La Baia ora è anche su Facebook

La Baia ora è anche su Facebook

I bucanieri svedesi avanzano, incuranti del processo in attesa di sentenza. E nel frattempo tra i torrenti appare un archivio che punta il dito contro i guadagni del poliziotto amico delle major: Jim Keyzer
I bucanieri svedesi avanzano, incuranti del processo in attesa di sentenza. E nel frattempo tra i torrenti appare un archivio che punta il dito contro i guadagni del poliziotto amico delle major: Jim Keyzer

La prossima frontiera del file sharing sono i social network: ci crede pure The Pirate Bay, visto che ha da poco introdotto nel suo portale una nuova funzionalità che consente a tutti gli utenti di infilare un link ad un file torrent sul proprio profilo di Facebook al prezzo di un semplice click. Una sfida alle major musicali e del cinema che molto presto potrebbe scatenare una controffensiva.

Nelle pagine relative ad ogni singolo archivio indicizzato da TPB, che contenga materiale libero o coperto da copyright, compare adesso un link preceduto dall’inconfondibile logo del social network più in voga della Rete: “Share on Facebook” si legge lì accanto. Con un click compare una finestra che consente di inviare un link di segnalazione ad una ristretta cerchia di amici o di postare direttamente tutto sul proprio profilo pubblico : “Spero solo che la gente – commenta il celebre avvocato Ray Beckermann sul suo sito – non utilizzi questa funzione per scaricare materiale coperto da copyright che non sono autorizzati a condividere”.

Il rischio che invece sia proprio questa la possibilità più concreta, tuttavia, è tutt’altro che remoto. Da parte sua brokep, vale a dire il portavoce della Baia Peter Sunde, non si dichiara particolarmente preoccupato: “per quanto ne so nessun detentore di diritti ha protestato ancora” per questa nuova feature, anche se ricorda che qualsiasi reclamo giunga nella casella di posta di TPB finisce automaticamente nel cestino. Né tirare in ballo Facebook dovrebbe essere un problema: la Baia non ha informato preventivamente il social network delle sue intenzioni , ma a parere di Sunde “tengono d’occhio il loro portale ogni giorno, l’avrebbero dovuto notare da un bel pezzo”.

In ogni caso, il materiale “scottante” sulle pagine di TPB non manca: accanto alla consueta lista di film e album musicali molto spesso additati come principale problema nel corso dei dibattiti e dei processi, si trova molto materiale distribuito legittimamente grazie al protocollo BitTorrent. Fanno ora la loro comparsa anche altri documenti che ci si potrebbe quasi aspettare di trovare invece sul sito principe della rivelazione, Wikileaks. Ultimo dei quali, un archivio contenente molte informazioni personali su Jim Keyzer , vale a dire il poliziotto della divisione scientifica che ha indagato su TPB, accusato dai bucanieri di essersi venduto alle major e poi scagionato.

Keyzer, che proprio tramite Facebook aveva lasciato trapelare la notizia di essere passato per un periodo alle dipendenze di Warner, era scampato ad un’inchiesta grazie al giudizio dei suoi superiori: secondo la polizia svedese non era stato commesso alcun illecito, e dunque non esisteva alcun presupposto per procedere in una indagine per conflitto di interessi . La decisione non era stata presa molto bene dai sostenitori della Baia, Sunde in testa, e un ricorso contro questa decisione era stato promesso.

Evidentemente a qualcuno devono essere saltati i nervi: violato l’account di posta della fidanzata di Keyzer su Hotmail , una serie di informazioni personali sono state collezionate e infilate in un archivio poi distribuito attraverso TPB. Al suo interno una dozzina di documenti, per lo più in svedese, riguardanti la compravendita di un nuovo appartamento da 240 metri quadrati per la coppia e del valore di circa 2,5 milioni di corone svedesi (220mila euro): “Jim Keyzer e la sua fidanzata hanno comprato una nuova casa, ma dove hanno preso i soldi? – ironizzano i cracker – È questo che si domanda, e sta a te scoprirlo”.

Battute a parte, nei commenti al torrent incriminato gli utenti della Baia si dividono: c’è chi plaude all’azione, ripetendo all’infinito quell’ “EPIC WIN” cinguettato da Sunde durante il processo poche settimane or sono, e chi invece mette in luce quanto poco etico e molto illegale sia violare l’email altrui e distribuire documenti e password a chiunque. “Essere per la pirateria è un conto, ma attaccare la vita personale di qualcuno solo perché non è d’accordo con te è solo segno di immaturità” dice un utente, “Per me questo è troppo. Non si scherza con la vita personale, nemmeno di un dipendete delle major o di un poliziotto” aggiunge un altro: al momento il file resta online, e non è giunto alcun commento al riguardo da parte dei fondatori di TPB.

Luca Annunziata

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Pubblicato il 31 mar 2009
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