Per il Dipartimento di Giustizia statunitense l’accordo milionario tra Google e gli editori non proteggerebbe appieno i detentori dei diritti. Il tribunale di New York che sta seguendo il caso dovrebbe quindi rigettarlo nonostante entrambe le parti in causa abbiano dato il loro assenso.
Secondo James Grimmelman, professore dell’ Institute for Information Law and Policy di New York, tra BigG, Authors Guild e Association of American Publisher sarebbero in corso ulteriori trattative dai risvolti poco chiari : l’ azione del Dipartimento sarebbe pertanto ampiamente giustificabile.
Nella sua forma attuale, spiegano le autorità statunitensi, l’accordo garantirebbe a Google di gestire le opere orfane senza peraltro offrire una protezione efficace agli autori stranieri. Dall’altra parte gli editori avrebbero la possibilità di affossare la competizione sul mercato, tagliando fuori altri distributori che operano sullo stesso canale.
Nella risposta di Mountain View, controfirmata dagli editori, si legge che le problematiche sollevate dal Dipartimento di Giustizia saranno oggetto di ulteriore analisi al fine di risolverle e proseguire l’iter giudiziario culminato con l’accordo costato a BigG 125 milioni di dollari.
Dopo la sua esplosione negli Stati Uniti, la querelle tra Google e detentori dei diritti è andata in scena anche dall’altra parte dell’Atlantico. L’Unione Europea aveva espresso dei dubbi circa l’autenticità delle intenzioni della grande G, mentre in Italia e Germania Google Books è finito sotto la lente dei rispettivi organismi antitrust.
Il gruppo di pressione europeo ICOMP ha ora definito “inaccettabili” le condizioni dell’accordo, caldeggiando un intervento deciso da parte della Commissione Europea e aggiungendosi quindi alla schiera di oppositori del patto, sul quale nei prossimi giorni il tribunale statunitense esprimerà il suo parere.
Giorgio Pontico