L’idea non salta fuori dal nulla: da molto tempo esistono alternative e progetti che puntano a fornire software in punta di chiavetta USB , basti pensare al clamoroso fork del progetto Sugar (quella che un tempo era l’interfaccia esclusiva di OLPC) che ora viaggia appunto su stick di memoria, senza dimenticare Knoppix , Linux Mint e la stessa Ubuntu che da tempo offrono installer specifici per le pennette USB. Hymera , da parte sua, è invece un progetto italiano pensato espressamente per girare su una chiavetta: è ottimizzato per questo (ma può anche essere scaricata la distro open che si installa da un normale DVD), e punta tutto sulla semplicità d’uso.
Hymera è un esempio di prodotto open source con un suo business model : accanto a Hymera Open , che è la distro gratuita e scaricabile, c’è Hymera Desktop che è a pagamento e comprende l’assistenza dedicata, c’è Hymera Server per gli ambienti enterprise e c’è Hymera Evolution. Quest’ultima è la versione su pennina USB da 8GB, che non è una distro Live nel senso che si può installare software e salvare documenti , ed è stata messa alla prova in redazione per comprenderne i limiti e le capacità.
Il primo impatto è buono: moltissime schede madri recenti sono già predisposte per selezionare il disco di avvio durante il boot, e in questo caso la prima partenza di Hymera è priva di difficoltà. Si seleziona da un menù l’unità, si attende qualche secondo (pochi secondi, si avvia in fretta) e in quattro e quattr’otto ci si ritrova davanti a una schermata di login. Se il computer non è pronto ad avviarsi da USB, la guida fornita con la chiavetta (un manualone da 200 pagine) spiega come fare a convincere il proprio hardware a dare una possibilità a una distribuzione Linux su uno stick flash: l’intera procedura, che richiede una visita al BIOS, non costa più di 30 secondi per essere portata a termine.
Una volta completato il boot e il login, Hymera si presenta con un tema personalizzato per un desktop Gnome “classico”: ci sono tutte le icone e le funzioni che ci si potrebbe aspettare, ivi compresi i vari screenlet tipici delle più recenti evoluzioni dell’environment (Microsoft li chiama widget ). Nel complesso, l’interfaccia Standard (si chiama proprio così) di Hymera assomiglia moltissimo a Windows Vista: la scelta è probabilmente ragionata e voluta, per offrire a chi effettui lo switch un ambiente familiare nel quale raccapezzarsi facilmente.
Volendo si può optare per una interfaccia “Avanzata”: niente di trascendentale, semplicemente parte Cairo e ci si ritrova in un ambiente che in luogo di Windows assomiglia a Mac OS X. Anche in questo caso la scelta non è casuale, e anche in questo caso tutto funziona piuttosto bene. Il lavoro svolto per realizzare un ambiente di lavoro grafico con tutte le accelerazioni hardware abilitate funziona, anche sul PC relativamente vecchio utilizzato per la prova: un Pentium 4 con 1GB di RAM e una GeForce 7300, che tuttavia non ha mostrato particolari difficoltà o rallentamenti durante le prove (Linux offre certe garanzie in questo senso).
A bordo di Hymera c’è l’indispensabile, che poi è più o meno tutto: c’è OpenOffice (aggiornato alla versione 3.0.1), c’è Adobe Reader, ci sono Firefox e Thunderbird sotto mentite spoglie (si tratta di due versioni adattate per ottimizzare il codice rispetto al corredo software, e per portare in bella vista i marchi di Hymera), c’è Pidgin per le chiacchierate via chat e Skype per quelle a voce. Qualche giochino, una spruzzata di utility e tutto sembra al suo posto: c’è The Gimp per la grafica, ci sono player multimediali di ogni tipo. Manca, ad esempio, VLC: un must su ogni piattaforma per i video. Ma è proprio l’occasione per testare una delle funzionalità più decantate di Hymera.
Come molte altre distribuzioni, infatti, Hymera porta in dote Synaptic , vale a dire uno dei più conosciuti gestori di pacchetti di installazione in ambiente Linux. Ci sono due modi possibili per utilizzarlo: limitarsi a lanciare un aggiornamento del sistema, che nelle fattezze e nella dinamica del funzionamento ricorda molto da vicino quello di Mac OS. Si clicca, se ci sono aggiornamenti disponibili si lascia che sia il programma a scaricarli e installarli ( dipendenze varie sono gestite in automatico ). Oppure si può optare per avviare il front end classico di Synaptic, dal quale selezionare programmi specifici (VLC per esempio), e anche in questo caso eventuali dipendenze e pacchetti aggiuntivi necessari saranno scaricati e installati in automatico.
Il sistema di Synaptic funziona bene, e non mostra particolari difficoltà – è pur sempre sviluppato e utilizzato da lungo tempo dalla community open source e GNU/Linux. La presenza di Compiz a bordo, inoltre, aggiunge tutti gli effetti grafici di transizione nell’ambiente multidesktop che fanno molto “effetto wow”, così come la presenza di software universalmente noto (come i citati The Gimp, OpenOffice, Skype), rende l’utilizzo di Hymera piuttosto immediato anche per chi non è proprio pratico di Pinguino. L’impegno degli sviluppatori si è improntato soprattutto nell’ottimizzare la distro per un utilizzatore finale “standard”: ottimizzazione nell’utilizzo della RAM e del carico sulla CPU, fornitura di quanto occorre (ad esempio Flash nei browser) per un utilizzo normale del PC, diminuzione del numero di grattacapi anche in presenza di configurazioni hardware esotiche .
Hymera, in ogni caso, resta una distribuzione Linux a tutti gli effetti: c’è il Terminale, si può decidere di non lanciare l’ambiente grafico e lavorare unicamente su linea di comando, i vari ambienti di sviluppo (Eclipse in testa) si scaricano e installano senza particolari difficoltà direttamente dall’interfaccia integrata di Synaptic. È stata anche avviata una collaborazione con l’Università di Salerno , e in particolare con il Dipartimento di Informatica ed Applicazioni ( DIA ), presso la quale la società che sviluppa il software ha messo a disposizione un certo numero di chiavette USB con sopra il software da far girare sui computer nei laboratori.
Gli studenti possono così avere a disposizione su ogni postazione, quale che sia, il proprio desktop con i propri strumenti e i propri file (sulla pennina c’è circa 1GB di spazio per archiviare documenti), ma lo stesso principio vale per qualunque professionista o appassionato che desideri o necessiti un ambiente operativo completo da portare sempre con sé. Ci possono essere motivazioni etiche, di sicurezza o di semplice gusto personale dietro questa scelta, che con Hymera possono venire soddisfatte da un ambiente già pronto per l’uso e standardizzato, e che con altre distro e altre soluzioni possono essere più o meno personalizzati e semplici da usare.
Da parte sua, Hymera gioca un paio di carte che possono metterla in cima alle preferenze degli utenti: integra a bordo lrmod (sotto la voce “Gestione Driver”), un front end grafico GTK+ che consente di caricare in modo semplificato i moduli del kernel presenti . In questo modo si possono migliorare alcune procedure di riconoscimento di hardware specifico (anche se nella maggior parte delle configurazioni standard non ce ne dovrebbe essere necessità, gran parte del lavoro di sviluppo si è concentrato proprio sul plug’n’play ), una scelta che sicuramente rende l’ambiente più confortevole per chi è alle prime armi con Linux e non si trova a suo agio con il Terminale. Inoltre, la somiglianza con l’ambiente Windows (amplificata da scelte omologhe per i nomi delle applicazioni di sistema) rende più semplice il passaggio all’alternativa open source.
Qualche difetto Hymera, però, ancora ce l’ha. Appare poco comprensibile, ad esempio, la scelta di usare le icone di Mac OS X per molti programmi (Pidgin, ad esempio, finisce dietro quella di iChat), e la gestione delle connessioni di rete può risultare poco intuitiva visto che l’interfaccia scelta differisce molto sia da quella Microsoft che da quella Apple (e non gode dello stesso grado di facilità di utilizzo di altri tool). Più interessante, invece, l’integrazione di uno strumento chiamato iMobility , che consente di utilizzare le ormai molto diffuse chiavette HSPA per collegarsi a Internet con una interfaccia gradevole e intuitiva.
Il progetto è giovane, ha una community alle spalle che non è ancora amplissima anche se appare abbastanza vitale, e l’azienda che nutre lo sviluppo sembra crederci. A breve Hymera Evolution, ovvero la chiavetta con sopra Linux, finirà anche in vendita : a quel punto, se il prezzo sarà invitante, qualcuno potrebbe optare per fare un tentativo e dare una chance al Pinguino. Da cosa nasce cosa, e forse questa potrebbe essere una strada per dare al sistema operativo open source per eccellenza qualche occasione in più per affermarsi sui desktop oltre che sui server: semplicità di configurazione e d’uso sono da sempre i due principali ostacoli che ne frenano la diffusione.
L’ultima versione di Hymera Open, la variante gratuita della distribuzione, è liberamente scaricabile in italiano e inglese dalla pagina ufficiale per il download.