Il Viagra fa bene allo spam

Il Viagra fa bene allo spam

Un affare che frutta parecchie migliaia di dollari al giorno. Quanto basta, comunque, per renderlo una sirena seducente. E per convincere a portare avanti il business
Un affare che frutta parecchie migliaia di dollari al giorno. Quanto basta, comunque, per renderlo una sirena seducente. E per convincere a portare avanti il business

A quanto corrisponde il guadagno giornaliero minimo di una singola campagna di spam avente come oggetto le pillole per la “virilità” e altri prodotti similari? Almeno 4.000 dollari , sostiene Dmitry Samosseiko nel suo The Partnerka, what is it, and why should you care , rapporto in cui il ricercatore di Sophos da conto di un’indagine condotta in un network spammatorio e i suoi affiliati russi, noti appunto come “partnerka”.

Il programma di affiliazione preso in esame da Samosseiko è Glavmed , network che si spaccia per essere aperto a tutti e rigorosamente contrario alle pratiche di spam ma che, in ultima istanza, si serve estensivamente dei servizi spammatori della società gemella “SpamIt” dietro cui i ricercatori sospettano si nascondano gli stessi criminali autori dello “Storm Worm”, della botnet Waledec e conseguentemente del tanto chiacchierato worm Conficker .

Glavmed tira acqua al mulino delle web-farmacie canadesi specializzate nella vendita delle pilloline colorate citate, e Samosseiko sarebbe riuscito a penetrare in un sistema backend in PHP (pare a causa dell’incuria della cyber-gang) raccogliendo prove, log e cifre di quello che si configura come un business dal profitto garantito.

Secondo i dati visionati dall’analista, per ogni campagna di spam vengono registrati 20 acquisti giornalieri, per un valore medio di 200 dollari ciascuno e 4mila dollari in totale. A Glavmed va il 40 per cento, quindi 1.600 dollari sui 4mila di cui sopra, numeri che vanno infine moltiplicati per le tante farmacie del genere esistenti online (tutte rigorosamente al confine dell’illegalità) che usufruiscono di servizi come Glavmed, e relativi volumi di spam ossessivo-compulsivo per raggiungere le mailbox dei potenziali clienti.

Viste le cifre in gioco non è difficile prevedere la duratura persistenza del fenomeno spam nei mesi e anni a venire, con i numeri già insostenibili di adesso destinati a crescere ulteriormente e a “conquistare” i network di interi stati come succede negli States: dove l’Idaho produce il 93,8 per cento dei messaggi spazzatura sul totale delle sue comunicazioni telematiche.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
28 set 2009
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