Ioni di litio per dare energia a nuove protesi artificiali in grado di ridonare la mobilità a chi, come lo scienziato statunitense che le ha progettate , per differenti ragioni ha perso l’uso degli arti inferiori. Il professor Hugh Herr è direttore del Biomechatronics Group del MIT, e da anni testa su se stesso modelli sempre più avanzati di arti prostetici.
Una delle ultime versioni costruite, denominata PowerFoot, è una protesi da applicare in caso di amputazione al di sotto del ginocchio: è in grado di autoregolarsi 500 volte al secondo in base allo spostamento del peso, della conformazione del terreno e altre variabili. Il controllo avviene da parte dell’utente anche attraverso una applicazione per iPhone, oppure uno smartphone collegato via Bluetooth.
Secondo lo stesso Herr la sua creazione cybernetica sarebbe tecnicamente superiore ad un normale piede umano : “Mancandomi entrambe le gambe ho un’opportunità in più – ha spiegato a Forbes – non esistono persone disabili, ma solo tecnologie inadeguate”.
Il progetto di Herr, finanziato dal MIT, sembra adeguarsi al trend che vuole la robotica sempre più connessa con gli esseri umani: in Giappone gli ingegneri locali, complice anche l’invecchiamento demografico, sperimentano sempre più spesso tecnologie che sopperiscano a eventuali deficit fisici.
Giorgio Pontico