Craigslist attira le lucciole

Craigslist attira le lucciole

Uno sceriffo dell'Illinois reclama la chiusura dei servizi erotici presenti tra i vari annunci del sito, accusato ancora una volta di essere uno strumento nelle mani di chi fa soldi sulla prostituzione
Uno sceriffo dell'Illinois reclama la chiusura dei servizi erotici presenti tra i vari annunci del sito, accusato ancora una volta di essere uno strumento nelle mani di chi fa soldi sulla prostituzione

Roma – Craigslist , il portale di annunci a tutto tondo, è nuovamente sotto i riflettori poiché ritenuto il quartiere a luci rosse del web: ad intervenire è stato questa volta uno sceriffo di una contea nei pressi di Chicago, Illinois, che ha denunciato il sito alle autorità statunitensi poiché, a suo dire, promuoverebbe in maniera consapevole la prostituzione. Di tutt’altro avviso è Jim Buckmaster, CEO dell’azienda che definisce il tutto come una perdita di tempo, dal momento che il sito web non può essere responsabile dei contenuti postati dagli utenti.

Sotto il tiro di Tom Dart, sceriffo della Contea di Cook, vi sarebbe la sezione dedicata ai servizi erotici, un vero e proprio porto franco per la prostituzione. Precisando che le sue accuse non sono da intendersi rivolte al core business del sito, considerato dallo sceriffo un ottimo modo per trovare stanze in affitto o articoli in vendita, Dart ha fatto richiesta esplicita affinché la sezione venga rimossa o monitorata a dovere. Chiede inoltre un risarcimento pari a 100 mila dollari da devolvere alle casse della contea come compenso per le numerose ore lavorative spese ad investigare sulle segnalazioni di annunci illegali postati sul sito.

Secondo il pensiero di Dart, il sito gestirebbe in maniera pessima la sezione dedicata ai servizi erotici a pagamento, costituendo un vero e proprio canale preferenziale per la criminalità nascosta dietro alla prostituzione: “Bambini scomparsi, gente in fuga dal proprio paese, donne vittime di abusi vengono costantemente forzati ad avere rapporti sessuali con stranieri poiché messi in vendita su Craigslist” è il duro attacco dell’ufficiale.

L’azienda sarebbe responsabile poiché, stando a quanto dichiarato da Dart, non effettuerebbe il benché minimo controllo su quanto viene pubblicato: “Il rispetto della policy e la vigilanza sul sito viene fatto interamente dagli utenti: da quello che sappiamo l’azienda conta un organico di 24 dipendenti” spiega lo sceriffo. “Per convalidare quanto affermo, abbiamo deciso di mettere alcuni nostri annunci sul sito, relativi rispettivamente ad una 15 enne e ad una 14 enne in cerca di sesso. Nessuno degli utenti ha sottoscritto alcun richiamo ufficiale ai vertici del sito, rimanendo online – continua – Ciò dimostra chiaramente come non vi sia alcuna forma di controllo nell’intero sistema”.

Alle parole e alle azioni dello sceriffo statunitense è seguito il commento piccato del CEO Buckmaster, che sembra essere molto infastidito dall’intera vicenda: in una risposta ufficiale relativa all’azione legale fatta da Dart, il dirigente dell’azienda ha nuovamente espresso come “la legge sia chiara, ben interpretabile e dalla nostra parte: il servizio non può essere ritenuto responsabile di quanto pubblicato dagli utenti per effetto dell’articolo 230 del Communications Decency Act”. Inoltre, secondo una portavoce del sito, utilizzare Craigslist come strumento utile a compiere azioni criminali sarebbe del tutto privo di senso, poiché l’eventuale malintenzionato lascerebbe numerose tracce digitali.

Il sito, comunque, rispedisce fermamente le accuse al mittente dichiarandosi uno strumento al servizio delle forze dell’ordine. Una presa di posizione che non sembra essere piaciuta ad Richard Blumenthal, procuratore generale del Connecticut e vecchia conoscenza dei dirigenti del sito web. Tramite un altro legale, Blumenthal avrebbe dichiarato che “il sito nega in maniera effettiva l’evidenza, in maniera incomprensibile ed inaccettabile, chiudendo anche un occhio nei confronti delle immagini di nudo e delle tariffe orarie relative alle varie prestazioni postate sul sito”.

Come ricorderanno i lettori di Punto Informatico fu proprio il procuratore generale del Connecticut a lanciare nel 2008 una sorta di avvertimento nei confronti del sito affinché chiarisse la sua posizione e rivedesse le sue politiche.

Vincenzo Gentile

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Pubblicato il
9 mar 2009
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