AT&T e gli altri operatori di telecomunicazioni statunitensi che hanno concesso alla NSA la possibilità di spiare tutto e tutti possono stare tranquilli: il giudice distrettuale Vaughn Walker ha accolto “la volontà del Congresso” di costruire uno scudo legale impenetrabile attorno agli affari sporchi dello spionaggio telematico del paese facendo cadere le richieste di trasparenza portate avanti da Electronic Frontier Foundation e American Civil Liberties Union .
Le discusse modifiche del FISA Act , definitivamente approvate dal parlamento statunitense nel 2008 con il beneplacito dell’allora senatore Barack Obama, rappresentano secondo il giudice Walker “l’inequivocabile intenzione” del suddetto parlamento “di creare un’immunità che difenda dalle responsabilità le società di telecomunicazioni accusate” e portate in tribunale. Ragion per cui il potere giudiziario non può che prendere atto di questa intenzione e comportarsi di conseguenza lasciando fuori dalla porta le istanze di trasparenza portate avanti da EFF, ACLU e altri .
Apparentemente con la decisione di Walker si conclude una vicenda avviata nel lontano 2006, quando la suddetta EFF ha denunciato AT&T per lo spionaggio distribuito e non autorizzato della NSA, e che nel tempo si è allargata sino a includere dozzine di cause legali contro tutti i maggiori provider del paese coinvolti, assieme ad AT&T, nel massiccio piano di intercettazioni messo in atto dagli agenti federali.
Walker aveva inizialmente concesso alla causa di EFF di procedere nel suo iter legale, prima che ci si mettesse di mezzo il presidente e venissero prese in esame le motivazioni dell’accusa nel merito. Lo scudo legale voluto prima da Bush e poi ratificato dal Congresso ha infine portato all’attuale decisione del giudice, che prende atto delle modifiche legislative ma lascia aperta la finestra ad azioni ulteriori nei confronti di chi quelle modifiche le ha volute in origine, vale a dire la Casa Bianca e il governo.
Se le telco sono fuori dai giochi in via (a quanto pare) definitiva, infatti, Walker concede che per l’accusa (quindi EFF e ACLU) rimane intatta la possibilità di fare causa agli attori principali della vicenda delle intercettazioni , ovverosia coloro che hanno fatto di tutto per trasformare quelle che evidentemente potevano essere considerate come intromissioni illegali nella vita e nella privacy di milioni di cittadini USA in un’azione totalmente legittima, irreggimentata nell’ideologia della lotta al terrorismo dell’America post 11 settembre.
Nonostante lo scudo delle telco, la vicenda intercettazioni è insomma tutto fuorché conclusa : in una delle tante cause legali di EFF ancora pendenti, riguardante due avvocati tenuti sotto controllo dal governo perché impegnati con un’organizzazione di beneficenza di matrice islamica, l’accusa chiama in causa la presidenza USA e chiede al giudice di stabilire se la Casa Bianca abbia o meno il diritto di scavalcare il Congresso, come Bush fece appunto nel 2001 autorizzando il piano segreto della NSA.
Per quanto riguarda il coinvolgimento delle società di telecomunicazione, infine, EFF e ACLU si dicono “profondamente insoddisfatte” del giudizio di Walker e comunicano la volontà di appellarsi alla sentenza: a dire delle due organizzazioni il FISA Act è incostituzionale . “Facendo passare l’immunità retroattiva per la complicità delle telco nel programma di intercettazioni illegali – dice l’avvocato di EFF Kurt Opsahl – il Congresso ha abdicato al suo dovere nei confronti del popolo americano”. Ora è compito della Corte d’Appello, dice Opsahl, “difendere la Costituzione e ribaltare la decisione di oggi”.
Alfonso Maruccia