L’emendamento Malan alla regolamentazione sull’utilizzo degli elenchi telefonici per fini commerciali è stato approvato dalla maggioranza del Senato. La palla passa adesso alla Camera ma sul Web non mancano le reazioni sia dei consumatori, contrari al provvedimento, che di esponenti del fronte favorevole.
Ai cittadini italiani verrebbe dunque concesso di richiedere la cancellazione dalle liste del telemarketing, adottando la pratica dell’opt-out periodico: se dovesse essere approvata in via definitiva, questa norma costringerà gli utenti a dover rinnovare ogni due anni il proprio dissenso a essere disturbati telefonicamente.
Per sottrarsi alle telefonate promozionali sarà necessario chiedere l’iscrizione in un registro in allestimento presso il Garante Privacy, i cui stessi rappresentanti non sembrano convinti dell’efficacia di questo provvedimento: “I cittadini verranno disturbati da una quantità incredibile di telefonate pubblicitarie, anche se non hanno mai dato il loro consenso alle chiamate – ha commentato Mauro Paissan dell’autorità garante per la Privacy – si tratta di un errore. Gli utenti telefonici verranno bombardati di messaggi e si vedranno costretti a iscriversi a un apposito registro per opporsi. Ma questi registri non hanno funzionato in nessun paese dove sono stati istituiti. E comunque molti cittadini, soprattutto gli anziani, troveranno molta difficoltà a manifestare il loro dissenso”.
Sempre secondo Paissan l’Italia andrebbe contro le direttive comunitarie e “Bruxelles ce la farà pagare”. Una teoria sposata dagli stessi consumatori: “Se approvato – commentano le associazioni di settore – l’emendamento Malan lederebbe il diritto dei consumatori alla privacy favorendo le chiamate indesiderate a tutte le ore e il marketing telefonico aggressivo”.
Di tutt’altro avviso sembra essere Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy, secondo il quale “chi grida allo scandalo evidentemente non conosce bene la materia”.
Alberto Mingardi, presidente dell’ Istituto Bruno Leoni , in riferimento alle ragioni opposte dai consumatori al telemarketing selvaggio, sostiene che si tratti di un problema sociale : “Se non tutte le offerte che ci raggiungono telefonicamente sono di nostro interesse – afferma Mingardi – è indubbio che ci sia in questo caso un problema di tipo diverso. Un problema di carattere culturale, dovuto ad una incomprensione profonda su quello che è il ruolo della pubblicità in una economia di mercato. La stessa esistenza della pubblicità testimonia la sua utilità nell’influenzare le scelte degli individui. Se non servisse allo scopo, non avrebbe senso continuare ad investirvi tante risorse”.
Si dovrà attendere ancora del tempo prima che legge venga ratificata e, come sottolineano alcuni, fino a quel momento i call center non smetteranno, grazie a una proroga della precedente normativa, di telefonare per sottoporre agli utenti proposte commerciali di vario genere.
Giorgio Pontico