La notizia è tornata a rimbalzare sui media francesi, ha valicato le Alpi , ha instillato sospetti: il ministro Bondi avrebbe siglato un accordo con il ministro francese della Cultura Christine Albanel. Un patto che, si mormora, contemplerebbe anche le strategie antipirateria perseguite dai due paesi. L’onorevole Cassinelli (PDL) si è tempestivamente attivato: ha presentato un’interrogazione parlamentare per cercare di fare chiarezza.
Le autorità italiane non hanno mai fatto segreto di simpatizzare per una soluzione alla francese per il contrasto alla pirateria, modellata sulla legge ormai approvata oltralpe: non solo i detentori dei diritti ma anche lo stesso comitato antipirateria e l’onorevole Barbareschi si sono espressi a favore di un sistema di risposta graduale . Ma potrebbe non essere tutto: i media parlano un accordo siglato fra i ministri della Cultura. Non è dato sapere se si tratti di un patto vincolante, se contenga disposizioni che traccino una strategia legislativa, se si menzionino nello specifico avvertimenti e disconnessioni da somministrare a coloro che condividono illegalmente dei contenuti. Potrebbe invece trattarsi di una semplice lettera d’intenti che, pubblicata sul sito del Ministero italiano nei giorni successivi al primo avvistamento sui media, si limita a fare accenno al “rafforzamento della cooperazione nel settore della lotta al traffico illecito dei beni culturali, in particolare tra i rispettivi organismi specializzati”.
L’onorevole Cassinelli, che da mesi si fa portavoce delle istanze dei cittadini della rete, vuole sgombrare il campo dai dubbi. “Preoccupato da queste rivelazioni giornalistiche – scrive l’onorevole sul suo blog – ho inoltrato una interrogazione al Ministro per sapere se ciò corrisponda al vero”.
Importare in Italia la legge francese, spiega Cassinelli, significherebbe violare il diritto alla privacy del cittadino con rastrellamenti di indirizzi IP da tradurre in abbonati, significherebbe attentare alla libertà del cittadino di esprimersi e di informarsi online, significherebbe investire del denaro in un progetto inefficace . Ci sarebbero dei “tecnicismi” a rendere di fatto inapplicabile una legge simile, i netizen finirebbero per non rinunciare allo sharing approfittando delle darknet .
L’onorevole, nell’ interrogazione , cita le posizioni che il Parlamento Europeo ha espresso lo scorso settembre: era stato votato a larga maggioranza l’ emendamento 138 , una disposizione che, integrata al Pacchetto Telecom, avrebbe garantito ai netizen l’inviolabilità del proprio diritto a fruire della rete. Solo l’autorità giudiziaria, secondo la disposizione, avrebbe potuto decidere di recidere connessioni. Ma l’emendamento 138 è stato nell’ordine stralciato , reintrodotto e mutilato , mentre il Pacchetto Telecom attende ancora di essere votato.
Cassinelli chiede se “corrisponda al vero che sia intenzione del Governo disciplinare un contesto complesso e delicato come la pirateria in rete adottando un impianto normativo che contrasta decisamente una precedente decisione del Parlamento europeo ed appare difficilmente conciliabile con taluni inviolabili diritti sanciti dalla Costituzione italiana e dal Codice in materia di protezione dei dati personali”. Si attende un riscontro da parte del Ministro Bondi.
Gaia Bottà