La condanna della crew di The Pirate Bay ? Per il Piratpartiet (“Partito Pirata”) svedese è stata solo l’inizio di un’avventura che continua, inconcepibile solo fino a poche settimane fa: il Piratpartiet fa politica per difendere gli interessi della sterminata sequela di utenti del file sharing, che d’ora in poi potranno contare (per la Svezia ma non solo) su loro diretti rappresentati seduti nel parlamento di Strasburgo.
Il Piratpartiet non ha vinto ma ha stravinto le elezioni europee svedesi: la forza politica pro-file sharing aveva già conosciuto un aumento vertiginoso di membri in seguito alla sentenza del caso TPB, e ora le autorità del paese certificano non solo che essa ha superato la soglia di sbarramento del 4% (necessaria per conquistarsi il diritto di avere un rappresentante) ma che ha raggiunto un incredibile 7,1% dei voti, battendo altri partiti politici caratterizzati da ben altra storia e periodo di formazione.
Tali partiti dovranno però rassegnarsi al fatto che con queste elezioni il Piratpartiet ha fatto la sua storia : fondato solo tre anni fa, tra lo scetticismo di molti e l’ilarità di alcuni il Partito Pirata è riuscito a conquistarsi il seguito delle giovani generazioni, a cui i vecchi politici “hanno strappato via lo stile di vita bit per bit” come dice il leader della formazione Rick Falkvinge, entusiasta per la vittoria. Il 7,1% dei voti (ottenuto da un’affluenza alle urne del 43%) significa aver conquistato 200mila preferenze totali, un numero a dir poco impressionante se confrontato ai poco meno che 35mila voti ottenuti nel 2006.
Uno dei 18 seggi parlamentari che spettano alla Svezia verrà dunque assegnato al Piratpartiet e, come già fece in occasione delle manifestazioni pro-TPB organizzate a Stoccolma il giorno successivo alla condanna, Falkvinge dichiara battagliero di avere un’agenda politica esplosiva, che include il contrasto all’azione di lobby dell’industria dei contenuti sino alla depenalizzazione dell’utilizzo del file sharing per uso privato .
Il risultato del Piratpartiet si mostra ancora più significativo se si considera che il corrispondente movimento con base in Germania di voti ne ha presi solo l’1%, un tetto considerato “soddisfacente” dagli interessati (presentatisi per la prima volta a una competizione elettorale) e che quantomeno permette loro di accedere ai contributi governativi per meglio organizzarsi per la prossima occasione. Il Partito Pirata svedese ha stravinto nonostante il mancato appoggio ufficiale della crew di TPB , con Peter “Brokep” Sunde che ha persino espresso la propria preferenza per il partito dei Verdi snobbando il Piratpartiet .
Con o senza l’appoggio della Baia, a ogni modo, i Pirati navigano in Europa con il vento in poppa. Le istanze del Piratpartiet potrebbero non avere molte speranze di dettare l’agenda del parlamento e della commissione della UE. Ma una voce diversa si leverà fra coloro che reggono il Vecchio Continente.
Alfonso Maruccia