The Pay Bay tra i marosi

The Pay Bay tra i marosi

Quello che sin qui appariva come un progetto dal successo improbabile si avvia mestamente a essere stroncato prima ancora di nascere. Non ci sono fondi per l'acquisto di The Pirate Bay. E l'industria torna all'attacco
Quello che sin qui appariva come un progetto dal successo improbabile si avvia mestamente a essere stroncato prima ancora di nascere. Non ci sono fondi per l'acquisto di The Pirate Bay. E l'industria torna all'attacco

Come i “classici” serial sudamericani di amore, potere e governanti col reggicalze, anche la telenovela tecnologico-commerciale di The Pirate Bay non manca di riservare una puntata diversa a ogni sorgere del sole. Nell’ episodio precedente i tre admin della Baia erano stati chiamati in causa dalla lobby olandese del copyright BREIN, mentre trapelavano voci sulle difficoltà dell’accordo per la vendita dell’ex-portale pirata. Oggi quelle voci diventano una quasi certezza e l’industria dell’intrattenimento fa ancora una volta la voce grossa per tagliare fuori dalla rete i server del tracker – ancora operante – di TPB.

Nella telenovela di The Pay Bay mancheranno forse i reggicalze e le scappatelle sessuali nel cuore della notte, ma di certo non mancano pathos e colpi di scena: i quattro uomini riconducibili in qualche modo alle attività di TPB sono stati condannati alla galera e a multe salatissime, ma al di là di questo al momento poco è cambiato nell’attività di file sharing veicolata dal motore di ricerca e dal tracker del portale.

Una situazione inaccettabile, almeno dal punto di vista delle major multimediali che già avevano provato, dopo la schiacciante vittoria iniziale, ad aumentare la pressione legale sui responsabili della Baia chiedendo la cessazione delle attività del sito e nuove pene pecuniarie per ogni giorno di sharing in più. Allora furono le etichette discografiche a fare la voce grossa, mentre oggi è il turno della lobby hollywoodiana provare a fare lo stesso pretendendo l’intervento di un giudice a cancellare per sempre TPB dalla Rete .

La nuova minaccia legale a una Baia in piena mutazione include nomi pesanti del calibro di Columbia, Disney, NBC, Paramount, Sony, 20th Century Fox, Universal e Warner, tutti concordi nel chiedere il blocco definitivo dell’infrazione di copyright condotta per mezzo della Baia assieme alla cessazione della fornitura di banda da parte del provider Black Internet AB . Sono centinaia gli show televisivi e cinematografici “piratati” ogni giorno sul portale svedese, accusano gli studios, e considerando che con l’appello in arrivo il processo potrebbe durare anni l’industria vuole che la Baia termini qui e adesso tutte le sue attività.

Alle richieste delle lobby multimediali risponde il portavoce di TPB Peter “Brokep” Sunde, che con il solito stile smargiasso e disinteressato dice che Hollywood sta provando a denunciare qualcuno che nemmeno vive nella giurisdizione interessata (in questo caso Stoccolma), pretende di accollare alla crew della Baia una proprietà (quella della Baia stessa) che non è più tale dal 2006 e sta in realtà cercando come può di mettere i bastoni tra le ruote all’accordo per la cessione del sito alla società svedese Global Gaming Factory.

Cessione che, a conti fatti, appare sempre più improbabile con il passare del tempo e l’emergere di nuovi retroscena a dir poco rivelatori: in precedenza la dirigenza di GGF si era affrettata a sconfessare le dichiarazione scoraggianti dell’avvocato Ricardo Dijkstra, che tendevano a mettere in forse l’acquisizione della Baia da parte della società. Ma ora a quelle dichiarazioni si aggiungono le rivelazioni di Wayne Rosso, ex-CEO di Grokster coinvolto in prima persona nella stipulazione di patti di ferro con le major che prima si chiama fuori dall’impresa e poi dà praticamente per morta l’operazione The Pay Bay.

“Abbiamo deciso di non rischiare ulteriormente la nostra reputazione” dice Rosso, denunciando la mancanza di concretezza nei piani del management di GGF, le promesse di pagamenti mai mantenute e l’impressione che in realtà dei milioni di dollari promessi alla crew di TPB c’è ben poco essendo GGF priva di obiettivi concreti sul futuro del neo-acquisto. Stante così la situazione, un ignoto “insider” della Baia ha rivelato a TorrentFreak che GGF ha ora solo una settimana di tempo per far seguire i fatti alle parole, termine scaduto il quale il tentativo di accordo dovrà considerarsi definitivamente archiviato .

E a quel punto che ne sarà della Baia, che per Sunde non ha più gambe tali da andare avanti da sola? In questo caso il “pirata” svedese abbandona la sua tipica boria e confessa di non avere più assi nella manica da presentare al pubblico.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
30 lug 2009
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