Google mette il turbo al web

Google mette il turbo al web

Mountain View sperimenta un nuovo protocollo di comunicazione tra client e server web. Promette prestazioni raddoppiate e ottimizzazioni a tutto spiano
Mountain View sperimenta un nuovo protocollo di comunicazione tra client e server web. Promette prestazioni raddoppiate e ottimizzazioni a tutto spiano

Nel costante bisogno di velocità di Mountain View non bastano un browser e un motore JavaScript (V8) da fuoriclasse, strumenti di sviluppo ad alto indice di ottimizzazione e linguaggi di programmazione con una predilezione per le CPU multi-core. Per rincorrere il suo personale “need for speed” Google vuole che lo stesso protocollo base delle comunicazioni su rete World Wide Web lasci il posto a qualcosa di nuovo, più avanzato e naturalmente più performante che mai .

SPDY (si legge “speedy”) è appunto il risultato di un esperimento che prova ad andare oltre lo standard HTTP, che è stato il fondamento del web dai primi, goffi siti web sino alle ultime meraviglie in campo di plug-in multimediali, appliance remote e piattaforme di videogaming a costo zero .

Lavorando con le latenze nel trasferimento dei dati tra client e server, la compressione spinta degli header , le connessioni multiple e quant’altro, uno sparuto gruppo di ingegneri in forze al Googleplex dice di aver sperimentato – grazie a una versione hackata di Chrome a cui è stata aggiunta la compatibilità con il nuovo protocollo – velocità di caricamento superiori del 55% per i 25 principali siti web globali .

Per quanto, come Go, si tratti di un progetto ancora in piena fase sperimentale, SPDY è ora arrivato al punto di poter accogliere contributi dall’esterno nel pieno rispetto dello spirito collaborativo che anima molte delle iniziative di Mountain View – affaire CyanogenMOD a parte, naturalmente. Dopotutto l’obiettivo è quello di affiancare HTTP, piuttosto che pensare di sostituirlo sic et sempliciter . Almeno per il momento.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
13 nov 2009
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