Dopo essersi liberato dai vincoli che lo legavano al governo degli Stati Uniti, ICANN sta portando a termine un ulteriore passo, giudicato da molti come il più significativo della storia di Internet: dal 16 novembre si potranno richiedere i primi Internationalised Domain Names (IDNs), ovvero nomi a dominio con alfabeti differenti da quello latino .
Questo cambio di rotta era stato approvato a fine 2008: la Rete si estende ormai in quasi tutto il globo e una buona metà dei suoi 1,6 miliardi di utenti sono parlanti nativi di lingue che non utilizzano caratteri occidentali. Basti pensare alla Cina, da anni il più grande serbatoio di user, e ai paesi dell’area mediorientale. Secondo le stime nei prossimi anni il numero di utenti non occidentali dovrebbe raddoppiare , il che rende questo cambiamente necessario sopratutto in chiave futura.
Dalla board di ICANN parlano in effetti di svolta epocale: la Rete era stata sviluppata inizialmente ad uso e consumo delle forze armate USA, ma con la consegna al pubblico a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 era stato avviato processo di evoluzione di cui lo sdoganamento di segni grafici non convenzionali appare essere un step fisiologico.
Il CEO dell’organo regolatore della Rete, Rod Beckstrom, non nasconde la propria soddisfazione, annunciando che entro la metà del 2010 faranno il loro ingresso i primi IDNs, riconoscibili da macchine di qualsiasi nazionalità grazie ad un sistema di traduzione in fase di test già da due anni.
Nazioni come Cina e Thailandia avevano già preso delle misure per adattare la grafia della propria lingua all’inglese , ormai ex lingua franca di Internet. L’India presenta un panorama molto simile ad altre grandi realtà asiatiche: Jasjit Sawhney, direttore dell’ISP indiano Net4India, ha accolto la notizia positivamente, ricordando però che c’è ancora qualche piccolo passo da fare: “Attualmente in India si può scrivere un indirizzo utilizzando l’idioma locale – ha spiegato Sawhney – ma non si può fare la stessa operazione per quanto riguarda, ad esempio, il .com “.
Nonostante queste preoccupazioni Peter Dengate Thrush, presidente della board di ICANN e supervisore del progetto, si dice fiducioso sulla buona riuscita dello stesso e benedice il suo traduttore: “Siamo pronti a partire – ha dichiarato – abbiamo fiducia nel lavoro che abbiamo svolto, funzionerà”.
Internet parlerà quindi qualche lingua in più, anche se l’inglese, per ora, dovrebbe continuare a costituirne la base: i vari linguaggi Web sono ancora di marca anglosassone , e almeno fin a quando non compariranno omologhi cinesi o arabi la lingua di Sua Maestà manterrà un ruolo esclusivo.
Giorgio Pontico