Australia, Anonymous contro i filtri

Australia, Anonymous contro i filtri

Il filtraggio voluto dalle autorità di Canberra lede i diritti dei cittadini. La protesta del collettivo in un sito e in un attacco diretto
Il filtraggio voluto dalle autorità di Canberra lede i diritti dei cittadini. La protesta del collettivo in un sito e in un attacco diretto

“Ciao, Australia. Siamo gli Anonymous e proteggiamo i vostri diritti”. Anonymous ha salutato così i cittadini della rete australiani, invitandoli a riflettere seriamente sul fatto che il governo federale di Canberra sta pianificando di filtrare Internet , bloccando una vasta serie di contenuti legali provenienti dalla maggior parte del mondo. “Esattamente come in Cina”, ha aggiunto il gruppo.

C’è un sito, 09-09-2009.org , che invita a “combattere per il proprio diritto alla libera espressione” e che ha postato un video in cui Anonymous dichiara di osservare da tempo i movimenti pubblici del Primo Ministro Kevin Rudd, ma soprattutto del Ministro delle Comunicazioni Stephen Conroy. I risultati di queste attività di monitoraggio non hanno particolarmente soddisfatto il gruppo: Canberra starebbe tenendo segreta una blacklist di siti, starebbe mettendo inoltre in pericolo la libertà dei netizen , rallentando per di più le velocità di connessione del 70 per cento.

Tutto questo pare bastare, ad Anonymous, per lanciare un attacco poco amichevole nei confronti delle autorità: “L’informazione è libera, Kevin – si legge sul sito – e noi non siamo tuoi amici. Noi non dimentichiamo e non perdoniamo. Aspettaci”. Due le fasi del contrattacco da parte del collettivo descritto da Scientology come un “gruppo di cyberterroristi colpevoli di fomentare odio antireligioso”, a formare una vera e propria operazione di sabotaggio informatico a nome Operation Didgeridie .

Gli anonimi cittadini della rete hanno innanzitutto chiesto l’abolizione di quello che è stato definito un “piano di censura”, con la conseguente rimozione di tutti i contenuti della blacklist governativa. Per prevenire ripensamenti futuri da parte delle autorità, il gruppo ha inoltre chiesto le dimissioni di Stephen Conroy , uomo reputato inadatto al ruolo ricoperto, per il quale sarebbe necessaria una profonda conoscenza della rete.

La fase più agguerrita dell’Operation Didgeridie è partita con una serie di attacchi di tipo DoS verso siti governativi come quello del Department of Broadband, Communications & Digital Economy (DBCDE) e della Australian Communications and Media Authority (ACMA). Senza prendere posizioni a favore, Inquisitr ha tenuto una breve diretta dell’offensiva di Anoymous, annunciando il primo punto fatto segnare dal gruppo con il collasso della pagina personale di Kevin Rudd. Colpo che, tuttavia, ha lasciato presto Anoymous con l’amaro in bocca: i raid hanno fallito, le pagine web delle autorità sono tornate online.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
10 set 2009
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