I computer diventeranno il perno dell’intero processo di apprendimento per gli scolari del Regno Unito. A prevedere tali novità sono i nuovi curricula per la scuola primaria inglese, anticipati nelle loro linee fondamentali dal Guardian . Si riaccende così il dibattito sull’impiego dei computer a fini didattici.
La presentazione ufficiale della riforma è prevista per il mese prossimo, quando l’estensore Sir Jim Rose – già Direttore dell’Ufficio Standard scolastici di Sua Maestà – la introdurrà al Parlamento. Ma intanto qualche gola profonda ha già parlato (o forse mandato un tweet) ai giornalisti del Guardian .
E così sembra emergere che i nuovi curricula saranno composti da percorsi formativi più flessibili, con l’eliminazione di centinaia di prescrizioni sulle nozioni da impartire, e la concessione di una più ampia autonomia agli insegnanti. Ma sull’ alfabetizzazione informatica e l’impiego dei computer, per converso, i programmi saranno più rigidi. Prima del completamento delle elementari, i bambini dovranno avere imparato a usare strumenti come le email, i podcast, Wikipedia e Twitter – ci saranno corsi obbligatori per imparare a cinguettare – e la scrittura al computer sarà parificata a quella manuale nella pratica quotidiana. D’altra parte, gli insegnanti avranno maggiore libertà nell’insegnamento di materie come le scienze, la geografia e soprattutto la storia, dove non sarà più obbligatorio coprire per intero i programmi fino al XX Secolo.
“Si tratta di programmi molto azzeccati” dice al Guardian Mary Bousted, segretaria generale dell’Associazione insegnanti e professori. “Anche perché – spiega – danno agli insegnanti strumenti più flessibili per fare fronte alle esigenze dei bambini. I ragazzi hanno bisogno di trovare piacere nelle attività di apprendimento, ed è importante che acquisiscano capacità che li aiuteranno nell’apprendimento successivo”.
Ma non tutti sembrano condividere l’entusiasmo di Bousted. Parlando al Telegraph , ad esempio, il portavoce del partito liberal-democratico David Laws ha espresso il timore che le riforme siano eccessivamente radicali. “Nessuna riforma – dice – dovrebbe anteporre l’insegnamento dei meccanismi che servono a navigare rispetto ai fondamentali che servono ai bambini per crescere”.
Le sei aree di conoscenza previste dal nuovo curriculum sono: inglese, comunicazione e linguaggi, matematica, scienze e tecnologie, scienze umane sociali ed ambientali, scienze della salute e del benessere, arti e design. E nell’insegnamento di ciascuna di esse, chiosa il Telegraph , il computer dovrebbe acquisire un’importanza accresciuta .
Anche il ministro dell’Istruzione, Jim Knight, è intervenuto nel dibattito. Il responsabile del dicastero ha inteso rassicurare i cittadini d’oltremanica precisando che “Il report di Sir Rose non è neppure stato completato, che già si leggono storie su ciò che sarebbe aggiunto o tolto. La verità è che stiamo lavorando con i maggiori esperti per liberalizzare i curricula nella direzione richiesta dagli stessi insegnanti. E l’insegnamento della storia è, e sempre sarà, un perno dei nostri programmi”.
Il dibattito sull’impiego dei mezzi informatici per la didattica si fa di anno in anno più acceso. Da una parte, iniziative che fanno dei computer gli strumenti – quando non addirittura gli ambienti – del processo di apprendimento. Dall’altra le riserve di coloro che, appoggiandosi anche a survey e ricerche scientifiche , contestano l’utilità dell’insegnamento mediato dalla tecnologia.
Giovanni Arata