Roma – Sul mercato americano dei server, Linux sembra procedere col vento in poppa. Un’indagine di Gartner Dataquest mostra infatti come, rispetto ad un anno prima, durante il quarto trimestre del 2002 le entrate legate ai server Linux sono cresciute del 90%, passando da 202,2 milioni di dollari a 384,6 milioni, e questo a fronte di una crescita dell’intero mercato dei server di appena il 5%.
I maggiori beneficiari del buon andamento di Linux sono IBM, che ha portato il fatturato dei suoi server Linux da 75,6 milioni di dollari del quarto trimestre del 2001 ai 159,9 milioni dello stesso periodo del 2002; HP, che è passata da 44,3 milioni a 80,2 milioni; e Dell, che è passata da 46,1 milioni a 77,1 milioni. Questi tre sono, non a caso, i tre produttori di computer che di recente hanno investito di più su Linux. Sun, che ha cominciato a vendere server Linux solo lo scorso anno, ha incassato 1,3 milioni di dollari.
I server Linux, secondo il rapporto del Gartner, rappresentano circa il 14% di tutti i server venduti negli Stati Uniti durante il primo trimestre ma appena il 7,6% delle entrate. Questa discrepanza si giustifica con il fatto che Linux è ancora in larga parte diffuso sui server low-end, dove i margini di guadagno sono inferiori.
Significativo è il dato relativo al mercato Unix, dove la vendita di server, rispetto al 2001, è calata del 3%: una percentuale rosicchiata in larga parte proprio dai sistemi con processori Intel basati su Linux. Sun conserva la leadership di questo segmento, seguita da HP, IBM e SGI, ma fa registrare, rispetto al 2001, una perdita nelle vendite pari al 27%, una sorte che condivide anche con SGI.
Intel comanda il mercato dell’hardware dei server con una quota che supera il 90% e accresce la distanza dai produttori di chip RISC, come IBM e Sun.
Le statistiche presentate dal Gartner sembrano confermare i dati di altre recenti indagini di mercato, fra cui quella relativa all’andamento di Linux nell’enterprise e nei datacenter , entrambe di Goldman Sachs.