Rispetto dei diritti fondamentali della persona, tutela della privacy, garanzia ad essere giudicati in maniera ponderata e imparziale, sanzioni proporzionate per punire coloro che vengano colti a violare il diritto d’autore con la mediazione della Rete. Consiglio e Parlamento Europeo sembrano aver trovato un accordo: il frammento del Pacchetto Telecom su cui si è arenata la procedura di negoziazione negli scorsi mesi parrebbe aver assunto ora una forma definitiva.
Quello che dovrebbe essere il testo di compromesso definitivo di quel che è comunemente noto come emendamento 138 è scaturito da un tira e molla europeo che si trascina de mesi. Strappi che si sono consumati mentre la Francia ha adottato la dottrina Sarkozy , mentre l’industria dei contenuti non allenta le pressioni sulle istituzioni, mentre il Regno Unito accarezza con sempre maggiore fervore l’idea di disconettere i cittadini della Rete che abusino della propria connettività a scapito dei detentori dei diritti, mentre su scala globale emergono sempre più dettagli di ACTA , il trattato anticontraffazione che potrebbe legittimare un nuovo corso della tutela della proprietà intellettuale in Rete. Non si tratta dell’emendamento 138 originario , quello che avrebbe dovuto sancire con decisione l’inapplicabilità del regime delle disconnessioni in quanto inefficace e non proporzionato, né si tratta dell’ ultima versione del testo che sembrava non offrire al cittadino alcuna garanzia dalle rivendicazioni dell’industria dei contenuti.
Con la negoziazione notturna fra Consiglio e Parlamento Europeo è stato plasmato un testo che sembra voler garantire i diritti del cittadino nel quadro dell’enforcement della tutela del diritto d’autore. Si spiega infatti che “le misure adottate dagli stati membri relative all’accesso e all’uso di servizi e di applicazioni attraverso le reti di comunicazioni elettronica da parte degli utenti finali dovranno rispettare i diritti e le libertà fondamentali dell’individuo”. Misure, si spiega, che devono risultare “appropriate” e “proporzionate”. Nessun riferimento alle modalità con cui si soppeseranno questi equilibri e queste proporzioni: le sanzioni che si sono dimostrate proporzionate per le autorità francesi non apparivano tali alle istituzioni europee in certe fasi di negoziazione dello stesso Pacchetto Telecom.
Al netizen, si chiarisce in maniera esplicita nel testo, sono assicurati il principio della presunzione di innocenza e la privacy . Ma la nettezza con cui queste garanzie venivano assicurate dall’emendamento 138 nella sua prima formulazione sembra essersi sfocata: nel nuovo testo di compromesso si fa riferimento al fatto che il cittadino della Rete possa essere sanzionato solo in seguito ad una procedura equa e imparziale , mentre si perde il riferimento, contenuto nell’originario emendamento 138, alla “decisione dell’autorità giudiziaria”. Un elemento che avrebbe garantito al cittadino additato come pirata dai detentori dei diritti la possibilità di difendersi nel quadro di un ordinario processo, di fronte ad un magistrato imparziale e non ad un’autorità che potrebbe essere portatrice di interessi di parte.
Il testo, fresco di approvazione e in attesa del voto che si svolgerà nel corso delle prossime settimane, deve ancora essere sezionato per immaginare il panorama che potrebbe configurarsi qualora venisse approvato nell’attuale versione. Si sono affollate reazioni tiepide, più o meno ottimiste. I consumatori di BEUC ritengono che, nonostante la formulazione poco incisiva del testo, “tutte le parti abbiano riconosciuto che sia necessario garantire i diritti fondamentali degli utenti nel mondo digitale”. Concordano da La Quadrature du Net , che da tempo si adopera a favore dei diritti nella società civile connessa: “questo testo – ha chiosato il cofondatore del gruppo Jérémie Zimmermann – fornisce le armi legali per continuare a combattere le restrizioni dell’accesso a Internet”. Monica Horten, attenta osservatrice del dipanarsi del dibattito sul Pacchetto Telecom, sembra meno convinta del fatto che la nuova versione del testo sappia offrire delle solide tutele: altri tasselli dell’intrico di disposizioni contenute nel Pacchetto Telecom, ricorda Horten, aprono esplicitamente la strada all’ interventismo degli intermediari a favore della tutela del diritto d’autore.
Ciò che sarà fissato nel Pacchetto Telecom, per entrare in vigore nei primi mesi del 2010 e rimbalzare poi nel quadro normativo dei paesi dell’Unione, anche nelle previsioni più ottimistiche potrebbe non scongiurare l’abbattersi di ghigliottine sulla connessione dei cittadini della Rete che vengano colti a violare il diritto d’autore online. Quanto si stabilisce nella nuova formulazione dell’emendamento 138 si riverbera solo sulle istituzioni degli stati membri. L’industria dei contenuti, sembra trasparire anche dal dibattito italiano in materia, potrebbe scegliere di battere la strada dell’ autoregolamentazione , perseguita a mezzo accordi privati. A decidere della libertà dei cittadini di esprimersi e di informarsi a mezzo della Rete potrebbe essere il tumultuoso confronto tra provider e detentori dei diritti.
Gaia Bottà