Rispetta la Rete se chiedi rispetto

Rispetta la Rete se chiedi rispetto

di Guido Scorza - Si affollano le repliche di Carlucci e Rossi alle repliche che la rete ha opposto nei confronti del DDL antipedofilia o antipirateria. I fatti e le parole
di Guido Scorza - Si affollano le repliche di Carlucci e Rossi alle repliche che la rete ha opposto nei confronti del DDL antipedofilia o antipirateria. I fatti e le parole

La vicenda è ormai tanto nota che se qualcuno ha ancora voglia di leggere qualche bit al riguardo è, evidentemente, perché quanto accaduto negli ultimi giorni ha sfiorato i nervi più scoperti della Rete. Vale tuttavia la pena di ripercorrerne i momenti di maggior interesse perché è uno di quei casi in cui i fatti valgono più di milioni di parole.

L’11 febbraio scorso, l’On. Carlucci presenta alla Camera dei Deputati una proposta di legge intitolata “Disposizioni per assicurare la tutela della legalità nella rete internet e delega al Governo per l’istituzione di un apposito comitato presso l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni”. Per un paio di settimane, tuttavia, il testo della proposta non viene pubblicato sul sito della Camera dei deputati né reso disponibile dall’On. Carlucci.

Da alcune prime indiscrezioni si apprende, però, che attraverso la propria iniziativa l’On. Carlucci si propone (1) di vietare l’immissione in Rete di qualsivoglia contenuto in forma anonima senza, peraltro, chiarire come ciò debba avvenire, (2) di estendere, tout court, a Internet la disciplina sulla stampa con particolare riferimento a quella in materia di diffamazione, (3) di ribadire l’applicabilità della legge sul diritto d’autore anche in ambito telematico (chi ne aveva mai dubitato, specie di questi tempi?) e (4) di istituire un comitato per la tutela della legalità in Rete quasi che Giudici e forze dell’Ordine non bastassero.

L’iniziativa, come forse poteva essere previsto, desta curiosità, solleva più di qualche perplessità e genera una pioggia di critiche.

L’On. Carlucci, a questo punto, avverte l’esigenza di pubblicare il testo integrale della propria proposta e di difenderla, sostenendo che essa troverebbe giustificazione nell’esigenza di combattere la pedofilia online, una piaga che, nel nostro Paese, mieterebbe migliaia di vittime ogni anno.

Nell’Era dei vecchi media, probabilmente, ciò sarebbe bastato a placare le polemiche e, magari, a trasformare l’On. Carlucci in un’incompresa protettrice dei più deboli. Ma i tempi sono cambiati anche se, probabilmente, in molti non se ne sono accorti. Nell’Era di Internet i cittadini possono e vogliono capire ed andare a fondo più di quanto non fosse loro consentito ieri e più di quanto non si vorrebbe loro consentire domani.

Ho già scritto con una battuta con la quale ho iniziato ad occuparmi di questa vicenda che la Rete sa leggere, aggiungo oggi che lo sa fare anche oltre e dietro all’apparenza. In poche ore la proposta di legge viene passata al microscopio , letta, esaminata, studiata più di quanto, probabilmente, non abbiano fatto i suoi estensori, e analoga sorte tocca al file .doc attraverso il quale è stata resa disponibile in Rete. Si scopre così che il testo della proposta è redatto dall’Avv. Davide Rossi, Presidente di Univideo e che non una sola riga della relazione di accompagnamento e dell’articolato concernono il problema della pedofilia online.

Si tratta di una proposta mal scritta nella quale si fa fatica ad individuare obiettivi ed una linea conduttrice: nell’articolato si ribadiscono principi mai contestati come l’applicabilità della legge sul diritto d’autore alle condotte telematiche o, piuttosto, il carattere illecito della diffamazione a mezzo Internet e si aggiungono, poi, concetti nuovi, preoccupanti e confusi quali il divieto di anonimato e l’esigenza di un comitato sulla legalità più simile ad una moderna Gestapo che ad una nuova – e comunque non necessaria – Autorità indipendente o giurisdizionale.

Potrebbe finire qui. Capita a tutti di sbagliare e l’importante è – soprattutto se riveste un ruolo istituzionale al quale i cittadini dovrebbero guardare come ad un esempio – ammettere l’errore e farne tesoro in futuro.
Ma questa volta la storia è diversa.

L’On. Carlucci non ci sta e torna a difendere il testo della sua proposta confessando candidamente di aver chiesto al Presidente della più grande associazione dell’industria audiovisiva italiana di aiutarla a scrivere una proposta di legge che continua a definire antipedofilia.

La Rete – permettetemi per una volta di proporne una personificazione a solo scopo narrativo e suggestivo – si sente delusa, presa in giro ed offesa e, quindi, reagisce. In poche ore si moltiplicano i blog ed i siti internet che ne parlano e, qualcuno, oltre confine arriva ad inserire l’iniziativa legislativa dell’On. Carlucci in un album speciale di ridicole iniziative anti-Internet. A questo punto è a tutti evidente che l’unico modo – ammesso che ne esista uno – perché la Rete dimentichi la tragicommedia, consiste nel rimanere in silenzio. È a tutti ovvio salvo, sfortunatamente, che ai due protagonisti: l’Avv. Davide Rossi e l’On. Carlucci.

Il primo imbraccia la tastiera e risponde ad una lettera aperta indirizzatagli da alcuni cittadini indignati: si presenta, ringrazia dei commenti e dell’attenzione riservata al suo intervento (n.d.r: si tratta della relazione nel corso della quale ha candidamente affermato che “Internet non ha migliorato il mondo né lo migliorerà nei prossimi anni”) e poi confronta Internet all’amianto, al cadmio, al mercurio ed alle automobili inquinanti il tutto allo scopo – pare – di dimostrare che Internet non sia il bene assoluto. Nessuna presa di posizione sul merito della vicenda che lo ha trasformato da anonimo – proprio lui che è contrario! – ghostwriter di una proposta di legge in filosofo, ideologo dell’Anti-Internet ed ispiratore dell’On. Carlucci e che, soprattutto, ha fatto di uno dei paladini dell’antipirateria italiana – almeno per dovere istituzionale in quanto Presidente di Univideo – il braccio armato dell’antipedofilia.

Ma questa è una storia che riserva ad ogni click una nuova sorpresa e, quindi, a distanza di poche ore, torna a farsi sentire anche l’On. Carlucci con una nuova replica alla propria replica. Ho letto e riletto il comunicato stampa ma, francamente, non sono riuscito a comprenderne il contenuto. Ci sono, tuttavia, alcuni aspetti che mi hanno colpito.
Questa affermazione innanzitutto: “È stato detto che la proposta di legge avanzata dall’On.Carlucci di vietare l’anonimato su Internet tende a mascherarsi dietro alla pedofilia, ai reati di diffamazione (sempre più frequenti) e ad altri reati, ma che in effetti è studiata per difendere il Diritto d’autore e punire chi illegalmente scarica dalla rete opere coperte da tale Diritto. Bene, e se così fosse cosa ci sarebbe di strano?” Direi assolutamente nulla, a parte la dichiarata, ribadita e reiterata volontà di contrabbandare per antipedofilia un’iniziativa legislativa antipirateria!

Ma ci sarebbe di più, perché come recita un antico proverbio, il lupo perde il pelo ma non il vizio, e come ha già fatto osservare Giacomo Dotta su Webnews , anche il testo del comunicato stampa – come già quello della relazione e della proposta di legge – non sarebbe farina del sacco dell’On. Carlucci né del Suo ufficio. Il testo sarebbe stato, infatti, pressoché integralmente ripreso da qui . Speriamo almeno che l’On. Carlucci abbia chiesto l’autorizzazione al suo autore: in caso contrario saremmo in presenza di un’inequivoca violazione del diritto d’autore a mezzo Internet. Pacifico, invece, che non citando né la fonte né l’autore dell’articolo originario l’On. Carlucci abbia violato il suo diritto morale d’autore.

Un’ultima annotazione di colore: il comunicato stampa di Carlucci si apre con un elenco di definizioni – lo stesso presente nell’articolo originario già richiamato – ampiamente riprese da Wikipedia che, se ben ricordo, è quello strano oggetto che proprio Davide Rossi, nel corso del solito intervento che ha folgorato l’On. Carlucci, aveva offeso e bistrattato come fonte di anti-cultura più che di cultura.

Credo, come scritto in apertura, che i fatti valgano più di ogni altra parola ma mi piacerebbe ricordare a tutti i protagonisti di questa tragicomica epopea che chi chiede rispetto deve darne altrettanto e che i cittadini che usano la Rete per conoscere, informarsi, informare e capire ne meritano più di quanto, in questa storia, non ne abbiano sin qui avuto.

Guido Scorza
www.guidoscorza.it

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Pubblicato il
18 mar 2009
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