Contrappunti/ L'altro rapporto Caio

Contrappunti/ L'altro rapporto Caio

di M. Mantellini - La fibra non serve. Ancora. Quello che conta è garantire che l'infrastruttura di oggi resti libera anche domani
di M. Mantellini - La fibra non serve. Ancora. Quello che conta è garantire che l'infrastruttura di oggi resti libera anche domani

Qualche giorno fa, quando è iniziato a circolare in rete il pdf del segretissimo piano che Francesco Caio ha preparato per il Governo sullo sviluppo della rete in Italia, si sono scatenate prevedibili discussioni in gran parte centrate sul grande interrogativo contenuto nel documento, vale a dire dove trovare i soldi per il cosiddetto Network di Nuova Generazione.

Quasi nessuno si è invece soffermato sulla questione che sta a monte di questa necessità infrastrutturale che viene data per scontata un po’ in tutto il mondo. Nel documento di Caio, apprezzabilissimo per l’attenzione che rivolge alle questioni legate al digital divide strutturale, all’analisi dello scenario futuro vengono dedicate solo un paio di slide nelle quali, ad essere sinceri le ragioni della necessità di sviluppo di una rete molto più veloce di quella attuale non sono per nulla chiare.

l'utilizzo di internet

Preso atto che dopo un periodo iniziale caratterizzato da browsing e mail (1995-2000), seguito dalla lunga fase attuale (2000-2010) dove la parte del leone l’avrebbero fatta le chat, i social network, il video streaming a bassa definizione, lo sharing di piccoli file e l’IPTV, secondo il rapporto Caio il prossimo quinquennio (2010-2015) sarà caratterizzato dalla prevalenza del visual networking, della streaming in HD, della consumer telepresence, dallo scambio fra utenti di grandi file e dalla IPTV ad alta definizione.

Ancora più caotica e difficile da sottoscrivere è la lista dei device utilizzati per simili attività di rete: mentre fino al 2000 si navigava attraverso i desktop ed i laptop, nell’ultimo decennio i “terminali dominanti” sarebbero stati il cellulare, gli smartphone (qualcuno mi illumini sulla differenza fra i due!) e i set-top box. L’analisi di scenario sulle modalità di accesso alla rete per il prossimo quinquennio è altrettanto generica e vaga e prevede game console, TV e “altra elettronica di consumo”.

Non ci vuole molto per comprendere che questa slide, una slide fondamentale nella quale raccontare le ragioni che guiderebbero prossimi giganteschi investimenti sulle rete trasmissiva, è, non solo discretamente senza senso nella valutazione del già accaduto, ma vaga e discutibilissima anche sulle previsioni per il futuro.

In realtà una ragione per questa vaghezza c’è: non esistono grandissime ragioni contingenti, specie in questo paese, che giustifichino da sole gli investimenti per la NGN. Anche le altre motivazioni elencate nel rapporto, l’evidente proliferare di device a vario titolo connessi alla rete o lo sviluppo di una rete di servizi online legati all’e-government, non sembrano essere fenomeni in grado di spostare la richiesta di banda oltre quella di un collegamento DSL di media qualità.

Il rapporto Caio ha il grande merito di spiegare molto bene la necessità di fornire alla popolazione di tutto il Paese una banda minima garantita attorno ai 2 mega, ha l’indubbia onesta di far ruotare attorno a questa valutazione sulle necessita minime (una sorta di servizio universale esteso alla banda larga di cui i più illuminati parlano ormai da tempo) la discussione preliminare sul “cosa fare”, anche affermando con chiarezza quello che tutti sospettavano e cioè che la copertura ADSL raccontata da Telecom in questi anni è discretamente al di sopra di quella reale, ma non spiega a cosa servirà domani una nuova luccicante rete in fibra ad alta velocità.

Il mio punto di vista al riguardo è duplice e molto semplice: la NGN è necessaria come il pane, la NGN è maledettamente pericolosa.

Abbiamo bisogno di investire pesantemente sulla rete anche se non sappiamo bene il perché. Come ci insegna chiaramente la storia di Internet negli ultimi 15 anni le tecnologie abilitano e gli umani dopo fanno il resto. È assai probabile che lo scenario disegnato dal rapporto Caio sulla evoluzione dei servizi di rete sia risibile e facilmente superato dagli eventi ma non sarà questa superficialità di analisi a togliere validità all’idea di una solo grande rete in fibra che raggiunga la casa del maggior numero possibile di cittadini. Gli utilizzi intelligenti, se avremo l’accortezza di gestire bene il processo, seguiranno.

Contemporaneamente sarebbe sciocco non vedere che dietro alla NGN, in Italia così come in molti altri paesi, ribollono le aspettative di soggetti diversi dai fornitori di accesso cui siamo normalmente abituati. Molti di costoro hanno interessi opposti rispetto a quelli dei cittadini, si oppongono alla neutralità, aspirano alla creazione di servizi di rete chiusi e controllati, immaginano insomma una rete Internet certamente veloce ma che abbia un respiro proprietario e orientato al business. Trovare un equilibrio che crei valore per tutti è forse possibile ma certamente assai complicato. Ed in questo Paese, dove gli interessi della collettività sono spesso sommersi dalle aspettative di grandi, piccole e piccolissime parrocchie, è anche più difficile e pericoloso che altrove.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il
25 mag 2009
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