Si narra che il Newton restò a lungo nei laboratori di Cupertino a causa delle sue dimensioni. L’allora CEO John Sculley diceva che sarebbe stato pronto per l’uscita solo quando sarebbe stato sufficientemente piccolo da stare comodamente nella tasca della sua giacca: per ovviare al problema, chi partecipava al progetto e premeva per il suo lancio fece in modo di allargare le tasche di Sculley, e fu così che nel 1993 il Newton si presentò sul mercato come il primo vero palmare, con tanto di riconoscimento automatico della scrittura (a dire il vero un po’ poco precisa nella sua prima incarnazione).
Sculley fu costretto a dimettersi poco dopo, ma del Newton furono rilasciati molti altri modelli, anche in una versione eMate , con tastiera, che potrebbe essere considerata l’antenato degli attuali sub-notebook.
Al suo rientro in Apple, Jobs notò subito che non entrava nelle tasche della sua giacca, quindi decise di interromperne la produzione (correva l’anno 1998). Battute a parte, se è vero che il Newton, per vari motivi, fu una delle prime vittime del rientro di Jobs in Apple (insieme ai cloni), è altrettanto vero che gli utenti Mac hanno sempre sperato in un suo ritorno, in veste palmare o anche come tablet (visto che dimensioni del Newton, soprattutto nelle prima versioni, erano abbastanza “generose”).
Nel corso degli anni, le voci in merito allo sviluppo di dispositivi di questo tipo nei laboratori di Cupertino, si sono susseguite in continuazione con tanto di pronte smentite da parte di Apple. Così come venivano prontamente smentite le voci su Mac OS X in versione Intel, e quelle di un telefono cellulare col marchio della Mela. Se però oggi ci troviamo di fronte ad una nuova release di Mac OS X ( Snow Leopard ) che funziona solo su Mac con processori Intel, un iPod Touch che a tutti gli effetti si può considerare un palmare (sebbene in una concezione molto distante da quella del Newton), e un iPhone giunto ormai alla sua terza generazione, forse dovremmo imparare che quando girano voci insistenti sui prodotti Apple, sotto sotto c’è sempre qualcosa di vero: anche se da Cupertino arrivano smentite.
Conoscendo il carattere di Jobs, era lecito aspettarsi che il suo rientro in Apple avrebbe significato un cambio di rotta su ogni fronte: dopotutto Sculley gli aveva fatto le scarpe, e i suoi successori (Spindler e Amelio) avevano condotto Apple (la creatura di Jobs) sull’orlo del fallimento. Anche andando al di là di questioni personali o di gestione aziendale, il Newton non rappresentava quello che Jobs si aspettava da questo genere di oggetti: dopo averne cessato la produzione e smantellata la divisione, non appena Apple tornò in salute si inizio ad affrontare il tema sotto un nuovo punto di vista.
Le ultime voci parlano di progetti iniziati già nel 2002-2003, con progetti iniziali di tablet da 7″ scartati per vari motivi: prestazioni insufficienti (soprattutto dal punto di vista grafico), tecnologie touch/multitouch non ancora mature, durata della batteria insufficiente ecc. Probabilmente resterà a memoria futura una frase abbastanza “diretta” con la quale Jobs scartò uno dei primi prototipi, dicendo che quel dispositivo era valido solo per navigare in internet mentre si stava alla toilette (frase sulla quale non c’è alcuna garanzia di autenticità, visto che non è stata rivelata da Jobs).
È lecito immaginare che anche l’iPhone e iPod Touch siano derivati da questi progetti iniziali, e immessi sul mercato come primo “esperimento” atto a valutare l’impatto sul pubblico di un prodotto che, in virtù delle sue dimensioni ridotte, per certi versi consentiva di aggirare in parte i problemi di prestazioni e autonomia. In quest’ottica diventa evidente che l’iPad (nome che sembra essere il miglior candidato per il tablet di Cupertino) utilizzerà un sistema operativo che è parente stretto di iPhone OS, il che deluderà chi avrebbe preferito un tablet con Mac OS X.
Sempre in quest’ottica, anche l’App Store assume un ulteriore ruolo: era necessario verificare sia l’interesse degli sviluppatori a realizzare software per una nuova piattaforma, sia quello degli utenti ad acquistare questo software (resto sempre dell’idea che l’App Store fosse un idea progettata già da subito, anche se messa in atto con un anno di ritardo). Visto che l’esperimento su pubblico e sviluppatori ha avuto esito positivo, e che sono disponibili nuove architetture hardware molto potenti per i dispositivi portatili (tecnologie multicore basate su ARM Cortex-A9 ), è quasi giunto il momento per Apple di togliere i veli al suo tablet.
Resta da capire “quanto” questo tablet sarà simile a iPhone per quel che riguarda il sistema operativo: alcune caratteristiche di iPhone OS attuale non mi sembrano adatte all’utilizzo su un dispositivo tablet con uno schermo da 10″. Anche restando nell’ambito delle cose più banali, su una pagina dell’iPad troverebbero posto 100-150 icone di quelle attualmente utilizzate nell’iPhone OS: una quantità assolutamente ingestibile, anche perché il riposizionamento è libero fino ad un certo punto.
Si aprono quindi due possibili scenari: o iPhone OS verrà debitamente modificato, o l’iPad utilizzerà un sistema ad-hoc, basato sullo stesso kernel, con gli stessi concetti di usabilità dell’interfaccia, ma con qualche potenzialità aggiuntiva. In entrambi i casi, fatte salve eventuali possibilità di far girare anche gli attuali software per iPhone OS, occorrerà un nuovo SDK e un certo lasso di tempo necessario agli sviluppatori per realizzare applicazioni adatte al nuovo hardware.
Se è vero che la vendita è prevista per il primo trimestre del 2010 (quindi, al più tardi, tra fine marzo e inizio aprile), e supponendo che Apple non voglia rovinarsi le vendite natalizie, la presentazione dovrebbe avvenire nei primi giorni del 2010. Riuscirà Apple a stupirci nuovamente portando qualcosa di nuovo in un settore che finora non ha riscosso un grande successo di pubblico?
Quello che è certo è che si tratta di un progetto al quale Apple ha dedicato molte risorse, perfezionandolo in sei anni di sviluppo e sfruttando l’esperienza maturata negli ultimi due con iPhone. A fine agosto il Wall Street Journal gli ha dedicato un articolo dove si spiega che la strategia di marketing è seguita dallo stesso Steve Jobs: il quale, rispondendo ad una email che probabilmente faceva allusioni dirette alle presunte funzionalità di questo tablet, ha affermato: “much of your information is incorrect” (“molte delle informazioni in vostro possesso sono errate”), lasciando intendere che probabilmente ci troveremo di fronte qualcosa di inatteso.
Domenico Galimberti
blog puce72
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