettabile, secondo il legale, che si possa venire accusati di qualcosa che non è neppure stato stabilito sia o meno un crimine realmente avvenuto: senza contare che nessuna delle prove presentate ha messo in relazione Fredrik (o uno qualsiasi degli altri imputati) con l’effettiva messa a disposizione dei materiali coperti da diritto d’autore.

Un approccio simile, tutto sommato, a quello tenuto da Ola Salomonsson, vale a dire l’avvocato di Gottfrid Svartholm (Anakata): nessuno a parte Peter Sunde, secondo Salomonsson, si è preso la briga di stabilire quanto materiale effettivamente sia stato piratato e condiviso attraverso TPB. Non è stata fornita nessuna prova che lo scambio di questo eventuale materiale sia poi avvenuto effettivamente sul tracker di TPB . Gli incassi del sito tramite la pubblicità, inoltre, sono molto inferiori a quelli prospettati dall’accusa: bastano appena per pagare le spese di gestione. Gottfrid, ha concluso, ha sempre ritenuto di operare in piena legalità: e questa teoria sarebbe corroborata dal fatto che fino ad oggi non è stata spiccata alcuna ingiunzione che lo invitasse a desistere dal suo operato.

Nel pomeriggio è stata poi la volta di Peter Althin, legale di Peter Sunde (Brokep). Per Althin, il suo assistito non è altro che il portavoce di un’organizzazione orizzontale: il fatto di conoscere qualcuno, non significa eventualmente che sia corresponsabile dei reati altrui . “Se chiamassi Saab e gli dicessi di dipingere le loro auto di verde per venderne di più, non avrei alcuna responsabilità per Saab” ha spiegato: dunque, come già affermato per i due imputati precedenti, Peter è innocente. Non ci sono accuse specifiche nei suoi confronti, e andrebbe prosciolto.

Tutti e tre gli interventi sono stati concordi su un punto: le dichiarazioni dei loro teste, in particolare quella del professor Roger Wallis, sono state duramente attaccate dall’accusa tentando di screditare l’autorevolezza degli esperti. In nessun caso, hanno sostenuto gli avvocati, il pubblico ministero o i rappresentati dei detentori dei diritti hanno provato a demolirne le argomentazioni: argomentazioni che, in un modo o nell’altro, gettavano un’ombra funesta sull’impianto accusatorio, poiché la comprensione della tecnologia impiegata da TPB implicherebbe la totale estraneità degli accusati dai reati di cui sono chiamati a rispondere.

Infine, è stata la volta di Carl Lundström difeso da Per Samuelson. Quest’ultimo ha ribadito che il suo assistito altro non è che un uomo d’affari , ma soprattutto ha precisato che il pubblico avrebbe trascurato durante il dibattimento un punto importante: The Pirate Bay è legale oppure no? Le accuse mosse non sono state indirizzate genericamente alla Baia, senza mai precisare chi avrebbe fatto cosa: e questo, secondo Samuelson, basterebbe a mandare tutti a casa prosciolti, mancando per così dire una pistola fumante per ognuno di loro.

Il processo si è chiuso con la richiesta di risarcimento della difesa. Neij, tra l’altro, ha chiesto di venire rimborsato per un volo prenotato per la Thailandia che non ha potuto prendere per via del processo. La Corte ha quindi dichiarato chiuso il dibattimento: la sentenza è stata annunciata per il prossimo 17 aprile .

Luca Annunziata

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Pubblicato il 4 mar 2009
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