Nella notte della scienza brillano i ricercatori

Nella notte della scienza brillano i ricercatori

Vento Solare, acceleratori di particelle: si scontrano con i problemi cronici della ricerca italiana. Una visita al distretto di Frascati, uno dei principali poli scientifici italiani
Vento Solare, acceleratori di particelle: si scontrano con i problemi cronici della ricerca italiana. Una visita al distretto di Frascati, uno dei principali poli scientifici italiani

Dal 19 al 26 settembre si è svolta a Frascati e dintorni la settimana dedicata alla scienza. Sponsorizzata dall’Unione Europea, con il programma Scientist Around Youth , l’evento clou è stato la visita guidata ai laboratori dei Centri di Ricerca ASI-ASDC, INFN-LNF, ESA-ESRIN, ENEA, INAF, IFSI, IASF, CNR-ARTOV, OAR e del museo Geofisico di Rocca di Papa, che per una sera sono rimasti aperti per i visitatori.

Dalla mattina – dedicata alle scuole – alla sera, i ricercatori hanno condotto nei loro laboratori i profani della scienza e si sono impegnati a rendere comprensibili i loro esperimenti, quella ricerca e quello sforzo che giornallmente mettono per andare avanti nonostante le difficoltà e la scarzità di mezzi: il totale dei fondi destinati alla ricerca è di 12 miliardi di euro (pochi rispetto ai 312 miliardi di dollari degli Stati Uniti) e l’Italia è ferma all’1,1 per cento del PIL, ben distante dalla quota del 3 per cento prevista dall’ UE con l’agenda di Lisbona.

Solo per fare qualche esempio, anche se quest’anno l’acceleratore di particelle era in funzione quindi non aperto al pubblico, all’INFN era possibile ammirare il progetto KLOE , che si lega agli esperimenti sull’antiparticella. Mentre durante la visita all’ Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario (IFSI) (Ente dell’INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica) era possibile scoprire l’influenza del Vento Solare e l’importanza della sua conoscenza per la società tecnologica.

A raccontare del Vento e dei progetti condotti dall’IFSI in collaborazione con ESA e NASA è il dottor Roberto Bruno, che ha parlato delle scoperte effettuate dalle 4 sonde magnetosferiche del programma ESA-Cluster e della ricerca portata avanti nell’ambito della partecipazione dell’IFSI al programma ESA-Solar Orbiter.

Il Vento Solare è costituito da particelle (tutte cariche elettricamente avendo perso elettroni) che, quando arrivano a contatto con il campo magnetico terrestre, non potendo attraversarlo sono costrette a comprimerlo ed a fluirvi attorno come farebbe l’acqua di un fiume se incontrasse il pilone di un ponte. I risultati di questa compressione magnetica sono visivamente fenomeni come le aurore boreali e praticamente numerose interferenze e disturbi a carico di tutti i sistemi di trasmissione ad onde radio oggi utilizzati. Esiste anche un servizio online di meteorologia spaziale offerto dalla NASA, che fornisce notizie in tempo reale sulla velocità e densità del vento intorno all’orbita terrestre e che fa previsioni su fenomeni come le aurore boreali.

I ricercatori dell’IFSI attualmente contribuiscono alla realizzazione di un insieme di sensori per lo studio del plasma del Vento Solare e destinati ad essere montati sulla sonda europea Solar Orbiter che partirà nel 2017, la prima ad arrivare ad un quinto della distanza Terra-Sole. Lo scopo sarà quello di misurare parametri come velocità, temperatura e densità del Vento al fine di comprenderne l’origine e i meccanismi fisici alla base del suo riscaldamento e della sua accelerazione.

Negli stessi laboratori, il dottor Valerio Iafolla sta cercando di misurare in maniera più precisa la costante gravitazionale universale G costruendo uno strumento denominato Gravimetro destinato alla sonda europea Bepi Colombo , che sarà lanciata verso Mercurio nel 2014.

La ricerca viene portata avanti fra mille difficoltà che vanno dal ritardo col quale vengono elargiti i fondi per i progetti fino alla cronica mancanza di un vero e proprio turn-over del personale che assicuri stabilità e continuità ai progetti stessi: c’è almeno il costante impegno dei ricercatori, pronti anche in questa notte di visite, a fare un po’ di più di quanto ci si potrebbe aspettare. D’altronde, la notte è più buia proprio prima dell’alba.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
5 ott 2009
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