In un periodo in cui tutti (o quasi) annunciano ridimensionamenti, tagli, cali di vendite e di fatturato, Apple riesce a piazzare un altro trimestre fiscale vincente, il migliore di tutta la sua storia (se si escludono quelli del periodo natalizio), e al di sopra di ogni previsione: comprese quelle fatte della stessa Apple tre mesi fa.
Diamo un’occhiata ai numeri generali per addentrarci poi in un’analisi più approfondita. Nel secondo quarto fiscale Apple ha realizzato un fatturato pari a 8,16 miliardi di dollari, il 9 per cento in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche i margini sono aumentati, passando dal 32,9 per cento dello scorso anno al 36,4 attuale, il che ha contribuito a portare il guadagno a 1,21 miliardi di dollari (il 15 per cento in più rispetto al 2008). Questi numeri comprendono degli “aggiustamenti” legati alle stime di vita media di iPhone ed Apple TV (particolari legati alla normativa fiscale USA), altrimenti si parlerebbe di 9,06 miliardi di dollari e profitti pari 1,66 miliardi. Rapportandolo alle azioni, l’utile si traduce in 1,33 dollari per azione, il 30 per cento in più di quanto pronosticato al termine del precedente trimestre, e questo ha fatto sì che a Wall Street, nell’after hour, il titolo AAPL “prenotasse” un guadagno di tre punti rispetto al valore della chiusura dei mercati (i risultati fiscali vengono infatti divulgati a mercati chiusi).
Rispetto al primo quarto fiscale del 2009, Apple registra un calo di fatturato del 20 per cento, il che è più che normale visto che il trimestre precedente era quello natalizio. Giusto per allargare il confronto, nello stesso periodo dello scorso anno si registrò un -22 per cento rispetto al trimestre del Natale 2007. Quello che però è più significativo, e mette in evidenza che tutto sommato anche Apple risente della crisi, è il confronto delle unità vendute: nonostante il 9 per cento di fatturato in più, le CPU vendute sono in calo del 3 per cento, dodici punti in meno rispetto al trimestre natalizio. Nello stesso periodo dello scorso anno, pur fatturando di meno, si registrò un +51 per cento di unità vendute rispetto al 2007, e il calo rispetto al periodo natalizio fu solo dell’1 per cento.
Questo non significa che Apple sia entrata in crisi: stiamo analizzando le differenze negli incrementi di due anni (per i lettori più matematici, stiamo facendo una sorta di derivata seconda sulle vendite), quindi stiamo osservando che Apple ha momentaneamente arrestato la propria crescita, il che è da considerasi normale per almeno due motivi: il primo è la già citata crisi mondiale che sta colpendo tutti i beni di consumo e tutte le aziende del settore; il secondo è che sarebbe quasi impossibile mantenere in continuazione dei ritmi di crescita del 50 per cento annuale, ed Apple è in continua crescita da diversi anni. Senza contare che lo scorso anno il secondo trimestre coincise con l’uscita del MacBook Air.
Altri spunti interessanti di discussione possiamo ricavarli analizzando il dettaglio dei singoli dati. Dalle vendite per continente si vede che USA e Giappone sono i paesi che hanno risentito maggiormente della crisi (-8 per cento di CPU nonostante un incremento di fatturato rispettivamente pari all’8 e al 18 per cento), mentre in Europa, dove comunque c’erano maggiori margini di crescita, la vendita di CPU è aumentata del 5 per cento e il fatturato del 18.
Se invece analizziamo i dati in base alle diverse tipologie di prodotto scopriamo che l’iPod continua a vendere alla grande facendo segnare oltre 11 milioni di pezzi venduti (le stime più ottimistiche si fermavano a 10 milioni) e un 3 per cento in più rispetto al secondo quarto del 2008 (lo scorso anno l’incremento rispetto al 2007 era stato quasi nullo). Ancora meglio riesce a realizzare l’iPhone, che con 3,79 milioni di unità vendute totalizza un facile +123 per cento rispetto allo scorso anno, quando il vecchio modello era in vendita in pochi paesi e già si sapeva che a giugno sarebbe arrivata la nuova versione 3G.
Completamente diversa la situazione per il settore computer, dove le vendite sono in leggero calo: -4 per cento per i desktop e -2 per i portatili. Lo scorso anno i portatili erano in crescita del 61 per cento rispetto al 2007, e anche i desktop andavano benone con un +37 per cento. Oggi, oltre alla solita “crisi mondiale”, c’è da dire che gli ultimi aggiornamenti hardware di Apple non hanno entusiasmato gli utenti cunsumer: il Mac mini, a seguito dei miglioramenti, ha aumentato il proprio prezzo, mantenendo così un rapporto prezzo/dotazione poco conveniente, e nel settore dei portatili (a parte il discorso del MacBook senza FireWire) si fa sentire la mancanza di un netbook, macchina che rispecchia sempre di più le esigenze di molte persone, sia economiche che di reali necessità (e quindi, al momento, sta conquistando sempre più i favori del mercato).
In ogni caso, il totale di CPU vendute si assesta a 2,216 milioni di unità, ben al di sopra delle stime degli analisti, anche se inferiore di tre punti rispetto al 2008. I portatili continuano a farla da padrone, rappresentando il 63 per cento del totale (1,398 milioni, contro gli 818 mila desktop), ma proprio sotto questo aspetto si evidenzia il dato più curioso: rispetto al trimestre precedente (che, lo ricordiamo ancora, è il più favorevole in quando include il periodo dei regali di Natale) i portatili sono in calo del 22 per cento, ma i desktop crescono del 12. Lo scorso anno, nel confronto col trimestre natalizio, accadde esattamente il contrario, con i desktop in calo del 12 e i portatili che crescevano del 7 per cento. Difficile pensare ad un’inversione di tendenza: i portatili sono destinati a farla sempre più da padrone. Probabilmente si tratta di una concomitanza di eventi, una combinazione di periodi di attesa e aggiornamenti che ha fatto sì che in questo trimestre si registrasse un dato per certi versi anomalo.
Visto che le vendite di computer sono in leggero calo, mentre iPod e iPhone continuano a crescere, è chiaro che questo andamento si riperquota anche sul fatturato. Se un anno fa il settore computer totalizzava il 46,5 per cento del fatturato totale, mentre iPod e iPhone erano ancora al 40,9, quest’anno la situazione è molto diversa: il settore computer rappresenta solo il 36,1 per cento del fatturato totale, mentre l’insieme di iPod e iPhone (con servizi annessi, quindi iTunes e App Store) sale fino al 51,8, superando quindi la metà degli introiti dell’azienda.
L’iPhone da solo permette ad Apple di incassare il 18,6 per cento del proprio fatturato, mentre lo scorso anno era fermo al 5, e anche il ricavo dell’iTunes Store è aumentato del 19 per cento. Questo la dice lunga sulle capacità di Apple di trovare nuovi modi per incrementare il proprio business: a seguito del rallentamento nel segmento dei portatili, potremmo immaginare che entro la fine dell’anno, o poco più in là, Apple proporrà anch’essa un netbook o qualcosa di simile. Proprio nel contesto della presentazione dei dati fiscali, Tim Cook ha tuttavia affermato che Apple non è interessata al concetto attuale di netbook (“schermi troppo piccoli, tastiere ridotte, software improponibile”), ma nel contempo sta lavorando su alcune idee interessanti per un prodotto che probabilmente andrà ad insidiare proprio quel segmento di mercato.
Dalle percentuali appena esaminate mancano le periferiche (4,4 per cento) e il software (7,7). Il secondo, in particolare, fa segnare un incremento dei ricavi del 18 per cento, confermando il buon andamento di questo comparto in casa Apple. È pur vero che lo scorso anno l’aumento fu molto più elevato (53 per cento), ma era in linea con l’incremento totale di fatturato (+43 punti). I dati di oggi ci mostrano invece un fatturato totale in crescita del 9 per cento con un comparto software che, nel suo piccolo, riesce a spuntare una percentuale doppia.
Per il prossimo trimestre Apple rimane molto prudente, stimando un leggero calo di profitto rispetto al trimestre attuale e un utile pari a 0,95 dollari per azione. Questo dovrebbe anche significare che fin dopo la WWDC non si prevede il lancio di nuovi prodotti destinati al grande pubblico, altrimenti le stime sarebbero più ottimistiche.
Domenico Galimberti
Blog Puce72