Linux va sui server, non sui netbook

Linux va sui server, non sui netbook

Due ricerche mettono in luce le tendenze per il Pinguino. Sempre più appetibile per le aziende che cercano il risparmio, sempre meno per gli utenti che fanno lo stesso
Due ricerche mettono in luce le tendenze per il Pinguino. Sempre più appetibile per le aziende che cercano il risparmio, sempre meno per gli utenti che fanno lo stesso

La sua struttura e le sue mille incarnazioni lo rendono adatto all’uno e all’altro mercato: ma il modo in cui viene percepito dai due diversi tipi di clientela ne decreta il successo o il declino . Linux compirà nel corso del 2009, secondo gli analisti, alcuni passi avanti e alcuni passi indietro: la sua fortuna nel settore dei server e delle applicazioni professionali la detterà il suo costo (in alcuni casi zero) messo a confronto con le sue capacità, mentre nel settore consumer dove nel 2008 si era mosso con successo le cose non andranno altrettanto bene.

Il primo a lanciare la sua pietra nello stagno è stato il britannico Laurent Lachal di Ovum, pronosticando il cedimento delle vendite dei netbook equipaggiati con Linux nel corso di quest’anno: “Dopo un avvio deciso – ha spiegato – i netbook con Linux sono stati superati dai netbook con Windows, e Linux sta gradualmente restando sempre più indietro nelle vendite”. Si tratta senz’altro di un giudizio espresso basandosi sulle proprie analisi, ma che trova riscontro nelle stime fatte qualche mese fa da Asus.

Stime che trovano ulteriori conferme in altre previsioni di vendita in arrivo dall’Asia: secondo quanto riferito da un anonimo rivenditore taiwanese, il 90 per cento dei netbook che saranno venduti nel 2009 monterà un sistema operativo diverso da Linux. Il che, al momento , significa Windows XP: questo garantirà al Pinguino appena 2,3 milioni di macchine su un totale stimato di oltre 23 milioni, non abbastanza neppure per eguagliare gli oltre 7 milioni di netbook Linux venduti nel 2008. Uno smacco non da poco, e che frustra le speranze riposte dai sostenitori del sistema operativo open source per eccellenza.

La spiegazione per questa flessione, manco a dirlo, deriverebbe dall’abitudine degli utenti all’interfaccia di Windows e alla poca dimestichezza con quelle, pur semplificate e sviluppate appositamente, di Linux: l’ abitudine ad utilizzare certi strumenti, insomma, spingerebbe gli acquirenti ad optare per un secondo PC in miniatura da affiancare al principale , preferendo un sistema operativo Microsoft per garantire omogeneità tra le due piattaforme. Il risultato, atteso dagli analisti di Ovum, è che entro la fine dell’anno alcuni modelli di netbook potrebbero essere lanciati solo in versione Windows trascurando Linux.

Discorso opposto, invece, venendo al comparto server : nel mercato Enterprise, visto il quadro economico che l’industria sta affrontando, si sta assistendo ad un costante taglio alle spese in tutti i settori, ivi compreso il reparto IT. Ma, a differenza delle precedenti congiunture, c’è una novità: sebbene i budget si facciano sempre più piccoli, la crescita delle necessità tecnologiche delle attività imprenditoriali non si arresta. C’è bisogno, insomma, di fare di più con meno : ed è in questo contesto che, secondo una ricerca commissionata da Novell, Linux gioca un ruolo importante.

Stando a quanto riportato in uno studio IDC, condotto a febbraio su 330 impiegati del reparto IT, il 72 per cento degli intervistati avrebbe in mente o starebbe già testando una soluzione basata su Linux , e il 40 per cento del totale avrebbe già pianificato di spostare su questo sistema operativo una parte delle proprie attività. Anche per quanto riguarda i desktop, il 68 per cento si dice attratto dell’idea di avere un Pinguino nel motore, ma sono i server secondo lo studio ad attirare maggiore attenzione: come già accaduto nel 2001, quando la crisi spinse all’abbandono delle piattaforme RISC in favore delle più economiche x86, questa volta a fare le spese della recessione potrebbe essere Unix .

Sarà infatti il progenitore di Linux che verrà abbandonato: secondo IDC , la base di installato di Windows a livello server non dovrebbe venire intaccata, mentre Linux è oggi visto come alternativa più economica ed efficiente dei vari dialetti Unix ancora in circolazione. La battaglia per l’Enterprise si starebbe dunque avviando ad una conclusione con una lotta ristretta a due contendenti , il sistema operativo di Redmond e quello open source ideato da Linus Torvalds, in attesa di capire se e come Linux sarà in grado di fronteggiare Windows su questo terreno in singolar tenzone.

La questione sollevata da Paul Rubens sulle pagine di Datamation , in effetti, è intrigante: fino ad oggi alla presenza di Windows nel settore Enterprise si sono contrapposte le varie versioni di Linux e Unix presenti sul mercato. Sparendo la concorrenza di quest’ultimo, sul terreno a contendere il primato all’OS di BigM resterà soltanto Linux, che tuttavia disperde le sue energie in molti rivoli. I due principali affluenti per la corrente sono senz’altro Red Hat e SUSE : ai fini di garantire le migliori condizioni competitive, questa la provocazione di Rubens, è opportuno che una delle due lasci spazio all’altra per combattere ad armi pari con Windows? Difficile dirlo oggi: ciò che è certo è che alla fine di questa crisi il panorama dell’IT potrebbe essere molto diverso da quello conosciuto oggi, sia sul piano consumer che su quello dove operano le aziende.

Luca Annunziata

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Pubblicato il 20 mar 2009
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