Plutone è un pianeta? Troviamone altri

Plutone è un pianeta? Troviamone altri

Lo stato dell'Illinois legifera in materia di classificazione siderale. Alla NASA, invece, guardano ben al di là dei confini del Sistema Solare. Ci sono gatte più importanti da pelare, anche con lo Shuttle
Lo stato dell'Illinois legifera in materia di classificazione siderale. Alla NASA, invece, guardano ben al di là dei confini del Sistema Solare. Ci sono gatte più importanti da pelare, anche con lo Shuttle

Roma – Il Congresso dell’Illinois, stato USA che ha dato i natali allo scopritore del nono planetoide pianeta del Sistema Solare, l’astronomo Clyde Tombaugh (scoperta avvenuta nel 1930), ha sancito che la decisione con cui nel 2006 la International Astronomical Union ( IAU ) aveva declassato Plutone dallo status di pianeta vero e proprio a semplice comprimario dell’affollato panorama dell’assetto planetario locale, sia stata quanto meno affrettata. Pertanto l’Illinois ripristina la qualifica di pianeta per Plutone , e – visto che poi un giorno di celebrazioni non si nega a nessuno – il 13 marzo diventerà, d’ora in avanti, il giorno di commemorazione della scoperta di Plutone.

Perché il 13 marzo? Plutone venne scoperto a febbraio, Tombaugh è nato a gennaio e morto ancora in febbraio: il 13 marzo è in effetti la data in cui l’annuncio della scoperta venne divulgato. Sta di fatto che al Congresso dello stato della regione dei grandi laghi la questione sta molto a cuore. Tanto da mettere nero su bianco che “Plutone è stato ingiustamente degradato a pianeta nano in una votazione a cui ha preso parte solo il 4 per cento degli oltre 10mila scienziati che fanno parte della International Astronomical Union”: ci sarebbero molte voci lì fuori che dissentono su questa nuova classificazione . In ogni caso, “il 96 per cento dell’Assemblea Generale dello Stato dell’Illinois” ha ora “ristabilito lo status di pianeta completo”.

Evidentemente agli esimi rappresentanti del popolo dell’Illinois, che pur siedono sulle loro poltrone grazie a meccanismi simili, devono essere sfuggiti i principi di rappresentanza relativa in seno a istituzioni e associazioni quando parlano di 4 per cento contrapposto al 96 per cento. Ma soprattutto, devono essere a loro sfuggiti i principi scientifici per i quali la riclassificazione di Plutone si è resa necessaria : ci sono altri oggetti del Sistema Solare più grandi del nono pianeta che non sono classificati come tali, l’orbita di Plutone è ancora ingombra di “resti” che la sola forza di gravità del piccolo corpo celeste non è stata in grado di spazzare via (cosa che invece hanno fatto tutti gli altri otto). La lista è lunga, ma evidentemente le scelte fatte in seno al Congresso si basano su altre priorità.

Nella delibera si legge infatti che “il dottor Tombaugh è fino ad oggi l’unico nativo dell’Illinois e l’unico Statunitense ad aver mai scoperto un pianeta”: questioni di orgoglio nazionale , dunque. Chissà cosa penseranno al riguardo, invece, tutti quegli scienziati con passaporto a stelle e strisce che hanno già nel loro curriculum la scoperta di un pianeta o di un planetoide dentro e fuori il Sistema Solare. Il loro numero, tra l’altro, è destinato ad aumentare ora che in orbita sta assestandosi anche Kepler : il nuovo telescopio spaziale della NASA che avrà il compito di setacciare una zona specifica del cielo alla ricerca di altri pianeti nati attorno a stelle simili al nostro Sole. Per i prossimi tre anni e mezzo, dalla sua orbita solare Kepler terrà i suoi sensori puntati su una zona della Via Lattea particolarmente popolata di stelle: mappandole continuamente grazie , tra l’altro, ad una camera da 95 megapixel , gli scienziati dalla Terra tenteranno di rilevare ogni piccola flessione nella curva di luce emessa dagli astri sperando di scovare un pianeta che gli orbita intorno. Una volta scovati, sarà compito dei ricercatori NASA anche tentare di stabilire se questi nuovi compagni di avventura nella galassia si trovino ad una distanza simile a quella che divide la Terra dal Sole, una distanza utile cioè affinché l’acqua sia presente su quei pianeti in forma liquida e sia possibile quindi ritrovare condizioni climatiche simili a quelle terrestri.

Il lancio di Kepler a bordo di un vettore Delta 2 Contare quanti potenziali pianeta Terra ci sono là fuori è una questione tutt’altro che puramente statistica: definire quanto frequentemente, almeno nei confini della Via Lattea, le condizioni necessarie alla vita siano diffuse servirà a stabilire con maggiore precisione quante possibilità ci siano che altrove si siano sviluppate o si svilupperanno concatenazioni di eventi simili a quello che ha permesso la nascita della vita sulla Terra. Se queste condizioni si verificassero raramente, anche meno di quanto stimino oggi gli scienziati, allora la risposta alla domanda “c’è vita nell’Universo” potrebbe essere un po’ meno incerta.

Kepler tenterà proprio di fornire gli spunti necessari a queste riflessioni: solo nella nostra Galassia ci sarebbero circa 100 miliardi di stelle con caratteristiche simili a quelle del Sole , fattore che lascia in ogni caso sperare che prima o poi qualche scoperta interessante possa venire fatta. In ogni caso, non sarà Kepler – che è decollato regolarmente , e questa è anche già un po’ una notizia , nella notte di venerdì scorso dalla base di Cape Canaveral – lo strumento giusto a stabilire se quei pianeti scoperti siano o meno abitati o abitabili: per quello ci vorranno altri fondi (Kepler è costato 600 milioni di dollari) e altre missioni in futuro.

Parlando di fondi e di decolli, nonostante il nuovo presidente USA Barack Obama abbia espresso l’intenzione di garantire un paio di miliardi di dollari in più alla NASA, pare proprio che il tanto a lungo rinviato e finalmente fissato prossimo lancio dell’11 marzo sarà uno degli ultimi per il pluridecennale programma Shuttle. Due miliardi, sebbene siano una bella cifretta, non sono abbastanza per consentire di tenere le ormai obsolete navette ancora in circolazione per molto: con quei soldi si riuscirà probabilmente a completare la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), ma non a salvare la navetta. La notizia pare abbia lasciato l’amaro in bocca a qualcuno, a cui non resta che attendere che la tanto attesa nuova generazione di lanciatori riutilizzabili ( Orion ) sia finalmente pronta. Forse nel 2014.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
9 mar 2009
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