Quattro ore di sciopero, con tanto di presidio davanti alla sede romana dell’azienda, per dire no ad un piano di ristrutturazione che prevede 60 esuberi. I dipendenti di Oracle Italia , filiale locale della multinazionale statunitense, non condividono le scelte del loro datore di lavoro: contestano le decisioni prese e il metodo con cui questa ristrutturazione viene affrontata, e chiedono di essere ascoltati.
“L’azienda è in ottima salute – spiega a Punto Informatico Susanna Felicetti della FIOM – per la prima volta quest’anno ha distribuito dividendi agli azionisti da quando è stata quotata in borsa, e i manager spediscono internamente email ai dipendenti congratulandosi per i risultati raggiunti e confermando che le cose vanno alla grande”.
Il problema, secondo i rappresentanti sindacali, è legato alla politica di acquisizioni portata avanti dall’azienda: “Dopo ogni espansione – prosegue Felicetti – che comporta l’ingresso di nuovi lavoratori magari anche con stipendi importanti, Oracle procede a campagne unilaterali di riduzione del personale”. La richiesta è discutere insieme con il management queste eventualità, sviluppando di concerto con l’RSU e quindi con i lavoratori i piani di gestione del personale, analogamente a quanto già avviene in altre aziende multinazionali dello stesso settore con sedi in Italia.
Per questo, spiega il sindacato, i lavoratori “hanno voluto dare un segnale”: lo sciopero di oggi, con tanto di presidio e un’assemblea indetta per discutere della questione, si spera possa convincere Oracle a ritornare sul problema ed affrontarlo senza che a farne le spese siano i dipendenti. Altrove raccontano, come in Francia , questo tipo di protesta ha sortito proprio questo effetto: l’azienda ha preso atto dell’opposizione dei lavoratori e ha modificato i propri piani.
Punto Informatico ha contattato Oracle Italia ed è in attesa di un riscontro sulla questione.