Apple non realizzerà un netbook sino a quando la tecnologia non sarà ad un livello tale da consentire di garantire un prodotto all’altezza del marchio. Sono queste le parole usate dal CEO Tim Cook, una sorta di epitaffio sul tormentone che ha invaso la rete negli ultimi mesi. Nel mentre, Microsoft decide di adottare una nuova strategia di mercato abbassando i prezzi e puntando al risultato globale. Il che comporta la priorità di rendere più appetibili i propri prodotti su mercati in cui la pirateria soffoca il commercio legale. Come in Cina, ad esempio.
L’annuncio di Cook è avvenuto durante la conference call indetta dall’azienda californiana per commentare i più che rosei risultati del periodo fiscale appena conclusosi: nonostante la crisi economica, la Mela festeggia una crescita del 12 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un guadagno complessivo di 8,34 miliardi di dollari e un profitto netto pari a 1,23 miliardi di dollari.
Secondo alcuni analisti, un risultato simile è stato possibile non solo grazie all’interesse generato sul pubblico dai nuovi prodotti – iPhone 3GS in primis – ma anche grazie alla politica commerciale che ha portato al taglio dei prezzi su alcuni prodotti. In particolare, sebbene l’azienda di Cupertino non si sbilanci più di tanto, le vendite hanno premiato la promozione nella gamma Pro del Macbook da 13 pollici, che avrebbe attratto molti degli utenti in procinto di comprare la versione in policarbonato.
Sempre in tema di notebook, l’azienda ha colto l’occasione per precisare le sue posizioni in materia di netbook, uno dei temi più caldi negli ultimi mesi, riguardo a cui aficionado e addetti ai lavori hanno più volte ventilato l’ipotesi di vedere apparire sul mercato un netbook con il logo della mela morsicata. A smentire tale ipotesi è il CEO Tim Cook, secondo il quale “L’obiettivo di Apple non è quello di costruire numerosi tipi di computer, semmai quello di costruire il meglio. Qualunque sia il prezzo utile a realizzare il miglior computer – continua – noi lo faremo. Però – precisa – non siamo in grado di costruire un grande computer dal prezzo di 400 dollari”.
In particolare, secondo il pensiero dell’azienda, i netbook non sarebbero del tutto affidabili , impedendo per definizione la riuscita di un’ottima user experience, quello che l’azienda californiana considera il proprio cavallo di battaglia: “I netbook non sono per niente robusti, soffrono di mancanza di potenza e hanno anche piccoli display, nonché tastiere limitate” – precisa. “Molte persone non sarebbero felici di un prodotto del genere e, inoltre, noi vogliamo solo realizzare prodotti che siano molto innovativi e che possano renderci orgogliosi della loro riuscita”. Come già detto, dichiarazioni del genere sembrerebbero chiudere la porta, almeno per il momento, ad un prodotto del genere.
In ottica di taglio dei prezzi arrivano invece le nuove strategie di Microsoft, annunciate da Ballmer in persona. In particolare, l’azienda di Redmond sta pensando di ritoccare verso il basso il prezzo di alcuni suoi prodotti in maniera da rinunciare al massimo degli incassi su alcuni settori commerciali specifici e spingere al massimo sugli introiti totali. Come effetto di questa nuova politica, l’azienda ha pensato di tagliare il prezzo sui mercati dove la pirateria software è un fenomeno più imponente.
Sperimentazioni del genere sono già state avviate in paesi in via di sviluppo, o in mercati emergenti come quello cinese, in cui, stando ai dati forniti da Microsoft, sino a poco tempo fa il 95 per cento dei pacchetti Office installati era pirata. In tal senso, il taglio dei prezzi è visto come l’incentivo utile a spingere gli utenti a spendere poco per ottenere un prodotto originale. Il test iniziato lo scorso settembre nel paese asiatico, che prevede la vendita di Office a soli 29 dollari, è andato a gonfie vele, portando a Redmond un incremento delle vendite dell’800 per cento. Tale risultato ha spinto l’azienda a fissare come definitivi i prezzi.
Vincenzo Gentile