Google News aggrega e ordina contenuti, organizza link, fa convergere i cittadini della rete e li indirizza verso le pagine sulle quali gli organi di informazione riversano notizie supporate dalla pubblicità. Ma gli editori non ci stanno: la Federazione Italiana Editori Giornali ( FIEG ) ha mobilitato l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato . L’Antitrust italiano ha avviato un’istruttoria per verificare la posizione di Google, per accertarsi che non abusi dalle sua leadership nel mercato dei motori di ricerca, che non attenti alla concorrenza nel mercato pubblicitario online.
Gli editori di FIEG si sono rivolti all’Authority alla fine del mese di luglio: il provvedimento, pubblicato in queste ore sul sito del Garante, illustra le motivazioni e le rivendicazioni degli operatori italiani dell’informazione. Google non sarebbe un disinteressato gatekeeper , non organizzerebbe il fluire dell’informazione in maniera oggettiva, indirizzando gli utenti verso il rivolo che più li interessa: gli editori ritengono piuttosto che Google possa servirsi di Google News per consolidare la propria posizione nella gestione degli spazi pubblicitari online, attentando alle tradizionali dinamiche di raccolta pubblicitaria su cui fanno affidamento le testate online.
L’Antitrust traccia una panoramica del mercato pubblicitario in rete: facendo riferimento ai dati emersi nel quadro del procedimento comunitario seguito alla acquisizione di DoubleClick, si osserva che Google nel 2006 si sarebbe ritagliato una quota compresa tra il 42 e il 58 per cento del mercato dell’intermediazione nella compravendita di spazi pubblicitari. Una percentuale che l’AGCM ritiene che Google abbia “ulteriormente consolidato” con l’evolvere del mercato e l’offerta di nuovi servizi, una percentuale che si rivelerebbe ancor più importante considerato che le dimensioni di Google sono in grado di attirare nella propria orbita una rete di contatti più fitta ed estesa rispetto alla concorrenza. Per quanto riguarda la posizione della Grande G in Italia, l’Antitrust prende in considerazione il mercato della pubblicità affiancata al search: “si rileva come vi siano significative barriere all’entrata derivanti degli ingenti investimenti irrecuperabili necessari per sviluppare e promuovere un motore di ricerca alternativo a Google”. Google detiene una posizione dominante su entrambi i mercati, spiega l’Antitrust: occorre ora determinare se e come Google possa abusare di questo primato.
Il servizio di aggregazione di Mountain View, riconosce l’Antitrust, rappresenta “un importante portale di accesso ai contenuti dell’editoria on-line italiana, potendo in una certa misura indirizzare i flussi degli utenti verso determinati siti, e allo stesso tempo un elemento di traino dell’insieme di servizi offerti da Google ai propri utenti”. Gli editori, nonostante si giovino del traffico e degli utenti smistati e indirizzati da Google News sulle pagine delle proprie testate, lamentano il fatto di essere esclusi dai meccanismi che regolano l’aggregazione e la visibilità delle notizie mostrate dal servizio. “Le pratiche tecnologiche con cui Google forma i propri indici (ranking) dei contenuti riportati su Google News Italia e i propri indici di risposta alle queries degli utenti – osserva l’Antitrust – non sono trasparenti”: Google, operando secondo criteri insondabili, sarebbe in grado di garantire visibilità ai contenuti e alle inserzioni ospitati da certi organi di informazione piuttosto che da altri, da organi di informazione che si servono di certi intermediari piuttosto che di altri, così, spiega l’AGCM, “La mancanza di trasparenza, secondo FIEG, procura danni agli editori che competono con Google nel mercato della raccolta pubblicitaria on-line”.
L’editore, osserva inoltre l’Authority, “non avrebbe la possibilità di controllare quali dei propri contenuti possano essere indicizzati e resi accessibili tramite Google News”. Gli editori italiani, così come gli editori di altri numerosi paesi , sono impensieriti dalla presenza dei propri contenuti su Google News: il servizio linka a pagine interne della testata, scavalcando l’home page, fruttuosa in termini pubblicitari; i titoli e gli estratti delle notizie ospitati da Google potrebbero vampirizzare gli altrui contenuti, veicolando pubblicità da cui solo Google trarrebbe vantaggio, come già avviene nella versione statunitense del servizio. Gli editori di FIEG non sembrerebbero voler rinunciare alla presenza fra i risultati delle ordinarie ricerche degli utenti, ma vorrebbero che venisse loro garantita la possibilità di scegliere se figurare o meno fra i grappoli di notizie raccolti e organizzati dall’aggregatore.
L’istruttoria è ora stata avviata, le parti potranno intervenire per chiarire la propria posizione. Google Italia, contattata da Punto Informatico , mantiene il riserbo e non si discosta dalle posizioni espresse finora: “Stiamo raccogliendo ulteriori dettagli, benché sappiamo che la notifica sia relativa a Google News, un servizio che porta traffico e utenti ai siti dei giornali”.
Gaia Bottà