Dottrina Sarkozy, accordi impossibili

Dottrina Sarkozy, accordi impossibili

Autorità, ISP e industria non saprebbero trovare soluzioni per applicare il regime di avvertimenti e disconnessioni modellato sul sistema francese. Le ghigliottine potrebbero essere uno stimolo per ripensare il diritto d'autore
Autorità, ISP e industria non saprebbero trovare soluzioni per applicare il regime di avvertimenti e disconnessioni modellato sul sistema francese. Le ghigliottine potrebbero essere uno stimolo per ripensare il diritto d'autore

Si vorrebbero disconnettere cittadini della rete rei di aver perpetrato violazioni del diritto d’autore, si vorrebbero istituire sanzioni esemplari che sappiano dissuadere gli utenti. Sempre più spesso la dottrina Sarkozy appare risolversi in un nulla di fatto a causa della complessità dei procedimenti di negoziazione che di dovrebbero intessere fra le parti in causa: succede in Spagna e nel Regno Unito, succede in Nuova Zelanda, dove una legge era già entrata in vigore.

Non c’è accordo, non c’è possibilità di mediazione, c’è un muro contro muro. Mentre in Francia si sta procedendo alla seconda lettura della controversa dottrina Sarkozy, già sbaragliata in corso di approvazione presso l’Assemblea Nazionale, mentre a Bruxelles si ordisce il testo definitivo del Pacchetto Telecom , nel Regno Unito sono le istituzioni a tornare a pronunciarsi contro le disconnessioni coatte.

Le parole sono di David Lammy, ministro della Proprietà Intellettuale dell’Isola: si era già espresso in merito, ora è tornato a ribadire che un sistema di avvertimenti e disconnessioni è fuori discussione . Il governo si impegnerà per contenere la pirateria, le istituzioni sono già al lavoro, ma una soluzione alla francese sembra essere esclusa: “Spetta ai francesi determinare cosa faccia al caso loro – ha spiegato Lammy – ma noi non crediamo che questa sia la strada da battere”. L’ opposizione che da tempo mostrano i provider appare essere l’ostacolo principale: le autorità sembrano aver ripiegato verso un più garantista schema basato sui semplici avvertimenti e su quelle che il ministro definisce “soluzioni commerciali”. Soluzioni in grado, secondo Lammy, di “assicurare che le persone paghino per ottenere i contenuti”.

Ma la risposta graduale non innesca dibattiti insolubili solo nel Regno Unito. Anche la Spagna tentava di trovare un mediazione fra l’industria dei contenuti e i provider, che avrebbero dovuto recapitare messaggi deterrenti, disconnettere gli utenti recidivi e imporre un sovrapprezzo sulle connessioni che avrebbe saputo compensare i detentori dei diritti depredati delle proprie opere a mezzo della connettività. Nonostante le istituzioni abbiano imposto alle parti di trovare una soluzione che potesse accontentare tutti, nessun accordo è stato raggiunto . L’autoregolamentazione non ha funzionato: SGAE, il corrispettivo dell’italiana SIAE, chiedeva ai provider una collaborazione che gli ISP non sono disposti a garantire. Fornitori di connettività e rappresentanti dell’industria dei contenuti hanno chiuso le negoziazioni: riferiranno direttamente alle autorità, incaricate di sciogliere i nodi di una trattativa che si è arenata .

Ma è in Nuova Zelanda che la minaccia delle disconnessioni sembra essere stata oggetto di una discussione che potrebbe convergere in un ripensamento dell’intero regime della proprietà intellettuale . Il testo di un emendamento alla legge che regola il copyright, la sezione 92A , prevedeva che provider e industria dei contenuti si accordassero per stilare un codice di condotta che stabilisse nei dettagli come brandire avvertimenti e disconnessioni nei confronti dei cittadini della rete che fossero ripetutamente colti nel violare il diritto d’autore abusando della connettività. Le trattative erano state intavolate, l’industria strattonava verso un rigido sistema di sanzioni, i provider chiedevano che l’industria fornisse prove incontrovertibili delle violazioni prima di agire. Poi, la netta opposizione di uno dei principali provider del paese, Telstra Clear: la repressione della pirateria non avrebbe potuto sconfinare nella compressione del diritto a fruire della connettività, del diritto ad informare e ad informarsi che spetta al cittadino. All’opposizione di Telstra Clear era seguita la marcia indietro del legislatore: il Primo Ministro era intervenuto per assicurare che la disposizione contenuta nella sezione 92A non sarebbe entrata in vigore così come era stata scritta dal legislatore.

Ora, le autorità neozelandesi sembrerebbero aver preso in considerazione l’idea di riscrivere da zero l’intera legge che regola il diritto d’autore. Sono molti coloro che diffidano e che sospettano che la revisione si rivolga alla sola disciplina delle disconnessioni, ma National Business Review riporta che le autorità neozelandesi non opereranno apponendo cerotti alla legge e tappando buchi a suon di emendamenti: la legge che tutela il diritto d’autore è stata scritta in un’epoca in cui Internet non era ancora parte integrante della vita dei cittadini. L’insolubile dibattito che ha opposto i provider e l’industria dei contenuti nel trovare una soluzione dimostrerebbe che gli strumenti repressivi messi in campo finora non sarebbero più adeguati.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
4 mag 2009
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