“Riuscire ad oscurare i 300mila siti che ci sono in Italia”, siti nei quali si indugi nella rappresentazione di corpi filiformi, pagine nelle quali si celebri la denutrizione sistematica. È questo uno degli obiettivi di una proposta di legge presentata alla Camera da Beatrice Lorenzin , Manlio Contento e Enrico Costa (PDL).
La proposta ( 1965 ), depositata il 28 novembre 2008, reca il titolo “Introduzione dell’articolo 580-bis del codice penale, concernente il reato d’istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l’anoressia”. I relatori si propongono di contenere la diffusione di malattie e disturbi dell’alimentazione agendo su coloro che si facciano latori di incoraggiamenti a intrattenere con il cibo rapporti patologici. Incuneando nel codice penale l’articolo 580-bis, si vorrebbe prevedere una pena fino ad un anno di carcere per “chiunque, con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, determina o rafforza l’altrui proposito di ricorrere a pratiche di restrizione alimentare prolungata idonee a procurare l’anoressia e la bulimia o ne agevola l’esecuzione”. Fino a due anni di carcere sono invece previsti per coloro che si rivolgano a minori di 14 anni o a individui ritenuti privi delle capacità di intendere e di volere.
I 300mila siti contro cui si scaglia l’onorevole, così li rappresenta Lorenzin, sono popolati e animati da “ragazze, spesso minorenni” che “si danno dei consigli su come raggiungere il peso di 35 chili”. Nel mirino di Lorenzin potrebbero finire queste giovani cittadine della rete? Il testo della proposta non sembrerebbe delineare con chiarezza il crinale che divide l’incitazione sistematica alle “pratiche di restrizione alimentare” dal dibattito e dalle disperate esternazioni di giovani scivolano in una spirale patologica. Rimane altresì aperta la questione dello status delle piattaforme che agiscono da intermediario: se, a differenza di quanto prevede il d.lgs 70/2003 , dovessero essere attibuite loro le responsabilità di quanto pubblicato dai loro utenti potrebbero essere chiamate a rispondere del reato.
L’attenzione nei confronti degli spazi online che fungono da punto di riferimento per coloro che attenterebbero all’integrità psicologica di giovani e meno giovani era stata sollevata da Lorenzin già nei mesi scorsi: “non esiste una norma esplicita che consenta di intervenire – lamentava l’onorevole – perché l’anoressia, al contrario della pedofilia, non è un reato ma una malattia”. Lorenzin aveva dunque promesso di impugnare il grimaldello delle legge: con una proposta che “consenta al dipartimento antipedofilia del Viminale di intervenire anche contro i siti pro-anoressia – spiegava – perché quanto vi si legge si configura come istigazione all’autolesionismo, quindi un reato”. La fattispecie dell'”istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l’anoressia”, ha spiegato ora l’onorevole Lorenzin, si configurerebbe dunque come uno strumento : l’obiettivo dei relatori sembrano essere “chat, forum, blog in cui i giovanissimi parlano tra di loro e si danno consigli”. Su quelle pagine, hanno chiosato i relatori, “c’è una vera e propria istigazione all’anoressia”. Configurandosi dunque un reato, si chiarisce, “si permetterà alla polizia postale di avere gli strumenti per chiudere i siti”.
A questo proposito interviene il secondo articolo della proposta di legge, “Utilizzo di strumenti tecnici per impedire l’accesso ai siti telematici che diffondono messaggi che istigano al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare e a diffondere l’anoressia e la bulimia”. “Al fine di contrastare la diffusione tra i minori di messaggi divulgati tramite la rete telematica, suscettibili di rappresentare, per il loro contenuto, un concreto pericolo al ricorso a pratiche di restizione alimentare prolungata idonee a provocare e a diffondere l’anoressia e la bulimia – recita il secondo articolo – con decreto del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sentite le associazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale dei fornitori di connettività alla rete internet, sono stabiliti i criteri e le modalità per impedire l’accesso ai siti che provvedono a diffondere tali messaggi”.
Non è dato sapere quali possano essere le misure tecniche che i ministeri potrebbero mettere in campo se la proposta dovesse concretizzarsi in legge. Non è dato sapere se i provider verranno investiti della responsabilità di agire sui siti esteri sequestrando il traffico come avviene per ora solo per reati che coinvolgano abusi sui minori o il gambling e come si vorrebbe imporre , come descritto nell’emendamento 50bis al pacchetto sicurezza, per le fattispecie di apologia di reato e istigazione a delinquere. Non è dato sapere se i ministeri sceglieranno di istituire un sistema per cui i gestori dei siti vengano invitati a rimuovere i singoli contenuti.
La proposta di Lorenzin sembra modellarsi su quella francese : oltralpe le autorità possono intervenire su siti ritenuti illegali, definiti come quelli che contengano informazioni “su come mentire ai dottori” e su quali siano i cibi “più facili da vomitare”, contenuti che a parere del ministro della Salute locale Roselyne Bachelot non possono essere considerati libere manifestazioni del pensiero. La Spagna ha già iniziato a isolare dalla rete pagine web, nel Regno Unito si è cominciato ad inquadrare l’obiettivo, sempre online e come se per la rete servissero regole più specifiche. Ad esprimere soddisfazione nei confronti della proposta è il MOIGE: “i siti pro ANA e pro MIA (siti che supportano anoressia e bulimia, ndr) costituiscono un pericolo concreto poiché incitano i giovani a comportamenti anoressici e bulimici”.
Gaia Bottà